In merito alla querelle Udinese Store, Alberto Rigotto è intervenuto ai microfoni di Udinews TV per chiarire la situazione una volta per tutte:

L'inquadramento del problema: "Partiamo da lontano, il problema è un regio decreto del 27 luglio 1934 numero 1265, questo regio decreto prevedeva e prevede tutt'ora, perchè alcuni regi decreti in Italia sono ancora attivi, una distanza obbligatoria e minima per costruire dai cimiteri. Questa distanza è di 200 metri. Perchè c'erano delle norme sanitarie precise, una volta ahinoi i cimiteri erano fatti in un determinato modo e quindi il decreto aveva un suo senso. Ora però le cose sono cambiate, ci sono norme sanitarie più stringenti, i cimiteri ora sono luoghi di culto fatti con tutti i crismi e questa distanza negli anni è stata diminuita, tant'è che il cimitero di Cussignacco e quello di San Vito sono a distanze di gran lunga minori dagli altri edifici. L'unica struttura per cui ancora vale questo decreto è quella dei Rizzi. Il manufatto è stato costruito nel 2011 e l'Udinese si era fatta promotrice ancora prima di quella data di una riduzione di quella distanza, la domanda per ridurre la distanza è ancora precedente. Quindi parlare di abuso non ha senso ed è fuori luogo, è inaccettabile paragonare l'Udinese Store, fatto con tutti i crismi, a delle case pericolanti, come fatto dall'amministrazione".

Il problema è la spesa che ci sarebbe con una nuova costruzione, visto che la UEFA richiede un edificio identico per gli Europei: "Alla domanda di modifica del piano regolatore, era stata concessa una deroga per mettere in piedi l'edificio, non ci è mai stata data risposta, ne abbiamo una ufficiosa, ma non ufficiale. Chiediamo di essere trattati come tutti gli altri cittadini, A San Vito c'è un centro commerciale a 55 metri, quindi bene ha fatto l'imprenditore che ha costruito l'impianto, ma vengono usati due pesi e due misure. Il nuovo store siamo riusciti a ricavarlo all'interno dello stadio, quindi ormai a noi quell'edificio non serve, ci prenderemo noi in carico i costi della demolizione. La UEFA però vuole quell'edificio per gli Europei, in quanto ritenuto strategico, siamo in attesa che il Comune prenda posizione su questa specifica richiesta".

Una spesa che graverebbe sulle casse comunali: "Noi abbiamo fatto delle proposte tecniche e legali per risolvere il problema, che è uno solo. C'è una competizione europea di altissimo livello, la UEFA la considera come la finale della Champions League, uno dei tre eventi più importanti del pianeta. Quindi c'è un evento straordinario e l'unico ente che si sta impegnando è l'Udinese Calcio, abbattere lo store per poi rifarlo per gli Europei, parola della UEFA, significa buttare via soldi pubblici. Lo store otto anni fa ci costò 250 mila euro".

A Trieste si sta denotando un impegno decisamente diverso per arrivare al meglio alla manifestazione, secondo Rigotto invece il Comune di Udine non sembra interessarsi particolarmente agli Europei: "Per adattare lo stadio di Udine alle richieste della UEFA serviranno 3 milioni di euro. Per quanto riguarda Trieste la sua amministrazione comunale è molto presente a tutti gli incontri che vengono fatti per l'organizzazione, hanno messo 6,5 milioni a bilancio comunale per sistemare bene il Nereo Rocco e ospitare tre partite del girone. Udine invece dovrebbe inoltre ospitare la finale. Dico dovrebbe perchè per l'amministrazione comunale sembra più un problema che un'opportunità questa, sembra che sia un problema solo nostro, noi abbiamo delle difficoltà, vorremmo sederci a un tavolo per discutere, più in serenità di quanto sta accadendo ora, della cosa. Due anni fa ero a Cracovia per la finale dell'Europeo Under 21 tra Spagna e Germania, c'erano i due primi ministri a vedere la partita, è un evento considerato stratosferico, qui qualcuno forse non ha ancora ben capito cosa succederà tra qualche mese. Non solo, nel caso in cui si vadano ad ospitare partite di Croazia, Austria, etc... ci sarebbe un afflusso turistico importante, ma per sfruttarlo ci dev'essere organizzazione, noi da una parte siamo a disposizione, dall'altra ci sono resistenze, lo store è un esempio. Noi siamo disposti ad abbatterlo, ma ricostruirlo sarebbe un costo inutile e tempo buttato".

Chiosa sul nuovo stadio: "Riconosciamo che l'Udinese Calcio si è fatta non solo interprete, ma ha promosso e portato avanti la costruzione di un nuovo stadio a proprie spese, mettendolo a disposizione della comunità. L'Italia si è proposta due volte per ospitare gli  Europei delle Nazionali maggiori e a quel tempo si parlava di progetti da 60 milioni di euro per sistemare un po' lo stadio, per fortuna della comunità udinese quei progetti non sono andati in porto, lo stadio è stato dato all'Udinese e, con la metà dei soldi, investiti dalla società stessa, ha rifatto lo stadio. Perchè non viene riconosciuto questo merito all'Udinese Calcio e alla famiglia Pozzo? Ogni volta si parla di "gestioni particolari", eppure all'estero il lavoro ci viene sempre riconosciuto con premi e onorificenze".

L'augurio finale: "La possibilità di far quadrare le cose attorno all'argomento store c'è ancora, vedremo nei prossimi giorni cosa succederà, speriamo che, nell'ambito della legalità, prevalga il buonsenso".

Sezione: Focus / Data: Mar 20 novembre 2018 alle 08:00
Autore: Davide Marchiol
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