Dalle pagine del Corriere dello Sport il racconto di Catania-Udinese, altra sconfitta stagionale, non senza qualche polemica, per i bianconeri.
CATANIA - Il primo sorriso di De Canio arriva al quarto tentativo: dopo il pari interno col Sassuolo e dopo le due sconfitte consecutive con Juve e Napoli. Un sorriso smagliante, dopo tantissima sofferenza, acuita in un finale di gara che più convulso non sarebbe potuto essere.
Ma non è stato soltanto il finale di gara ad essere ad altissima tensione, perché nel secondo tempo l’Udinese ha pressato con grande decisione nel tentativo di riequilibrare il risultato. In parte anche favorita dal Catania che, per un comprensibile meccanismo psicologico, si è abbassato progressivamente, dando campo ai friulani che ci hanno così provato fino all’ultimo. Ed andando a un passo dal colpo in virtù di una conclusione pericolosissima di Pinzi, che invece si è stampata sul palo.
Alla fine, comunque, applausi per entrambe le squadre, che a dispetto della classifica hanno dato vita ad una partita più che godibile. Decisamente meno applausi per l’arbitro De Marco, che nel corso del match ha “toppato” quasi tutti gli episodi salienti: dalle espulsioni mancate di Domizzi e Pereyra al mancato rigore per fallo di mano di Tachtsidis, proprio su colpo di testa di Tachtsidis.
De Canio conferma il 4-3-3, ma cambia buona parte degli interpreti, dimostrando coerenza con quello che aveva detto nei giorni successivi al suo arrivo a Catania: preferisco mettere in campo gente che corre piuttosto che uomini a mezzo servizio che rischiano di farsi ulteriormente male. Ergo, Alvarez e Izco finiscono in panchina, con inserimenti conseguenti di Rolin (largo sulla fascia destra) e di Guarente (a sinistra, con relativo spostamento di Almiron sulla destra). C’è pure la conferma di Capuano, che a Napoli se l’era cavata egregiamente e a cui De Canio decide di affidare fascia di capitano e maglia da titolare sull’out sinistro.
Sull’altra sponda Guidolin sistema un 4-1-4-1 in cui gli esterni Basta e Fernandes provano a dare sostegno a Muriel, con Pinzi sistemato davanti alla difesa e Pereyra e Lazzari pronti a incursioni pericolose dalle parti di Andujar. Il primo, almeno nel primo tempo, è il più efficace dei due.
Pronti, via, e il Catania dimostra subito voglia di vincere e cattiveria: i rossazzurri macinano gioco e mettono alle corde l’Udinese, che forse non si attendeva una partenza a razzo dei padroni di casa. Per una decina di minuti i friulani tengono duro, ma intorno al quarto d’ora nella retroguardia bianconera si apre una crepa che permette a Castro, su cross dalla destra, di inzuccare quasi a botta sicura; la risposta di Brkic è prontissima e l’occasione sfuma.
Il pericolo patito sveglia la squadra di Guidolin, che ha una lunghissima fiammata. Nel giro di pochi minuti ci provano Muriel (a fil di palo, su suggerimento di Fernandes), Pereyra (su suggerimento di Gabriel Silva), ancora Muriel (sempre imbeccato da Fernandes) e Heurtaux (su cross dalla destra di Danilo): le conclusioni sono tutte a fil di palo, anche se il legno per i friulani arriverà da lì a poco. Cioè sugli sviluppi di un’azione personale di Pereyra, che riesce a sfondare sul centrodestra e, con un tocco sporco, manda fuori causa Andujar, graziato dal palo.
Insomma, botti in serie che fanno invidia a quelli che nel pomeriggio si sentivano provenire dal vulcano. Botti come quello ancora dal limite di Maxi Lopez (smorzato in corner da un difensore) e come quello che porta allo scontro Domizzi-Legrottaglie in area ospite sugli sviluppi di un calcio da fermo; il rigore è ineccepibile e Lopez trasforma con una stilettata “capita” da Brkic, ma troppo forte per essere fermata. C’è ancora il tempo per le proteste udinesi per il fallo di mani di Tachtsidis su colpo di testa di Domizzi, poi si va negli spogliatoi.
Al rientro in campo l’Udinese è più determinata e pressa con sempre maggiore convinzione, magari scoprendo il fianco a qualche contropiede. Il Catania, alla fine, non riesce ad approfittarne, ma neanche i friulani, a parte il palo di Pinzi, riescono a fare breccia. E per la gente di Catania, tirato un sospiro di sollievo, è finalmente giorno di festa.
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