In una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Nicola Rizzoli ha parlato senza veli di alcuni argomenti difendendo la sua professione. 
"Se faccio l’arbitro è 'colpa' di un arbitro. La mia vita cambia in una partita Allievi a Bologna: supero l’ultimo difensore e mi butta giù in modo plateale. Ci danno solo punizione dal limite: inizio a protestare. Vado giù duro: 'Ma non dai nemmeno giallo: è un’ingiustizia'. Mi fa: 'Non conosci il regolamento...'. Scatta qualcosa dentro e decido di frequentare un corso per arbitri"

Qualcuno dice che è troppo severo, soprattutto quando è arbitro di porta... "No,quando mai! Sgombriamo il campo dagli equivoci: la decisione finale spetta all’arbitro centrale. Guai se accade il contrario. L’addizionale fa da supporto e serve ad avere una copertura quasi totale delle azioni. Vuole un esempio? Italia-Croazia in Polonia. Chiellini subisce fallo dall’attaccante, poi si sbilancia e frana sull’avversario. L’arbitro avrebbe visto solo la parte finale e fischiato rigore, il giudice di porta gli ha completato la sequenza ed evitato un errore. Se poi l’idea è di non avere nessuna svista, siamo fuori strada".



Alcuni casi strani: Udinese-Juve e Udinese-Cagliari. Rosso a Brkic e rigore, rigore dato e ritirato da Tommasi: "Nel caso del portiere è stato un gioco di squadra, per capire se il fallo era dentro o fuori, mentre sull’espulsione ha deciso Valeri. Il secondo episodio è stato un equivoco: la parola 'difensore', detta per chiarire chi aveva toccato la palla in ottica valutazione fuorigioco, è diventata 'rigore'. Tornare indietro ha evitato un errore" 

Tecnologia, si o no? "L’ideale sarebbe avere entrambi. Nello specifico, l’occhio di falco serve soltanto a evitare un errore grave, mentre il giudice di porta ha una portata più ampia. Oggi l'arbitro sembre un nemico, siamo invece al servizio del calcio".

Sezione: News / Data: Mer 02 gennaio 2013 alle 11:20
Autore: Fabiola Carrieri
vedi letture
Print