Abbiamo assistito, al Bentegodi, ad uno scontro di serie B. Di serie cadetta c'era di sicuro il campo di gioco, che ricordava un campo carnico di patate del 1800. Di serie cadetta c'erano, purtroppo, i piedi in campo. Udinese e Chievo hanno fatto a gara a chi sbagliava di più. Non fosse stato per un impegno che non è mai mancato e per un paio di entrate che facevano compagnia a quella di De Paul su De Sciglio, si poteva ipotizzare di vedere una partita di fine anno, fra due squadra già retrocesse.

Non voglio essere duro perché penso che i bianconeri abbiano sudato la maglia, è quello è il sine qua non perché io li rispetti, ma l'Udinese vista oggi è pari se non peggio di quella “ammirata” in quel di Empoli. Tanto che mi aspettavo, nei momenti finali, di subire gol su uno svarione, e l'iracheno Ali Adnan ce l'ha messa tutta per regalare l'occasione ai veronesi “minori” (in realtà, da tanti anni a questa parte e con merito, maggiori...).

Il problema è stato uno solo: i piedi. Capisco benissimo che su azione manovrata, sotto la pioggia e sopra un campo dove si è giocato meno di quarantotto ore prima, sia facile sbagliare il passaggio; ma quello che mi ha colpito, purtroppo negativamente, è stato che il primo calcio da fermo a non essere sprecato malamente sia stato calciato al ventesimo del secondo tempo. Ha sbagliato addirittura De Paul, uno che i piedi buoni ce li ha.

La partita di oggi ha fatto vedere un'Udinese nella quale non c'è soluzione di continuità nella qualità delle prestazioni. Negativa ad Empoli, combattiva e di qualità contro il Milan, aggressiva, volenterosa ma assolutamente negligente a Verona sponda Chievo. Se la voglia dimostrata è più o meno la stessa di domenica scorsa, il risultato espresso è stato all'antitesi. Abbiamo buttato via una serie infinita di calci piazzati. Il dubbio finale era di quelli che non vorresti mai avere: ma in settimana si allenano sulle specifiche situazioni? Perché i giocatori in area tenevano bene le posizioni, erano sempre nel posto giusto, ma il pallone veniva malamente spedito in rimessa dal fondo.

E con vivo rammarico devo constatare che Jankto e Fofana hanno giocato all'unisono la loro peggiore prestazione, regalando una serie infinita di palloni agli avversari. Segno evidente che la testa ancora non c'è; forse manca l'umiltà? Quella umiltà che dovrebbero invece imparare da Felipe, Hallfredsson e specialmente Batman Widmer, autentici guerrieri. Ormai sono loro i veri leader di questa squadra. Ci metterei anche Thereau, che con una forma non invidiabile ha fatto più di quanto mi aspettassi, ma il francese è anarchico per definizione. Difficile per lui essere leader.

L'Udinese del ritorno è ancora un oggetto misterioso. C'è la squadra, si vede, ma è come carbone rovente sopito spesso sotto strati di cenere. Sta al fuochista Delneri capire quando e quanto soffiare per farci vedere nuovamente la squadra da lui plasmata fino alla partita contro l'Inter. L'artista artigiano da Aquileia ha messo la squadra bene in campo, non è certo colpa sua se i giocatori dilapidano una serie infinita di occasioni regalate da un Chievo fin troppo falloso nei pressi della propria area di rigore. Ma i cambi sono parsi tardivi e forse non proprio azzeccati.

Sta di fatto che a Gigione (permettetemi un soprannome piuttosto esplicativo) non ho nulla da rimproverare. Fa il suo lavoro al meglio, con dedizione, con bravura. Forse qualche altro giocatore doveva partire, per creare meno massa nello spogliatoio. Forse qualche giovane si monta la testa troppo facilmente e va richiamato. Quattro partite e quattro punti... all'andata erano già sei. Guai a chi abbassa l'attenzione! E' un punto prezioso quello di Verona, ottenuto contro una squadra il cui credo è farti giocare male. Ma noi, oggi si è visto, possiamo e dobbiamo dare di più.  

Sezione: Editoriale / Data: Dom 05 febbraio 2017 alle 20:29
Autore: Giacomo Treppo
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