È successo tutto troppo in fretta. Prima la vittoria convincente con il Torino, poi la disfatta di Bergamo, l'umiliazione in casa con la Roma, ed infine l'esonero di ieri nella tarda mattinata. A fare le spese di questi 15 giorni drammatici è stato - come il più delle volte accade - l'allenatore. 

Sebbene sia accaduto tutto così velocemente, è opportuno fermarsi un attimo, rallentare la narrazione frenetica sul prossimo allenatore e compiere un atto dovuto: ringraziare Igor Tudor. Perché le ultime due partite, per quanto indegne, non cancellano ciò che il croato ha fatto per l'Udinese.
Ha condotto i friulani a due salvezze, sedendosi sulla panchina bianconera quando tutti si sarebbero fatti da parte. La prima volta nell'aprile 2018 dopo undici sconfitte consecutive e la seconda nel marzo dell'anno successivo. Un professionista vero, un comportamento esemplare, tipico di chi 
fa del lavoro e del sacrificio il suo credo.

A questo va aggiunto un altro merito: il coraggio, quello di dire le cose come stavano, senza illudere, senza nascondere la polvere sotto al tappeto nei momenti di difficoltà, il coraggio anche di ribaltare quel racconto fantasioso per il quale va sempre tutto bene. Opinioni secche, forse troppo per alcuni, ma che certo rispondono al vero.

I tifosi bianconeri per questo ringraziano, per averci messo sempre la faccia, per non essersi mai tirato indietro ma anzi essersi preso le responsabilità del fallimento di un progetto di cui è colpevole meno di altri, come detto anche ieri dal direttore Pierpaolo Marino.

Il croato non è esente dalle nostre critiche, le scelte tecniche che hanno portato al crollo recente portano anche la sua firma indelebile nella storia bianconera. E le ultime prestazioni portano a credere che la squadra stessa abbia disconosciuto a Tudor il ruolo di condottiero e leader.

Eppure, in fondo, quella franchezza schietta mancherà un po' a tutti, in bocca al lupo mister Tudor.

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 02 novembre 2019 alle 14:00
Autore: Gianluca Marianini
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