Si è raccontato in una lunga intervista a Marca il capitano dell'Udinese Antonio Di Natale. Al quotidiano sportitvo spagnolo ha ripercorso passo dopo passo la sua carriera, dalla partenza e dagli inizi al Pomigliano d'Arco fino ad arrivare a Udine.  "Il segreto della mia longevità? Forse l'aria di Udine". Totò Di Natale è ormai un friulano d'adozione. Da dieci anni veste la maglia dei bianconeri e con i bianconeri, a 37 anni suonati, ha tagliato il traguardo dei 200 gol in A e dei 300 in carriera. "Ho imparato a giocare in strada, a Pomigliano d'Arco, tutto è partito da lì . Poi è arrivato il mio primo contratto da professionista con l'Empoli e nelle categorie inferiori ho sempre giocato con ragazzi più grandi di me. Ho sviluppato la mia tecnica senza avere dei modelli di riferimento ma cercato di sfruttare al massimo le mie caratteristiche naturali. Montella è stato un modello chiave nella mia crescita, mi ha aiutato tantissimo, dentro e fuori dal campo. Dopo Empoli è arrivata l'Udinese di Pozzo, col quale "c'è quasi un rapporto padre-figlio, ci sentiamo al telefono quasi ogni giorno, è un tifoso e l'Udinese è la sua vita. A Udine sto alla grande, qui ho trovato una società preparata come poche in Italia, un club all'avanguardia nelle infrastrutture e importante nel panorama calcistico italiano. Non posso chiedere niente di più. Sono molto felice così, ho rinunciato a grandi squadre e ricchi contratti per rimanere a Udine e non mi sono mai pentito di nulla. Nella vita non contano solo i soldi e in Friuli ho trovato l'affetto da parte di tutti sin dal primo giorno. E poi, comunque, ho avuto la fortuna di vivere esperienze come la finale di Euro2012 o il Mondiale del 2010".

E poi, con la stessa Udinese, ha avuto modo di togliersi qualche soddisfazione. "I risultati dicono che abbiamo fatto delle buone stagioni in uno dei campionati più forti del mondo. La chiave è essere umili e cominciare con l'idea di conquistare la salvezza. Lo scudetto è impossibile ma questa squadra deve proseguire con la sua filosofia, puntando sui giovani talenti, lavorando senza mai abbassare la testa davanti a nessuno, è l'unico modo per ottenere grandi soddisfazioni. La politica societaria è sempre quella di valorizzare i giovani e far quadrare i conti perchè l'Udinese non può permettersi debiti, sarebbe pericoloso. E poi sarebbe assurdo e dannoso trattenere i calciatori che vogliono andare via".

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 27 dicembre 2014 alle 11:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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