Stefano Campoccia, vicepresidente dell’Udinese, ha parlato ai microfoni della tv ufficiale del club della creazione della Superlega, voluta in Italia da Juventus, Milan e Inter.
"L’assembra di Lega della Serie A non avrebbe di che discutere in questa fase preliminare. Siamo tutti sotto shock per la decisione improvvisa. Noi tutti pensavamo che questo pericolo fosse scongiurato dopo l’ultimo provvedimento UEFA che rivede il format dalla stagione 2024. È stato un colpo basso. Alleggiava da molto, si sapeva che c’era questo intento, però è stato chiaro solo in due momenti che volevano portare a termine questa idea: il primo momento un paio di anni fa e il secondo nei cinque mesi di negoziazioni, da ottobre a marzo, in cui abbiamo tentato di rendere possibile l’operazione dei fondi che poi si è arenata. Uno dei punti di non ritorno della trattativa è stata l’introduzione di una garanzia da parte dei fondi con riguardo a “che cosa sarebbe potuto accadere nel caso in cui la UEFA o una Federazione avessero proposto una modifica al format”. In quel caso i fondi pretendevano che qualunque Club avesse partecipato alla realizzazione di questo progetto contrario a questo organismo sportivo avrebbe dovuto risarcire il danno che i fondi avrebbero patito. Da allora è iniziato l’allontanamento di quella parte del gruppo di lavoro.
Il comportamento di Agnelli? E' stato coerente: ha dato le dimissioni da tutte le sue cariche. Agnelli ha spiegato che questo progetto non inficia la partecipazione delle tre società ai campionati nazionali e alle competizioni europee. Questo però è un atteggiamento formale nel senso che poi la partecipazione degli elementi preoccupa, ma il problema vero è: quali sono le ripercussioni sul piano organizzativo, sportivo ed economico in termini di equilibrio della competizione.
È minacciosa l’idea di una pattuglia di sei squadre inglesi però il progetto rischia veramente di essere nato morto. Le ore 00:00 rappresentano una frenesia di uscire in maniera inadeguata per lanciare un sasso nello stagno. Oggi la Juventus ha fatto +15% come titolo in Borsa e anche in questo spero in una retromarcia che però va gestita bene. La politica di altissimo livello si è fatta sentire e ha dato un segnale molto forte.
Che ci fosse un’incubazione di questo male lo si sa da quando Platini, Presidente UEFA, ha consentito una modifica dello statuto dell’UEFA che ha consentito la partecipazione dell’ECA all’interno del Consiglio dell’UEFA. L’attacco è iniziato da quando l’ECA, dall’interno dell’UEFA, ha iniziato a farsi sentire.
A livello di Udinese siamo preoccupati perché è chiaro quello che si può attendere sulla base di uno studio di qualche anno fa che aveva stimato una perdita dei ricavi dal 30 al 50%. Su questo elemento bisogna ritornare perché non si tratta solo di perdita dei ricavi, ma di locazione dei ricavi. Noi stiamo osservando un sistema imperfetto. Proviamo a comparare quello che accade in Premier League e in Italia. In Premier League il Manchester City ha un rapporto dei diritti televisivi che sono maggiori rispetto ai nostri di 1 a 2. Il tema dell’equa ripartizione consente anche una competizione diversa ed è per questo che il fenomeno del Verona di Bagnoli lo vediamo ingiallito mentre il Leicester è una forza che può intervenire con investimenti che danno un ritorno e danno la possibilità di competere e di vincere.
I tifosi italiani sono arrabbiati perché il gap tra le grandi e le piccole squadre si allarga. Il divario tra le società che parteciperanno e quelle che non lo faranno sarà insormontabile. Per quanto riguarda l’Udinese dobbiamo essere guardinghi. Il progetto sta destabilizzando la situazione. I grandi Club devono osservare i principi di competizione e meritocrazia.
In questo momento dobbiamo avere tutti i nervi saldi, capire che è una situazione di gravità estrema. Dobbiamo avere la capacità di trovare una soluzione che eviti l’addio al campionato di Inter, Milan e Juve. Sono i tesori della nostra Serie A perché hanno avuto sempre degli avversari di provincia che hanno concorso a creare loro stessi il mito. Il calcio è di tutti e non si ferma a quindici club. Oggi più di prima è un fenomeno sociale per tutti e noi dobbiamo difenderlo e proteggerlo. Se volevano tirare un sasso hanno veramente tirato un pezzo delle Dolomiti. Bisogna capire se permane la situazione. La speranza è che sia un modo per tornare a negoziare con l’UEFA il formato Champions League 2024
Come sempre cerchiamo di fare da batti pista. L’intuizione della nostra società è stata quella di innovare. Abbiamo fatto la sperimentazione Re-Start ed è finita al momento giusto sul tavolo della Federazione. A noi non sfugge la gravità della situazione però bisogna iniziare a comprendere che lo scenario è diverso. Il nostro obiettivo è arrivare alla capienza del 25% di spettatori. Il calcio è un fenomeno sociale che può dare di nuovo gioia. Dobbiamo spingere, nella speranza che le ultime partite si possano vedere allo stadio".
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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