Luciano Spalletti ha salutato la Serie A ormai quattro anni fa, ma l'Italia ed il suo calcio gli sono rimasti nel cuore. Non appena ne ha la possibilità, il tecnico dello Zenit fa una capatina in Patria per dare una sbirciatina da vicino al campionato che lo ha visto attore protagonista per tante stagioni. Tra le imprese costruite nella sua carriera, quella in Friuli fu una delle più esaltanti. Dopo la breve parentesi nel 2001, l'allenatore toscano guidò l'Udinese per tre stagioni, dal 2002 al 2005, centrando due volte la qualificazione alla Coppa Uefa ed una quella alla Champions League. Nella bella intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, in cui ha provato a fare le carte alla prossima Serie A, l'uomo di Certaldo non poteva non citare la squadra di Guidolin. Dopo aver parlato di tricolore, naturalmente: «Se penso allo scudetto sono convinto che ci sia soltanto una rivale vera della Juventus».

A chi si riferisce?
«Al Milan».

Perché ha così tanta fiducia nella squadra rossonera?
«Perché il Milan è il Milan. Un anno fa tutti dicevano che i rossoneri “giocavano da paura”. Una critica severa. Ma quel Milan “da paura” è arrivato terzo. Ed è andato in Champions. Ora può solo crescere. Quale squadra ha tanti giovani così bravi? De Sciglio è uno dei potenziali fenomeni del calcio mondiale, El Shaarawy merita fiducia e Balotelli deve, dico deve, compiere l’ultimo salto di qualità. A volte si fa ancora tradire dall’esuberanza del ragazzo e perde il filo logico della partita. Ma quando ha la testa giusta sposta gli equilibri. Super Mario può far vincere il mondiale all’Italia. A proposito di talenti, ci sono anche Poli e Niang. Vi bastano? Il Milan ha margini di crescita inimmaginabili. Può alzare l’asticella in zona Juve».

L’ultimo colpo di Galliani è stato Kakà.
«E’ l’uomo che può fare la differenza. Ricky non può permettersi brutte figure. Di essere al di sotto del Kakà che fa battere a mille il cuore ai milanisti. Se avesse avuto anche solo il minimo dubbio di non essere all’altezza del primo Kakà non avrebbe mai accettato l’offerta rossonera. I vecchi campioni se li tocchi nell’orgoglio reagiscono da fuoriclasse».

I rossoneri sembrano vulnerabili in difesa.
«Errore. Mexes è forte. Ha personalità. Il vero problema del Milan può essere la serenità di Allegri. Non ho capito quella frase “quasi quasi torno a pescare a Livorno” dopo le critiche per l’inizio di campionato. Deve restare tranquillo».

La Juve, però, è sempre un giro avanti.
«Ho visto in televisione Juve-Lazio e mi sono detto: “Ma come fanno a essere sempre così assatanati?”. Conte ha due grandi qualità: è un maestro di calcio ed è bravissimo a obbligare i suoi dirigenti a spendere tanti soldi nella campagna acquisti ».

I bianconeri potrebbero essere distratti dalla Champions.
«Proveranno a vincerla. Tevez è un campione da Coppa: è cresciuto per strada dove si vive per un dribbling, per un gol. E’ il cattivo con tanta classe: serve per andare avanti in Champions. Pogba può essere l’uomo nuovo che alza il valore complessivo della squadra».

Juve, Milan e poi?
«Napoli e Fiorentina possono essere le mine vaganti del torneo».



Il Napoli ha perso Cavani.
«Ma Higuain è un top player. E Benitez ha l’equilibrio giusto per una piazza così bollente. Mi ricorda Bianchi che, non a caso, ha vinto lo scudetto con il Napoli. Poi, mi aspetto l’ultimo salto di qualità da Hamsik. Comunque il vero fuoriclasse partenopeo non è in campo. Mi riferisco a De Laurentiis.Non sono tanti i presidenti che tolgono problemi agli allenatori. De Laurentiis è uno di questi».

E la Fiorentina?
«I Della Valle sono tornati in prima fila. E questa è un’arma preziosa. Come il bel calcio che insegna Montella e la coppia gol RossiGomez. Non vedo di meglio in circolazione, ma lo scudetto è tanta roba».

L’Inter è un passo indietro?
«Mazzarri è un mago. Però l’Inter sta vivendo il passaggio societario. Ci vuole un po’ di tempo per trovare equilibrio. I nerazzurri sono partiti bene. Hanno la difesa più forte del campionato».

E la sua Roma?
«Il nuovo allenatore Garcia è uno che si sa muovere. Però la Roma dipende da Totti, da che taglio vuole dare Francesco alla sua stagione. La qualità del capitano giallorosso non si discute, ma riuscirà a mantenere la leadership durante tutto un campionato? La Roma è di Totti, nel bene e nel male».

Pjanic è partito alla grande.
«Lo volevo allo Zenit. E con questo ho detto tutto».

In giallorosso è arrivato Ljajic.
«Ha i numeri giusti, ma per diventare un uomo-squadra non basta una giocata fantastica, deve essere all’altezza per dieci mesi. La Roma è tutta da scoprire. Potrebbero risultare decisivi due uomini esperti come Maicon e De Sanctis».

Altri spunti divertenti del campionato di A?
«Mi aspetto tanti gol da Muriel e dall’intramontabile Di Natale. L’Udinese farà un buon campionato. E anche la Lazio è da non perdere di vista. Con l’eterno Klose».

E’ stato inserito nella lista dei possibili eredi di Prandelli.
«Il c.t. ideale ha la faccia di Cesare. Non vedo nessuno più adatto di lui a guidare la Nazionale. Se dovesse lasciare sarebbe un brutto colpo. Io, invece, non sono ancora pronto per un simile compito. Non sono così perbenino, a volte ancora mi si chiude la vena».

Sezione: Notizie / Data: Dom 08 settembre 2013 alle 10:30
Autore: Pier Francesco Caracciolo
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