I successi del calcio spagnolo non sono un caso. Chiunque abbia visto giocare le selezioni giovanili della Roja e le squadre dei vari settori delle squadre della Liga sarà stato colpito dalla qualità tecnica dei calciatori, dalla pazienza del loro gioco. Dall’impegno per affermare una certa idea di calcio. La Spagna ha un’identità, e la questione dell’identità nel calcio è fondamentale. Soprattutto perché determina lo stile della squadra, in contesti del genere la tattica mantiene una sua importanza, ma scaturisce da una fonte unica e centrale: l’idea. Un certo tipo di calcio, che ha vinto tutto, ha caratterizzato il passato della Spagna, ne determina il suo presente e orienta già il futuro.
Un'idea di gioco e di vita che due allenatore friulani, Mauro Cossettini e Massimo Martinelli, da anni portano avanti con passione nella nostra regione.
"Dal 2014 abbiamo intrapreso questo percorso di curiosità che ci ha permesso di aprire la mente e di imparare. Abbiamo visitato in questi anni varie cantere spagnole, la prima quella dell'Espanyol, poi quelle di Villareal e Levante. Quest'anno abbiamo toccato il cielo con un dito, visitando quello che per noi è il club più forte al mondo, non solo a livello di prima squadra ma anche per quanto riguarda la formazione di giovani calciatori, il Barcellona".
Un'esperienza straordinaria, quella al Barça, sia dal punto di vista umano che da quello formativo: "Abbiamo capito che alla base di tutto ci sta il gioco. Il calcio per loro è divertimento. Il Barcellona poi incarna dei valori incredibili, tutti all'interno del club sentono quei colori sulla pelle. Le pareti del centro Joan Gamper riportano una scritta in catalano che menziona valori come rispetto, lavoro di squadra, umiltà, sacrificio e ambizione. Questa squadra va oltre allo sport, rappresenta una terra, un popolo, sono la bandiera del movimento catalano".
Tutti giocatori, dalle giovanili alla prima squadra, sono legati in maniera indissolubile al club: "C'è un compromesso tra calciatori e club. Chi gioca si identifica nella propria maglia e dà tutto per arrivare in prima squadra. Il Barcellona crede nei propri giocatori. Non a caso quasi tutti i giovani sono catalani o delle zone limitrofe".
Anche come filosofia di allenamento e di gioco i piccoli emulano i grandi campioni come Messi e Iniesta: "Tutti si allenano allo stesso modo, seguendo gli stessi principi e concetti. Lavorano sempre con la brama di avere il possesso della palla. Puntano su un gioco continuo dove al centro di tutto c'è il pallone. Per questo le squadre spagnole hanno delle proprietà tecniche impressionanti. C'è poi un filo diretto tra tutte le formazioni. Che tu assista ad una partita delle giovanili o ad una di Champions League al Camp Nou, la filosofia di gioco è stessa. La tecnica olandese di Cruijff e la tenacia catalana unite insieme, è questa la vera forza".
Un punto di forza poi per la crescita dei giovani calciatori è la squadra B: "E' determinante per la formazione dei ragazzi. Mentre qui in Italia si gioca un campionato come quello Primavera che ha un gap ampissimo con le serie professionistiche, in Spagna c'è un clima diverso, molto più competitivo. Le squadre B sono soggette a promozioni e retrocessioni, giocano un campionato vero e di livello alto che permette così ai giovani calciatori di confrontarsi subito con un certo tipo di competizione agonistica. L'Italia da questo punto di vista deve svegliarsi e attuare al più presto questa riforma".
Il calcio vissuto con gioia, aldilà delle capacità economiche e delle strutture all'avanguardia, forse è questa la vera differenza con il nostro calcio: "Il calcio spagnolo trasmette fantasia, passione, gioia. Ci sono dei valori che in Italia purtroppo abbiamo perso. Dobbiamo imparare ed apririci con curiosità a questo modo di vivere il calcio se vogliamo davvero migliorare il nostro movimento. Bisogna che le società tornino a credere nei propri giovani. Ci deve essere una programmazione chiara e finalizzata ad una filosofia. Se si continua a vivere di invidie tra società ed allenatori davvero non andremo da nessuna parte".
In Italia sono poche le società che possono essere paragonate a quelle spagnole: "L'Atalanta è forse l'unica squadra che può vantare una precisa filosofia. Questo grazie ad un grande allenatore come Gasperini. A Bergamo stanno lavorando in maniera straordinaria e i risultati in campo si vedono. Anche De Zerbi, nonostante il suo Benevento sia ultimo in classifica, è un allenatore che sta lavorando molto bene. Entrambi in Spagna sono molto considerati e non è assolutamente un caso".
Un progetto, quello di portare il fútbol in Italia, che Cossettini e Martinelli con ambizione preseguono: "Stiamo realizzando un libro che possa portare a conoscenza la nostra esperienza e che possa magari far appassionare del calcio spagnolo anche altri allenatori. Vogliamo trasmettere la passione che abbiamo e che ci ha consentito di avventurarci alla scoperta del movimento calcistico spagnolo".
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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