(immagine - courtesy of A.P.U. GSA)

Veramente volete che mi metta a cercare ragioni, snocciolare cifre, evidenziare cause per le quali una squadra forte come la GSA prenda 13-32 negli ultimi 14’ di gioco, gettando nel cesso (scusate la pessima parola, ‘gettando’) una vittoria scritta?

Logici i complimenti per il Kleb di Leka, che non ha mollato e, grazie ad un paio di miracoli da tre (la palla gettata da Liberati, più incredibile del buzzer beater di Pellegrino) e un Folarin Campbell formato deluxe ha ribaltato una gara strapersa. Sono ovvi, nello sport va così, un plauso ai ferraresi.

Sembra però giusto menzionare tre momenti, oltre alla tripla sangennaresca di cui sopra.

Primo e secondo: due falli, di Penna e Powell, su tiri da tre tutt’altro che certi. Lollo tocca Swann mentre si accinge ad un tiro difficile; Marshawn crolla su Ganeto mentre questi stava scagliando un’Avemaria con 1’’ sul cronometro del tiro: sei liberi regalati.

Terzo: l’antisportivo ad Amici, quinto fallo ed epitaffio sul match. Che sì, Udine recupera rimanendo però sempre in affanno.

Non voglio nemmeno citare le percentuali da tre di Simpson, simbolo di un momento di confusione il quale sbaglia troppi tiri per lui molto semplici, inclusi gli ultimi due della gara.

Eppure la GSA che si era issata sul 2-16 prima, sul 50-67 poi, lasciando nulla a Ferrara e giocando immensamente meglio, dimostra che questa squadra ha valori veri, elevati, straordinari: fino a quando spegne il cervello, si infila in una confusione tattica senza fine, butta via gare ampiamente alla portata, ci scuseranno gli amici sardi ed estensi (sui meriti delle squadre, come detto, niente da dire) e finisce col dire addio alle prime quattro posizioni, che significano fattore campo lungo.

L’assenza di un terminale offensivo come Cortese non si era poi vista: dall’inizio gara (0-5) fino al 35’ (57-67) tutto era sotto controllo.

Ma questa A.P.U. non conosce la parola ‘controllare’; quando smette di giocare in transizione, in ritmo, tirando da tre come l’arco fosse a due metri entra, come detto, in un tunnel che non è quello dell’amore, come nella nota canzone di Mark, ma quella galleria sempre più buia al termine della quale fanno festa gli avversari.

Udine deve imparare dai propri errori, ma sembra che anche i tatuaggi caviniani siano stati impressi con henné, perdipiù scadente; il Pres Pedone ci è andato giù durissimo, ad iniziare dal coach per finire con i giocatori.

Lo capisco: l’imprenditore non può concepire la resa, specie dopo una gara (mi ripeto per la duecentesima volt) stradominata come questa.

Sapete che c’è? Che nello sport, come nella vita, conta quel che al gong del 40’ dice il tabellone: e se Ciccio gioca una gran gara, se Powell domina nella sua posizione ma si finisce a -2 ad esultare sono Panni, Campbell e uno Swann sottotono ma col merito di mettere i due punti decisivi. Stessa azione, precisa al centimetro, di quella sbagliata da Simpson pochi secondi più tardi.

Ecco, Trevis: dall’ottimo giocatore delle prime venti gare a questa controfigura di cestista amatoriale è inconcepibile passare; mi piacerebbe sapere cosa gli passi per la testa, se ci siano ragioni fisiche o squisitamente tattiche che ne inibiscono il rendimento. Martelossi si affida a lui per larghi tratti, ottenendo modeste risposte. L’ho sempre difeso perché secondo me può (e deve dare di più): diventa difficile quando, come nelle ultime tre gare, tira come se il canestro fosse largo come una vera nuziale.

Udine scende la propria percentuale di vittorie sotto il 60% (57,7%), limite di guardia da sempre individuato; la prossima gara contro Forlì al Carnera è decisiva per mettere al sicuro il quinto posto.

Forlì, altra gara dove la GSA era avanti di oltre venti punti, scialacquati con una condotta scriteriata nella ripresa. Come oggi, come a Cagliari, come troppe altre volte nelle ultime due stagioni.

Obiettivamente penso ai playoff: se il piglio è questo, c’è poco da stare tranquilli.

Conto sulle motivazioni che, scendendo dal Pres attraverso il GM, arrivino a coach e giocatori. Le gare vanno chiuse. Altrimenti applaudiremo gli altri ancora e sempre.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 25 marzo 2019 alle 07:05
Autore: Franco Canciani
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