Dico la verità: quando nel penultimo quarto Ferrara, buona formazione di categoria ma non trascendentale, piazza un 16-1 che ribalta la gara dal +9 Udine al +6 per loro, ho rivisto i vecchi spettri. L’A.P.U. ormai prende un parziale a partita, spesso nei momenti nevralgici e decisivi. Ma la fisicità, i volti e le espressioni dei bianconeri non erano quelli assolutamente assenti di Mantova, o di qualche tratto di derby. 22-7 nell’ultimo periodo ed estensi rimandati al mittente.

Udine l’ha vinta di cuore e di carattere: ha potuto ruotare solo otto effettivi più Diop, dato che Vanuzzo, Truccolo e Zacchetti soffrivano a fianco a noi, impossibilitati ad entrare. Ha subìto sotto canestro la fisicità di Pellegrino, sì, ma oggi Gino Cuccarolo si è ben guadagnato la pagnotta soffrendo il giusto ma limitando la torre di Vittoria e capitan Soloperto (quattro carambole e zero punti) come meglio poteva. Lardo ha schierato per 15’ un quintetto basso, nel quale finalmente Allan Ray non ha interpretato un solista senza orchestra.

Oggi il tag-team degli esterni friulani ha finalmente dato prova di essere adeguato alla categoria: punti e sostanza per Castelli, dieci punti e sette lampadine portate a casa; Sonnyboy Traini si è preso dei tiri a responsabilità mille chiudendo con un non malvagio 3/8 dall’arco; microwave Mauro Pinton, poi, si è ricordato della faccia di bronzo che contraddistingue le sue “lavatrici” da tre punti. Alla fine saranno 6, con un 67% di realizzazione decisivo all’esito finale.

Buona prova di Ray, parso più immerso nella chimica di squadra rispetto al recente passato; Okoye buono sotto canestro ma molto impreciso in attacco, dove spesso pare cercare la conclusione ad effetto invece di optare per la soluzione più semplice.

Parlando della gara quando ancora le formazioni stavano riscaldandosi, dicevo ad un collega che oggi sarebbe stata la partita-crocevia del campionato. No, non solo e non tanto per una classifica che iniziava a preoccupare (ma è presto per delineare i ranghi del campionato), quanto per lo scollamento che pareva trasparire dalle ultime involute prestazioni bianconere: fra le idee del coach e le azioni della squadra; fra i vari giocatori; fra squadra, società da una parte e tifosi dall’altra. Obiettivamente alcuni commenti sociali mi sono sembrati fuori luogo: ci sono momenti favorevoli, altri meno ma Vi invito ad andare a leggere quanto Voi (molti fra loro erano gli stessi) scrivevate contro la GSA e in particolare Porta (che ora invocate) dopo la sconfitta dell’1-2 contro Bergamo; quando noi, il Settore D e la squadra ci credevamo (registrazioni radiofoniche non mentono) assieme a pochi altri. È facile emettere sentenze, sulla scorta di troppo amore (sì, sono sempre positivo), quel troppo amore che Vi spinge ad essere pessimisti aldilà del bene e del male.

L’unica sconfitta che onestamente mando giù a malapena (il derby non fa testo, è questione di campanile e non di prestazione) è quella casalinga contro Imola. Lì, sul +9 come oggi la si doveva portare a casa. Invece forse, credendola chiusa, si è iniziato a pensare a Trieste mentre gli avversari hanno inchiodato i nostri colori alla metaforica croce, meritandosi la vittoria. Udine è formazione che se la batte con molte, e con qualche ritocco ma forse semplicemente svuotando l’infermeria se la giocherà contro tutte.

Cerchiamo di avere ancora un po’ di pazienza: si vince con il 30% del roster fuori e con una difesa ancora da registrare, non possiamo che crescere.

Ora trasferta a Jesi, formazione a pari punti con Udine e reduce da una sconfitta senza attenuanti sul parquet di Roseto. Sarà difficilissima, la formazione di Cagnazzo e Bowers non vorrà allungare la striscia negativa e per Udine si profila un’altra battaglia. Che, si spera, possa essere disputata con una panca più profonda. Altrimenti uguale, gli otto di oggi (più Diop) dovranno vendere cara la maglietta biancanera, che oggi, obiettivamente, hanno onorato.

 

Sezione: Focus / Data: Lun 12 dicembre 2016 alle 08:30
Autore: Franco Canciani
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