Quella di domenica è stata l'ultima di una lunga serie di perle. Negli ultimi quattro anni, Antonio Di Natale ha segnato ben undici reti su punizione: nove sono arrivate in campionato, una in Coppa Italia, un'altra nel preliminare di Europa League con lo Siroki. Tutto è cominciato il 29 novembre del 2009, contro il Livorno, stagione in cui Totò si è ripetuto sempre al Friuli contro la Lazio. Nella stagione successiva sono arrivati tre gol su calcio piazzato (Parma, Inter e Cesena le sue vittime), seguiti da un altro tris nel campionato 2011/'12 (contro Novara, Chievo in Coppa Italia e Genoa). Lo scorso torneo il capitano bianconero è rimasto a secco, ma quest'anno è ripartito forte raggiungendo subito quota tre (colpiti Siroki, Genoa e Cagliari).

Come ricorda il Messaggero Veneto, la posizione preferita è quella sul centrosinistra: da lì Di Natale fa partire la palla che passa sopra la barriera e si va a infilare sul primo palo. Per esecuzione, quella di domenica con il Cagliari è stata forse la migliore: "Per me l’importante è superare la barriera - ha confessato ieri - , se ci riesco faccio quasi sempre gol". Con la Lazio, però, è andato a bersaglio calciando dall’altro lato, con il Cesena ha calciato da posizione centrale pescando l’incrocio dalla parte del portiere con un tiro secco, di fronte al Chievo è andato alla conclusione dalla lunga distanza calciando di potenza con l’esterno (con una simile esecuzione centrò la traversa della porta difesa da Handanovic con l’Inter).

Per far diventare i calci di punizione un proprio marchio di fabbrica, Totò ha dovuto lavorarci sopra. Il talento c’è sempre stato, ma aveva bisogno di essere coltivato e affinato giorno dopo giorno. Circa quattro anni fa, proprio in questo periodo dell’anno, Di Natale decise di intraprendere questa nuova strada: mentre i compagni rientravano negli spogliatoi, il capitano chiedeva al terzo portiere di fermarsi con lui sul campo per calciare in porta fino a quando non calava il buio. Una, dieci, venti, trenta punizioni: la ripetizione del gesto meccanico, come del resto il tiro nel basket, è un aiuto importante per affinare sensibilità e precisione, ma da sola non basta. Serve l’attitudine, la capacità naturale di gestire l’”attrezzo”, in questo caso il pallone: solo così si può arricchire il proprio bottino di gol.

Sezione: Notizie / Data: Mar 08 ottobre 2013 alle 11:30
Autore: Pier Francesco Caracciolo
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