Numero 10 sulle spalle, fascia di capitano al braccio, Rolando Mandragora è considerato il leader della Nazionale U-21. Un ruolo centrale nel progetto azzurro, voluto fortemente dal Ct Di Biagio ma soprattutto riconosciuto dai compagni. "Rolly" è così che lo chiama il selezionatore "è per me un punto di riferimento, un perno di questa squadra". 

In campo i compagni lo cercano, è lui a dettare i ritmi, a richiamare se c'è qualcuno che vaga per la mediana, a dare le indicazioni non solo al reparto ma a tutta la squadra. Una vera e propria guida, matura ed affidabile.

Mi direte che ieri tutto sommato non ha convinto. La sua prestazione contro i pari età del Belgio in effetti non è stata eccelsa. Tanti errori, soprattutto al tiro, e mai una giocata decisiva. Certo, concordo pienamente, ma quello che voglio sottolineare è l'atteggiamento, comunque da leader in campo, comunque da giocatore in grado di sorreggere il peso di una squadra, di giocatore responsabilizzato.

Atteggiamento che ancora Rolando non ha all'Udinese. Su di lui le aspettative sono sempre state alte, d'altronde fin da bambino è stato etichettato come un predestinato. E lo sono diventate ancor di più quando in estate è arrivato in Friuli, dalla Juve, per 20 milioni di euro, cifra ad oggi effettivamente spesa aldilà di una recompera che comunque resta sempre ipotetica.

In molti ci avete scritto in queste settimane per sottolineare che Mandragora non vi ha affatto impressionato, che è un giocatore normale, nulla di che insomma. Legittimo aspettarsi di più. Ad oggi purtroppo non è riuscito ad impattare sulla squadra come lui stesso avrebbe voluto, da leader del centrocampo. E' un ottimo comprimario, quello sì, uno che comunque dà equilibrio ma questo non basta per diventare un grande giocatore, quel perno che l'Udinese e i suoi tifosi pensavano di aver acquistato in estate.

Ma Mandragora è giovane e si farà. C'è tempo, ora spetta a Velazquez farlo crescere, aiutarlo a diventare un giocatore importante anche nell'Udinese, come lo è nell'Under 21. Le qualità ci sono, non sarebbe corretto negarlo, ma vanno sgrezzate. Non è ancora pronto per prendersi sulle spalle tutti i problemi bianconeri ma presto lo sarà. Perché il carattere, oltre che i piedi, Rolly lo ha. Lavoro duro, fatica, di strada da fare c'è ne è ancora tanta ma la via intrapresa è quella giusta. 

 

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 12 ottobre 2018 alle 09:01
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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