Antonio Candreva, intervistato da Il Tempo, ha parlato delle sue prestazioni convincenti che lo hanno riportato a vestire la maglia della Nazionale. 

Candreva, la sua storia con il calcio quando è iniziata? "Da piccolo, giocavo nei pulcini del Tor de Cenci. Giocavo anche a scuola durante la ricreazione, ho iniziato seriamente a 14 anni"

Cosa è successo? "Andai a Terni. Da quel momento ho capito che volevo fare il calciatore come professione.. Ho iniziato a giocare come trequartista negli allievi nazionali della Ternana, poi ho ricoperto tutti i ruoli del centrocampo. Alcuni allenatori mi vedevano come mezz’ala, altri in posizione centrale Più di tutti mi ha aiutato mister Tobia a Terni, fu fondamentale per la mia crescita."

Chi era il suo idolo? "Kakà e Zidane"

Spesso è stato accusato di essere romanista. Tutto iniziò con quelle dichiarazioni prima di Livorno–Roma: "Parlai bene di Totti e De Rossi, ma perchè li stimavo come atleti. Da piccolo non sono andato quasi mai allo stadio, poi sono scappato via di casa giovanissimo e non ho mai avuto la passione per una squadra in particolare"

Arrivò la chiamata dell'Udinese: "Purtroppo ho giocato bene, non è andata bene lì"

La Juventus che esperienza è stata?: "Mi ricordo che segnai il gol vittoria a Bologna, poi ne feci un altro molto bello in casa contro il Siena, nemmeno io mi aspettavo di scendere in campo così tanto. Non era facile con Diego, Del Piero, Trezeguet, pensavo di giocare la metà e poi non legai molto con Zaccheroni"

Il 31 gennaio, la Lazio, la svolta: "Il presidente Campedelli mi voleva a tutti i costi. Non ero troppo convinto. E finalmente nell’ultimo giorno del mercato invernale arrivò la chiamata di Lotito"

Come andò quella giornat? "Ero in treno, stavo andando con il Cesena a Napoli, dovevamo giocare il turno infrasettimanale. Quando mi arrivò una chiamata del mio procuratore che mi avvisava dell’ interesse della Lazio. Alle 18.30 mi disse che era fatta, in quel momento accettai senza nemmeno sentire i dettagli del contratto. Scappai subito per andare a Roma, feci un viaggio allucinante, 10 ore di treno (ride ndr). Ero molto felice, ma non pensai al fatto di tornare finalmente a casa, fu la chiamata di un club importante come la Lazio che mi convinse subito"

Quanto l'ha fertita la contestazione? "Tanto, anche se i compagni mi hanno aiutato a superare i primi momenti.I primi tempi la gente mi massacrava per il presunto passato da romanista, ho pensato anche di lasciare, di non farcela. Non mi riconoscevo come giocatore, non riuscivo a fare una giocata, è stata molto dura"

Situazione contrattuale. Il suo cartellino è a metà tra Lazio e Udinese. Come andrà a finire? "Io prima di firmare per la Lazio parlai in segreto con il presidente Pozzo. Fu un incontro lampo, andai ad Udine e gli dissi che non avevo più intenzione di giocare lì. Ho dovuto rinnovare di altri due anni con loro altrimenti non mi avrebbero fatto tornare a Roma. Io voglio restare alla Lazio, fino al 2014 sarà così. Spero anche in futuro e in Friuli lo sanno bene"

Parliamo di Petkovic Quanto è stato importante per lei? "Mi ha insegnato altri movimenti, mi ha dato tanta fiducia, sento la sua e quella dei compagni. Stiamo facendo bene la Lazio è sempre la Lazio, deve puntare in alto. Il nostro obiettivo è il terzo posto,spero che questo sia l’anno giusto"

Il gol nel derby che le ha lasciato? "È stata una grande gioia, sognavo da tempo di segnare contro la Roma. È stato bellissimo anche perchè il gol è valso tre punti: un bel tiro, però bisogna dire che Goicoechea ci ha messo del suo"

Quanto è importante l’equilibrio che le ha dato la sua famiglia? "Molto, direi fondamentale. Tornare a casa da mia moglie Valentina è sempre fantastico, riesci a dimenticare tutti i problemi. E poi adesso c’è la bimba, dopo un allenamento o una partita andata male riesce sempre a distrarmi. La famiglia è decisiva nella carriera di qualsiasi uomo"

 

Sezione: News / Data: Mer 21 novembre 2012 alle 10:10
Autore: Fabiola Carrieri
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