Iachini è il nuovo mister dell’Udinese. Apriti cielo. O meglio, al mio segnale scatenate l’inferno. Serve scomodare la frase pronunciata da Massimo Decimo nel film il Gladiatore per comprendere cosa sia successo a Udine nei giorni seguenti al fatidico annuncio di cambio di guida tecnica. Tifosi con l’ascia di guerra, pronti a scatenare l’inferno all’infuori della loro personale arena. A maggio il clima non era ancora rovente ma lo era diventato a suon di cori di disapprovazione per il nuovo condottiero, ritenuto inadatto per il ruolo. Iachini non lo vogliamo, Iachini non è l’allenatore giusto per la rinascita, Iachini è la peggior scelta fra i nomi che circolavano, perché scegliere Iachini quando si poteva riconfermare De Canio. In quei giorni al povero Beppe saranno fischiate le orecchie. Il suo nome circolava sui social network come una trottola impazzita e non di certo per un passaparola entusiasta.


Gli abbiamo riservato un’accoglienza piuttosto freddina, non nascondiamoci dietro al classico dito. Non giustifichiamoci dicendo che il popolo friulano è fatto così, che all’inizio siamo diffidenti con chiunque capiti, accidentalmente o no, nel nostro piccolo universo quotidiano. Lo slogan ospiti di una gente unica in questo caso più di sempre è andato a farsi benedire. E aldilà delle scelte societarie giuste o sbagliate che siano, non possiamo e non dobbiamo dimenticare di essere di fronte ad un uomo ed un tecnico che è entrato nel mondo bianconero in punta di piedi, con un atteggiamento umile tanto caro a noi. Cappellino abbassato sugli occhi e tanto lavoro. Un lavoro svolto non solo sul campo ma anche nella testa e sulle motivazioni dei calciatori, troppo spesso concentrati sull’inno della Champions che sentiranno in un prossimo futuro o sulle coppe che vinceranno lontano dal Friuli. Ma, aihmè, i sogni si scontrano sempre con la realtà. E la realtà ora è fatta di una squadra di provincia che cerca il riscatto dopo tre stagioni da infarto. E se Iachini fosse davvero il mister della rinascita? Perché non potrebbe esserlo? Solo le prestazioni e i risultati sul campo ce lo diranno. Ma una cosa è certa: in quanto ad abnegazione il caro Beppe non lo batte nessuno. Sono bastati pochi giorni per capirlo. Iachini il falchetto. I problemi di vista lo costringeranno ad indossare sempre un cappellino ma non gli impediscono di osservare tutto. Vigila attento sui movimenti, parla con i giocatori e cerca di inculcare loro fin dall’inizio nozioni di tattica. Osserva, spiega, cerca la sintonia con l’intero gruppo. Non si barrica dietro teloni o non alza barricate. La priorità è mantenere un equilibro e un’armonia tali da poter creare un spogliatoio che si unisce nei momenti di difficoltà e che spinge sul pedale dell’acceleratore quando è arrivato il momento di alzare l’asticella. Sarà davvero così? Non possiamo garantirlo ma almeno possiamo provarci a modo nostro, sostenendo Iachini nella sua nuova avventura. Un’avventura che è anche nostra. Noi, tifosi bianconeri dal 1896, sempre pronti a metterci le mani fra i capelli e a gridare alla catastrofe. Iachini non avrà gran parte dei capelli ma ha un berrettino che è tutto un programma. Non dimentichiamoci mai che “a chei de barete nissun je pete”.


E ora, caro mister, ci smentisca tutti. Dal primo all’ultimo. Non aspettiamo altro.

 

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 14 luglio 2016 alle 18:00
Autore: Arianna Forabosco
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