Come ogni estate che si rispetti c'è un tormentone spagnolo che accompagna le nostre calde giornate, le canzoni di Enrique Iglesias, Luis Fonsi e Alvaro Soler sono le più gettonate e suonate dalle radio. A Udine, da soli due giorni, ovvero da quando è stato annunciato e poi presentato il nuovo allenatore dell'Udinese, lo spagnolo Julio Velazquez, c'è una frase o meglio un pensiero che ha accomunato la maggior parte dei tifosi: si va in serie B.

Vamos in serie B è il tormentone che accompagnerà i tifosi dell'Udinese fino ad inizio di campionato, quando cominceranno le prime partite che contano, quando si potranno fare i primi commenti, quando si attenderanno le prime sconfitte. Si, le sconfitte, non le vittorie, perché ormai l'umore è di quelli rassegnati.

E' una preoccupazione giustificata. Non si tratta assolutamente di quel pessimismo con il quale vengono etichettati i tifosi bianconeri, bensì la sensazione che ha suscitato affidare le sorti dell'Udinese ad uno perfetto sconosciuto con un curriculum professionistico pari allo zero.

Lasciamolo lavorare e poi giudichiamo, si dice, certo, come si è sempre fatto, anzi è proprio il caso di dire che a Udine tutti hanno avuto la possibilità di allenare con estrema tranquillità e serenità, poi però i risultati sono stati impietosi, specie quelli degli ultimi anni.

E allora perché dovrebbe essere un tale Julio Velazquez ad invertire la rotta quando non ci sono riusciti allenatori più esperti e navigati (Colantuono, De Canio, Iachini, Delneri) o dal curriculum calcistico più importante (Oddo, Tudor) ?

La scelta dell'inesperto spagnolo ha spiazzato tutti, andando ancora una volta contro le aspettative dei tifosi, anche se è risaputo che il vero problema è nei giocatori, infatti se non verrà fatta una campagna acquisti mirata a migliorare l'organico della squadra, il tormentone vamos in serie B ce lo porteremo fino alla prossima estate, come i più grandi successi.

E allora che dire? Buona fortuna Velazquez, anzi, suerte!

 

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 10 giugno 2018 alle 10:50
Autore: Paolo Minotti
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