Long Island è bianconera grazie agli streaming, che ci causano ansie, preoccupazioni, gioie.

Perdonatemi la riga partigiana: oggi ho visto due partite (ennesime) da emigrato, una delle quali sofferta. L’altra di più.

La gara.

Udine parte offensivamente in maniera scandalosa: pare la classica serata nella quale il canestro si riduce ad un collo di bottiglia; tiene la difesa, che subisce qualche penetrazione di troppo da Smith e si perde in un paio di rotazioni difensive; si va sotto di 13, ma una tripla di capitan Maurino ribalta l’inerzia. A quel punto la valutazione cantava 28 a 3 per Ravenna.

Da lì in poi (seconda metà del secondo periodo) è Udine a tenere la barra del timone; inizia a tirare con percentuali più consone, continua a difendere bene, alla fine due liberi di Pinton sigillano la prima vittoria esterna del 2019.

Una vittoria bella, conquistata di squadra contro un’avversaria non banale, settima in classifica al momento della prima palla a due contro i bianconeri. Una vittoria che allunga entusiasmo e striscia facendo seguito a quella contro la capolista, primo suggello della nuova guida tecnica.

La quale continua la rivoluzione gentile: continuando, dice, sulla scorta di quello che la squadra già sa fare. Più qualche nuovo input, ovviamente. Innegabile però che almeno due dei protagonisti di stasera siano stati gerovitalizzati (sebbene ancora giovani) dalla cura-Martello.

Il primo è Riccardo Cortese: lasciate stare quanti punti realizza; osservatene la presenza in campo, la fisicità, l’applicazione difensiva e, cosa che non guasta, un paio di triple à-la-Cortese.

L’altro è Francesco Pellegrino. Stasera ha avuto vita dura con un metro arbitrale che lo ha penalizzato, due falli nel solo primo periodo: ma salta, stoppa, si prende responsabilità e realizza. Superciccio.

Inciso: bello il gioco da fuori, le triple che fanno saltare i palazzetti, quel che volete: ma per un vecchio appassionato come me l’asse play-centro è poesia. Palla sotto, sportellate e gancio sono il sale di questo sport. Lo so, ormai anche i playmaker (vedasi Laganà) sono fisicatissimi e il pitturato si intasa: ma tant’è.

Certe volte l’importante è trovare il coach che fa rendere al massimo il giocatore perché, semplicemente, lo fa sentire indispensabile. Un coach che, come dicevo in sede di presentazione, tranquillizzi la squadra e soprassieda sugli errori in campo, cercando di risolverli in maniera progressiva anziché arrabbiarsi con il giocatore. Avessimo in squadra cinque balcanici-anni-‘70 probabilmente se ne fregherebbero delle urla: non è così. Non dimentichiamo Demis, il lavoro che ha fatto è enorme.

Udine vince perché porta a referto, significativamente, l’intera squadra al netto di uno Spanghero meno lucido di mercoledì, ma subito surrogato da un Lollo Penna in formato-splendor.

Vince perché tiene sotto controllo i due americani bizantini, Smith e Hairston. In particolare costringe Adam Smith, più insistente tiratore del girone, a segnare i suoi soliti 21 punti con medie bassissime (1/14 da tre, 8/21 dal campo). Ciò è fondamentale se pensiamo che dei 53 tiri giallorossi, 21 li ha scagliati il solo ex-Roseto, Capo e Orceana fra le altre.

Concediamo qualcosa al barbudo Masciadri, in raptus agonistico dopo la messe di triple contro Cento: il 3/18 totale dall’arco per i ragazzi di Mazzon è però veramente poco.

Il resto della squadra ravennate è trascurabile: poco Laganà e Montano, nulla Rubbini e soprattutto un Gandini che pare lontanissimo da una forma accettabile.

Tutto ciò con Marshawn in panca, ovviamente non arruolabile alla causa. Spesso dimentichiamo che Udine sta giocando con Powell fuori: il migliore numero 4 del girone non si può regalare a nessuno.

MVP? Mi sarebbe piaciuto aver ragione, quando vaticinavo Genovese: per lui 3’ e un tiro sbagliato. Invece lo darò alla squadra, per lo spirito di abnegazione mostrato oggi.

In particolare però menziono Mauro Pinton: il capitano veniva da due ‘zeri’ consecutivi al tiro nelle precedenti due gare, fardello pesante per un tiratore caldo come lui. Stasera, come detto, apre e chiude la fase di ‘dominio’ bianconero sigillando la gara. Capitano coraggioso.

E Stefan Nikolic: ha iniziato la stagione in sordina; causa la perdurante assenza di Powell ha preso spazio e fiducia. Anche oggi per lui minuti (31) e punti (undici) di qualità e peso specifico enormi.

Vince Udine; prevale Martello, contro un coach, Mazzon, che pur potendo vantare esperienze straordinarie non mi ha mai fatto impazzire. Brava Udine, contro l’Assigeco per la prova del nove.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 04 febbraio 2019 alle 07:58
Autore: Franco Canciani
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