Montegranaro vince perché gioca una pallacanestro non straordinaria ma solida, perché trova in panca 22 punti d’oro e riesce a invertire un’inerzia che a 14’ dalla fine sembrava essere tutta dalla parte dei bianchineri di casa.

Punto.

Di solito cerco di analizzare, per quanto posso, le gare dell’A.P.U. dal punto di vista statistico e tecnico, se non proprio tattico. Stasera non so se sia il caso. Forse sì.

Butto lì dei numeri: 24% da tre; 51 punti su 69 realizzati da tre giocatori; 11 punti dei due lunghi, briciole dagli altri. Soprattutto un dato statistico: al 6’ del terzo periodo Udine, dopo la tripla di Cortese, comandava 54-47; al 35’ si era 57-67; al termine 69-78.

Ne deriva che negli ultimi 14’ il parziale per la XL è stato 15-31. Amen.

Non me la prendo con nessuno: quando si perde con merito si deve solo cercare di mettere a fuoco le ragioni, e detto di una difesa nettamente migliore che contro Mantova (contro, oggi, una squadra più forte) sono le medie da fuori che ci hanno condannati.

Ho ascoltato per due volte la conferenza stampa di coach Demis: in rete, non vi ho assistito perché gli avrei dovuto rivolgere domande cui non avrebbe voluto rispondere (correttamente) e avrei gettato benzina sul fuoco dentro di un uomo orgoglioso; ha ripetuto a chiare lettere che se i suoi si volevano definire una squadra forte si sarebbe dovuta comportare da squadra forte, sottolineando che tale ‘appellativo’ glielo avevano affibbiato mo’ gli avversari, mo’ noi che li commentiamo.

Io non intendo infierire dopo una gara sanguinosa; sommessamente però gli ricordo che leggendo i nomi che compongono questa squadra, a confronto dei bravi ragazzi che giocavano l’anno passato con Lardo, qualsiasi bipede dotato di intelletto normale posizionerebbe Udine nella prima fascia del proprio girone. Sono d’accordo con lui quando sostiene che le prime cinque giornate sono imprevedibili, ché le squadre si debbono conoscere al proprio interno: io la pazienza ce l’ho, ma cresciamo tutti assieme. Tutti assieme. Noi per primi cercheremo di tenere il timone a dritta, senza pensare che oggi c’è chi vorrebbe tagliare gli americani, chi il coach (siamo mica Preziosi…), chi le cavallette: anche loro, e ne sono certo, facciano la loro parte.

La squadra deve acquisire consapevolezza dei propri mezzi, non accomodarsi sulle gare cercando invece di ampliare il divario, senza gestire. Invece specie nelle riprese capita il contrario.

Ed è qui che non mi trovo d’accordo con coach Demis: il venerdì prima di Imola lo intervistai e gli chiesi se fosse preoccupato per i cali della propria formazione nei quarti finali; rispose che non era così, che era semplicemente una serie di avversarie che volevano vincere e mettevano in campo una fisicità e tecnica da serie superiore. Lo ascoltai perché da Cavina ho solo da imparare, mi tenni la mia impressione.

Imola e Montegranaro ci battono di parziale, pesante, a cavallo di terzo e quarto periodo: non può essere casuale.

Preoccupato? No. Non sono preoccupato perché nello sport si vince o si perde. Non lo sono perché ritengo Powell e Simpson una bella coppia (oggi Montegranaro non ha certo vinto per il proprio secondo americano…) e il resto della compagnia ben assortita; perché penso che non sempre a Genovese toccheranno 98’’ di gioco, a Nikolic 6’ e poco di più a Pinton.

Fortuna che non ci si ferma: mercoledì partita al PalaDozza, contro la capolista (assieme alla XL) che oggi ha maramaldeggiato al Palaverde. Siamo pronti? Spero di sì. Per una serie di motivi, e per un pubblico (lo ha constatato anche Demis) anche stasera numerosissimo e caldo.

Sezione: Focus / Data: Lun 22 ottobre 2018 alle 13:32
Autore: Franco Canciani
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