Ci vorranno settimane, più probabilmente mesi prima di riuscire ad analizzare tutti i documenti che le Fiamme gialle hanno “copiato” o sequestrato nella sede dell’Udinese calcio e nella residenza di Gianpaolo e Giuliana Linda Pozzo. E molto probabilmente non è ancora finita. Perché l’inchiesta sull’evasione, come riporta il Messaggero Veneto, che coinvolge la società bianconera rischia di allargarsi ulteriormente.

Gli investigatori stanno infatti passando al setaccio tutte le fatture false (questa almeno è l’ipotesi degli inquirenti che hanno iscritto nel registro degli indagati il presidente Franco Soldati) che sarebbero state emesse con l’unico obiettivo di evadere le tasse. Fatture milionarie che portano in Austria, Olanda, Spagna e Portogallo. Ed è lì che si concentreranno gli accertamenti della Guardia di finanza.

Cinque le società finite nel mirino: la Fibet che ha sede in Austria, la Timotes olandese, il Grup Serton del Portogallo e la Calambour che opera in Spagna oltre alla Albridge. Già in passato alcune fatture versate alla Fibet e alla Timotes relative all’affare Damiano Zenoni, laterale destro arrivato in bianconero dall’Atalanta nel 2004 - 2005 tramite l’agente Tullio Tinti, erano finite al centro di un’indagine della Procura di Milano che ha visto però cadere le accuse al presidente bianconero Franco Soldati per la prescrizione dei reati contestati.

Diverso il caso delle altre tre società. Il Grup Serton e la società Calambour si occupano infatti di “scouting”, vanno cioè a caccia di potenziali futuri campioni. Da anni la politica dell’Udinese è infatti quella di scoprire giovani semi-sconociuti in giro per il mondo da acquistare spendendo relativamente poco per poi valorizzarli con la maglia dell’Udinese (e adesso anche del Granada o del Watford, le altre società di proprietà dei Pozzo) per poi cederli a un prezzo molto più alto generando così in bilancio una plusvalenza da milioni di euro.

Ma arrivare prima degli altri non è semplice e ha un costo. L’Udinese avrebbe infatti versato quasi due milioni di euro all’anno per ottenere filmati e far visionare i campioni del futuro. L’avvocato Maurizio Conti, che difende Soldati, ha assicurato che tutte le fatture sono reali: «Abbiamo documentazione e particolari in abbondanza - continua -, per dimostrare che l’attività di scouting, che da anni rappresenta il core business dell’Udinese e che conta su osservatori in tutto il mondo, dal Sud America, all’Europa e l’Africa, non è mai venuta meno».

L’altro filone dell’indagine condotta dal pubblico ministero Marco Panzeri riguarda invece i coniugi Gianpaolo e Giuliana Linda Pozzo, accusati entrambi di omessa dichiarazione dei redditi. Il sospetto degli investigatori è che la residenza estera, in questo caso spagnola, abbia il solo fine di evadere le tasse. «Da anni la famiglia Pozzo ha interessi economici e sportivi in Spagna - ha precisato l’avvocato Giuseppe Campeis -, ma l’indagine è agli inizi e quindi aspettiamo di capire quali saranno le contestazioni».

Per quanto riguarda la proprietà dell’Udinese, lo stesso Pozzo non ha mai fatto mistero di gestire la holding lussemburghese Gesapar di cui detiene direttamente solo lo 0,54% (il figlio Gino ha invece lo 0,03) ma che risulta controllata da una società olandese e non più dalla Global service overseas e dalla International business service che avevano sede a Panama.

Sezione: Notizie / Data: Dom 14 dicembre 2014 alle 11:00 / Fonte: Messaggero Veneto
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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