Pare che a qualcuno lassù non piaccia il nuovo nome che dovrebbe prendere lo Stadio Friuli. Non ci sarebbero altre maniere di giustificare l'ecatombe di sfortuna in cui è incappata l'Udinese contro il Palermo. 22 azioni d'attacco a 3, 5 tiri nello specchio a uno, 10 angoli a zero eppure le zebrette hanno perso.

La sconfitta ha evidenziato problemi che erano chiari prima di Torino e che la vittoria allo Juventus Stadium (chissà perché non lo chiamano FCA Arena...) aveva rimosso nelle coscienze dei tifosi. La fase difensiva pare ancora lontana da essere un tutt'uno. L'Udinese di Colantuono sta diventando sempre più squadra, fraseggia con semplicità, butta via pochi palloni e sa creare azioni d'attacco a ripetizione. Tutte cose che mancavano all'Udinese di Stramaccioni e dell'ultimo anno di Guidolin. Ma mancano ancora automatismi ed equilibri sulle fasce. Se a sinistra Ali Adnan e Fernandes hanno chiuso bene, questa volta è toccata alla fascia destra aprirsi come quel famoso tonno con il grissino. Così dopo dieci minuti scarsi di gioco propositivo il Palermo ha segnato il gol vittoria, si è arroccato dietro con un catenaccio di antica memoria e ha pregato che San Sorrentino parasse tutto il possibile.

La disposizione tattica del 352 necessita di movimenti sincronizzati, altrimenti diventa un accozzaglia di uomini che mirano a difendere e buttare su il pallone. L'Udinese di quest'anno invece, sia quando verticalizza che quando aggira le difese avversarie, pare preferire il gioco palla a terra, per poi arrivare al cross in area. Ma è un problema se i due laterali non fanno tutta la fascia o in alternativa se la mezzala non copre le sortite dell'esterno.

Sta di fatto però che, mentre la società vuole immolare il comune sentire la storia del Friuli sull'altare dello sponsor, il buon Colantuono sta costruendo una squadra che potrebbe di nuovo divertire il pubblico friulano. Lo stadio ha aiutato molto la squadra, il calore che si disperdeva nell'aria, ora arriva fino ai giocatori.

I supporter bianconeri forse non erano quelli delle grandi occasioni, ma si sono fatti sentire eccome, dall'inizio alla fine. E così, con un allenatore che sa insegnare calcio, con una squadra dalle buone potenzialità e con uno stadio finalmente al livello della tifoseria friulana (freddi a chi?!) ecco che anche il mercato si è mostrato per quello che vale, e cioè molto buono. Seppur considero un deficit i pochi italiani in squadra, va detto che gli acquisti di Ali Adnan, Zapata e Iturra si stanno rivelando ottimi e che il ritorno di Edenilson potrà dare molto alla rosa bianconera. Una serata sbagliata dell'esterno destro non vale certo a scordare l'ottima prestazione contro la Juventus, anche dal punto di vista tattico.

E' bello vedere un'Udinese che sa giocare anche senza Di Natale, perché in una squadra così Totò può diventare valore aggiunto. E' bello vedere un centrocampo che non butta via palla ma ci prova sempre, il gioco allargarsi o cambiare fascia in velocità. E' bello rivedere giocatori come Fernandes (ieri un po' sottotono) o Kone mostrarsi per quello che valgono.

C'è poco da dire, la sconfitta di ieri sera vale come una vittoria, in ottica futura. L'importante è che il Cola lavori tanto in queste due settimane, specialmente sulle chiusure delle fasce e sui movimenti a scalare della difesa: Rigoni si è mosso in mezzo a tre nostri giocatori che non sapevano bene cosa fare, chi doveva andare, chi doveva restare. A Guidolin gli ci vollero quattro sconfitte per risorgere; questa Udinese ha già messo in saccoccia tre punti importanti (storici!) allo Juventus Stadium (non all'FCA Arena...) e può guardare con ottimismo al futuro.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 01 settembre 2015 alle 10:30
Autore: Giacomo Treppo
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