Una grande illusione. Questo Udinese-Chievo Verona verrà annoverato tra i match con i maggiori rimpianti per i friulani. I bianconeri escono dallo stadio Friuli con la consapevolezza di aver disputato una buona gara, ma senza punti. La sconfitta di ieri fa male perché è maturata negli ultimi dieci minuti di gioco, dopo essere stati avanti per quasi tutta la partita. E pensare che Duvan Zapata era tornato a segnare, a fare quello che gli riesce meglio. Sembrava la fotocopia della partita contro l’Empoli, con una rete nel primo tempo ed un match condotto e gestito abbastanza tranquillamente. Stavolta non è bastato. Stavolta l’Udinese non ha chiuso i conti. Stavolta i bianconeri hanno incassato la rimonta, concretizzatasi in pieno recupero con il gol di Cacciatore. Una beffa, che ricorda a parti invertite quanto accaduto una settimana fa, a San Siro, quando il finale sorrise ai friulani.

Non è il caso di fare drammi per questo esito beffardo. La classifica che va delineandosi nelle prime giornate vede comunque la compagine friulana in ottima posizione. Due vittorie ed altrettante sconfitte in quattro gare rappresentano un buon principio di campionato. I bianconeri hanno tre punti in più rispetto alla scorsa stagione. Inoltre, l’impronta di Iachini si nota già nel gioco di questa nuova Udinese. Brillano Emil Hallfredsson, autore di una crescita continua, e Sven Kums, collante straordinario tra il pacchetto arretrato ed il centrocampo. Con la spinta dell’islandese e la precisione del belga, i friulani stanno migliorando continuamente anche nel reparto mediano. E se ora si è davvero sbloccato Zapata in attacco, il pubblico bianconero potrà divertirsi nelle prossime gare.
 

Cosa non è andato contro il Chievo? Si è riproposto il solito problema di gestire la partita. Ieri, l’Udinese non è riuscita a controllare l’andamento del match, continuando a difendersi e lasciando al Chievo il pallino del gioco. Una grande squadra sa anche prendersi l’onere di dettare il ritmo ed anestetizzare le offensive avversarie grazie ad un uso sapiente del possesso palla. Ed invece gli uomini di Iachini hanno continuato a regalare la sfera agli scaligeri, limitandosi ad attenderli pazientemente nella propria metà campo. Forse con un pizzico di inconsapevole superbia, derivante dalla convinzione di riuscire a portare a casa l’intera posta rinunciando ad attaccare realmente. Si poteva fare molto di più. Era giusto aspettare la reazione del Chievo, lasciar sfogare gli uomini di Maran. Ma, prima o poi, la gara andava chiusa, sigillata con un lucchetto sicuro (che in altre occasioni ha risposto al nome di Stipe Perica). Non è stato così. Castro e Cacciatore hanno riportato tutti sulla terra, con due gol a fotocopia, nati entrambi dalle falle difensive sulla fascia destra friulana e dalle dormite al centro dell’area di rigore. Un segnale di poca concentrazione nel finale. Ma nessun dramma. A volte, sconfitte di questo tipo sono salutari. Meglio tornare a pensare da formichina, a fare punti in silenzio, senza svolazzare con la fantasia verso lidi europei, che per ora non ci appartengono. Restiamo focalizzati sui fatidici 40 punti. Il lavoro non manca.
 

Sezione: Focus / Data: Lun 19 settembre 2016 alle 08:00
Autore: Federico Mariani
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