Gli ultimi due pareggi in trasferta avevano fatto tirare un mezzo respiro di sollievo ai tifosi friulani. All’appuntamento casalingo contro il Bologna anche i più pessimisti ipotizzavano di mettere in saccoccia almeno un punticino. La reazione caratteriale della squadra si era vista nelle ultime gare e aveva dato i suoi frutti in termini di risultati. Dal punto di vista del gioco, invece, i supporters non si aspettavano granché. Contro Empoli e Milan vi era stato un rilevante calo di concentrazione e prestazione negli ultimi novanta minuti. Colantuono era finito nuovamente sulla graticola: sulla pagina Facebook ufficiale della società bianconera erano piovuti numerosi inviti alla dirigenza affinchè si prodigasse a sostituire “er catenacciario” tecnico di Anzio, reo di aver fatto arretrare troppo la squadra e di non aver costruito ancora un impianto di gioco dopo 24 giornate. Udinese-Bologna era tuttavia un match dalle mille aspettative. L’avversario non proibitivo faceva sperare di essere all’inizio di un quartetto di gare (Bologna, Genoa, Verona, Frosinone), che avrebbe potuto portare i punti necessari per archiviare definitivamente il discorso salvezza. La pioggia incessante che imperversava su Udine prima dell’inizio del match forse era un chiaro segnale premonitore su quello che sarebbe stato l’epilogo della giornata. La giornata dell’amore, di San Valentino. La promozione pensata dalla societá per gli innamorati ha portato pochi cuori ad accomodarsi in curva sud. Ciò nonostante, la presenza sugli spalti era buona, complice anche l’Auc Day. La tribuna, in vista di un rinnovamento, ospitava gli affiliati dei vari club, sfidatosi fra di loro per il numero di persone portate nel rimodernato Stadio Friuli. Sul gradino più alto del podio quest anno si è piazzato il club di Roveredo, che ha rubato lo scettro del vincitore al sodalizio della zebretta del Friuli di San Daniele. La nuova platea voluta dal patron Giampaolo Pozzo ha retto bene l’incognita della pioggia. Gli abbonati della curva nord, così come quelli dei distinti, erano regolarmente ai loro posti. Il nuovo impianto è riuscito nell’impresa di non far scendere drasticamente il numero degli spettatori nelle giornate tipicamente invernali. Alle presenze si è presto unita la commozione. La drastica fine del nostro brillante e giovane compatriota Giulio Regeni, friulano e uomo di mondo, ha unito tutto la stadio nel ricordo, facendo rivolgere lo sguardo all’insù, verso quel cielo plumbeo che gridava l’ingiustizia di una vita strappata. Alla tristezza è subentrata subito l’allegria e la gioia di passare insieme la domenica alla stadio, dai più grandi ai più piccini. Una marea di coriandoli bianchi si è levata in cielo dal settore degli Ultras, rendendo più carnevalesca l’atmosfera. La partita nel frattempo sembrava essere iniziata sui binari giusti a livello di prestazione e manovra. Le occasioni fioccavano ma il grido di esultanza restava sempre strozzato in gola.
Il Bologna non rimaneva a guardare e
faceva scorrere più di qualche brivido, soprattutto quando la palla centrava in pieno il palo, proprio sotto gli occhi e le ugole della curva. I tifosi bianconeri non hanno fatto mancare nemmeno un attimo il loro supporto, incitando incessantemente la squadra. Gli ultras sono riusciti a riscaldare gli spettatori seduti, convincendoli a seguirli e a battere le mani a tempo in diversi cori. Al trentesimo del primo tempo il sole è spuntato fra le nuvole, spazzando via anche i pensieri più cupi. Le occasioni da gol sprecate dalla banda di Colantuono facevano presagire una ripresa all’arrembaggio, che avrebbe portato alla conquista dei tre punti. I decibel provenienti dalla curva si sono amplificati durante la seconda frazione di gioco: al coro totalmente dipendente, cantato da tutta la curva, l’Udinese si trovava sotto i propri sostenitori per battere un angolo. La spinta delle ugole friulane ha coinvolto perfino un giocatore del Bologna, che in campo non è riuscito a frenare l’impulso di muovere la testa a ritmo. Il ruolo da protagonisti è però ben presto passato ai tifosi ospiti, che hanno rubato la scena all’appena subentrato re di Udine, alias Totò di Natale. Al minuto 78 l’Udinese va ko, tramortita da un Destro letale. Il boato di gioia dei bolognesi, circa un migliaio, insieme ai pochi minuti restanti, spengono l’entusiasmo del popolo friulano. A molti, presi dallo sconforto, la voce rimane strozzata in gola. Nemmeno i sei minuti di recupero bastano per riaccendere la luce ed evitare l’ennesima sconfitta fra le mura amiche. Cala il sipario e piovono i fischi. Lo stadio è spaccato fra chi fa un applauso e incita i giocatori a recarsi verso la curva e chi, deluso, scarica la propria frustrazione, guardando la classifica. Il vento gelido che sferza sul viso all’uscita del diamante riporta alla realtà. Escludendo il tifo, di fortino il nuovo stadio ha ben poco. Il Friuli è diventato terra di conquista. Colantuono ha una settimana per non naufragare nel golfo di Genova ed addentrarsi in acque ancora piú pericolose. Di sicuro è sceso nel gradimento del popolo friulano, in quanto i più non lo vorrebbero più al timone della squadra. Ritornare corsari davanti al proprio pubblico diventa quindi essenziale per non far sprofondare ancora di più la passione verso fondali da cui è difficile risalire.Altre notizie - Primo Piano
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