Dopo tanti anni, dopo che anche il calcio nostrano è stato fagocitato dalla globalizzazione, dovrei ormai aver fatto l'abitudine. E invece no, non ce la faccio proprio, non riesco proprio a rassegnarmi a questo calcio spezzatino, tenuto al guinzaglio dalle tv e con stadi sempre più vuoti. 

La domenica pomeriggio allo stadio, appuntamento classico per tutti i romantici come me, non esiste più. Ora il calendario è sempre più spezzettato in giorni e orari diversi. Basti guardare lo schizofrenico calendario che l'Udinese ha davanti da qui alla fine dell'anno. Orari e partite nei giorni e alle ore più disparate. Il religioso tempo scandito dalla domenica calcistica, al massimo dall'anticipo del sabato sera, è ormai utopia: ora si gioca di mercoledì alle 19, contro la Lazio, di sabato pomeriggio, contro la Juve, tanto per fare due esempi. 

Chi fa il calendario, succube delle tv, se ne sbatte altamente di chi prova a programmare la propria vita privata e professionale cercando di non rinunciare a seguire dal vivo la propria squadra del cuore. Se ne frega di tutto, fuorché del denaro, perché alla fine non conta la passione ma i diritti tv venduti anche all'estero. 

Non chiediamoci poi il perché allo stadio non ci va praticamente nessuno. Ormai nel calcio moderno il tifoso da divano è di gran lunga privilegiato rispetto a quello da gradinata ma è altrettanto vero che assistere dalla televisione ad una partita giocata in uno stadio con gli spalti vuoti è qualcosa di assolutamente desolante. Anche il tifo infatti fa parte della partita, dello spettacolo, non è cosa a parte dal calcio giocato. 

Ma così hanno deciso i signori del pallone, quelli che alla fine si spartiscono la torta, lasciando ai tifosi solo qualche briciola, pagata pure a caro prezzo.  Chi una volta andava allo stadio ogni domenica pomeriggio oggi deve fare i conti con il calendario e con gli sbalzi d'umore di chi il pallone lo governa.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 05 settembre 2018 alle 11:31
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
vedi letture
Print