Marcio Amoroso dos Santos è stato, per i tifosi dell'Udinese, molto di più di un grande attaccante. Giocatore straordinario, con delle qualità tecniche fuori dal comune, ha saputo conquistare il cuore dei supporters friulani che ancora oggi, nonostante siano passati un po' di anni dalla sua ultima volta in bianconero, lo amano alla follia. Merito anche di un carattere gentile, sempre disponibile e aperto, un carattere che lo ha reso uno di casa, friulano come noi. Allegria contagiosa e fiuto del gol, era questo Marcio Amoroso, uno dei simboli della grande Udinese che fu.
"Per me l'Udinese è una seconda casa, una seconda pelle. Sono arrivato giovanissimo a Udine e all'epoca giocare in Italia per un brasiliano non era facile. La Serie A era ricca di grandi campioni, un sogno per tutti coloro che volevano fare qualcosa di importante nel calcio. L'Udinese però ha creduto in me, personalmente è stato un periodo ricco di soddisfazione, non solo soltanto in campo ma anche dal lato umano. Sono arrivato a Udine che ero poco più di un ragazzo, me ne sono andato da uomo. A Udine poi è nato anche il primo figlio, sarò legato per sempre a questa terra".
Il tuo rapporto con i tifosi è stato ed è ancora oggi straordinario.
"Io ho dato tutto per questi colori, mi sono subito sentito parte integrante di questa società. I tifosi hanno sempre apprezzato il mio modo di essere giocatore e uomo. Ho ricevuto un affetto immisurabile, un amore unico. Udine e i suoi tifosi mi hanno cambiato per sempre. Quanto torno è sempre un piacere incontrare gli amici di un tempo, i tifosi che ancora oggi vogliono salutarmi. Vedere che la gente si ricorda ancora di me, mi ferma per strada per un autografo o una foto è qualcosa di emozionante".
Sono tantissimi i tifosi che ti rivorebbero in campo.
"Se solo avessi dieci anni in meno tornerei di corsa a giocare a Udine. Purtroppo però gli anni passano per tutti. Noi diventiamo vecchi e dobbiamo lasciare spazio ai giovani. Spero che ci sia oggi qualcuno che sogni, come ho fatto io, di raggiungere traguardi importanti con questa maglia".
Qual è il tuo ricordo più bello qui a Udine.
"Ricordo con piacere ogni istante. Il mio arrivo, quando Pozzo mi pescò nel Guaranì. Gino aveva iniziato ad investire nei giovani talenti. Non avevo neanche vent'anni ed ero appena uscito con fatica da un infortunio. Era il 1996, l'Udinese era quella di Poggi. Bierhoff e di mister Zaccheroni. Eravamo una squadra provinciale, l'Europa era ancora lontana ma il nostro era un grande gruppo. Quella squadra, credetemi, era una famiglia. L'Italia era diversa dal Brasile, all'inzio feci difficioltà, ma è qui che ho imparato ad essere un calciatore. Devo tutto a chi mi ha aiutato a crescre. Ricordo poi il gol più importante, quello segnato contro il Parma allo scadere. Abbiamo vinto 2-1 e quella rete ha fatto la differenza nell’anno per l’Udinese e nella società. Comunque davvero tutti i momenti sono stati importanti, anche quelli difficili. Ho avuto la fortuna di scrivere la storia di questo club e ne vado fiero".
Nell'Udinese di oggi intravedi un nuovo Amoroso?
"Ad oggi non lo vedo. E' difficile vedere nel calcio d'oggi dei giocatori con le mie caratteristiche. Il calcio è diventato più fisico e meno tecnico. Oggi si lavora molto sulla forza e non sui fondamentali. Purtroppo gli allenatori ora vogliono dei giocatori che prima di tutto siano forti fisicamente.
Oggi la squadra ancora fatica.
"E' importante che chi arriva a Udine capisca che questo club alle sue spalle ha una grande storia. Tutti dovrebbero capire quello che abbiamo fatto noi in quegli anni, quando davvero l'Udinese non era la squadra che è poi diventata. Per ottenere grandi risultati ci vuole fame ma anche rispetto per i tifosi che a Udine ti sono sempre vicini".
In molti vorrebbero rivederti un giorno qui a Udine, per dare una mano a questa squadra. Pensi che sia possibile?
"L'ho sempre detto, vorrei un giorno tornare a fare parte dell'Udinese. Se ricevessi una chiamata da parte della società io verrei di corsa. Magari potrei fare l'allenatore degli attaccanti. Altrimenti quello che mi piacerebbe fare sarebbe lavorare con i giovani, insegnarli la tecnica, a stoppare e calciare il pallone. Trasmettere quello che ho imparato a chi magari sogna un giorno di ripetere quanto ho fatto io con l'Udinese".
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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