Genoa-Udinese è stata l'ennesima sconfitta, arrivata dopo una partita giocata male, di una stagione maledetta. L'Udinese non si riconosce più, lontani sono i tempi quando i bianconeri facevano tremare tutta la Serie A e partite come quella di ieri se le mangiavano senza paura. Invece l'Udinese di Colantuono ora trema sempre e alle prime difficoltà si sguaglia. 

Colantuono è un uomo solo contro tutti. Abbandonato dalla società, dai giocatori e soprattutto dal popolo bianconero che ha messo fine al periodo di pazienza e di tolleranza. In questa settimana che porta ad un'altra sfida salvezza in casa contro l'Hellas, il tecnico dell'Udinese, confermato ma allo stesso tempo desautorato, si gioca le sue ultime chance di salvare la panchina e soprattutto la diginità. Non potrà appellarsi ai tifosi come in altre occasioni perché, questa volta, anche loro hanno deciso di voltargli le spalle. Rabbia, indifferenza, il sentimento peggiore che una tifoseria possa esternare verso la propria squadra. La contestazione è soprattutto contro i Pozzo, anche perché serve mettere i fautori di questa situazione di fronte alle loro responsabilità. 

Sa bene Colantuono che, nella migliore delle ipotesi, allenerà la squadra bianconera solo fino al termine della stagione e questo al di là delle smentite della società. I risultati latitano e la classifica, di conseguenza, piange. Con una sola vittoria da gennaio ad oggi, in 9 partite, i bianconeri sono precipitati in piena zona rossa. 

La sua Udinese non ha vinto nè convinto, la squadra è apparsa disunita e priva di idee. Il gioco non c'è mai stato e spesso ci si è affidati al catenaccio, per chiudersi e provare a non prenderle. L'Udinese poi ha il peggior attacco della Serie A, fa una maledettissima fatica a creare occasioni e non è mai pericolosa. Quello che più preoccupa però è il fatto che la squadra sembra aver voltato le spalle all'allenatore. Colantuono in settiamana annucia sempre la grande voglia di rivalsa dei suoi e la voglia matta di vincere a tutti i costi. In campo però i suoi uomini poi sembrano degli zombi. Abulici, lenti, fermi, litigano tra loro e non si capiscano. Ieri non è la prima volta che in campo non se le mandano a dire, sintomo questo che nello spogliatoio c'è qualcosa che non va. Colantuono cosa fa? Dalla panchina urla, sbraita ma tanto nessuno lo ascolta. La società continua a gettare acqua sul fuoco ma è bastato sentire ieri le urla che provenivano dallo spogliatoio bianconero e le facce dei protagonisti nella mix zone per capire che i rapporti tra squadra e tecnico sono ai minimi termini. Non c'è più un gruppo unito, non c'è unione di intenti e i giocatori sembrano tutti giocare per sé stessi, pensando ad una nuova destinazione e non alla maglia. I senatori poi non esistono più. Nelle passate stagioni c'era una spina dorsale, con Domizzi, Pinzi, Di Natale che tenevano il polso dello spogliatoio. Quest'anno invece Colantuono ha messo da parte i vecchi senatori e a Udine non c'è più ordine, con la conseguenza che il gruppo è spaccato in vari sottogruppi.

Un atteggiamento in campo quello dell'Udinese che sembrava quello di chi ha voglia di far saltare il tecnico. A questo punto, con l'allenatore che ha perso il controllo e che non riesce più a trasmettere motivazioni e voglia ai suoi giocatori, è ora di cambiare il comando.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 22 febbraio 2016 alle 14:30
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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