Giovanni Adami, noto avvocato udinese vicino all’ambiente del tifo organizzato di tutta Italia, è intervenuto durante la prima festa dell’orgoglio bianconero per illustrare ai presenti come opera la Red Bull nel mondo del calcio.

Il legale friulano ha spiegato in una breve introduzione perché vi è stata la necessità di fare informazione fra i sostenitori dell’Udinese. Informazione che necessita di dieci minuti del vostro tempo ma che fa capire il modus operandi della nota multinazionale.

”Buon centoventesimo compleanno a tutti quanti. Mi auguro di festeggiarne altri 120, con figli e nipoti e quant’altro, ma il rischio che ciò non accada è un rischio consistente. Il figlio del nostro presidente ha detto che nulla di quanto scritto è vero, che non ha incontrato nessuno e si sono raccontate solo fandonie. Noi stasera però cercheremo di immaginare quale potrebbe essere lo scenario del calcio a Udine qualora Gino Pozzo abbia detto una mezza verità sui giornali, cioè qualora l’affare Red Bull sia già stato fatto e la somma della cessione dell’Udinese sia stata fissata a 90 milioni di euro, soldi poi destinati ad un investimento nel calcio cinese ed europeo. Le voci sono molto forti e particolareggiate e pertanto forse un fondo di verità c’è. La preoccupazione di tutti non è del passaggio di società da un proprietario all’altro poiché queste cose sono già avvenute, anche nella nostra storia. Ovviamente ci sarebbe una normale preoccupazione per i piani programmatici del nuovo presidente ma sarebbe anche qualcosa di stuzzicante. Il problema è che ciò che la Red Bull ha fatto nel calcio dal 2005 in poi ed è un qualcosa che lascerebbe un segno indelebile qui a Udine, come lo ha lasciato in tante altre città.”

Durante la conferenza stampa Adami ha illustrato con dovizia di particolari la storia della Red Bull, soffermandosi sulle varie società detenute dalla multinazionale austriaca: “Partiamo dagli Stati Uniti, dove c’è un calcio senza tradizione. Red Bull nel 2005 compra i New York Metro Stars, i quali giocavano con le maglie dell’Eintracht Francoforte a righe rosse e nere. Negli States non c’è una regolamentazione particolare, così cambiano immediatamente il nome, che diventa New York Red Bull. Spostano il campo di gioco e la sede della società all’esterno dello Stato di New York, nel New Jersey e hanno qualche problemino con la tifoseria e l’opinione pubblica che dice:” com’è, si chiama Red Bull New York e giochiamo nel New Jersey?.” Tuttavia gli americani non si sono strappati i capelli.

Non tutti sanno che la Red Bull esiste anche in Brasile, con una società che si chiama RB Brasil e che si trova a Campinas, nello stato di San Paolo ed è al momento in terza /quarta divisione. Non è una squadra destinata a vincere il campionato o piena di campioni. Anche in Brasile la metodologia usata dalla Red Bull è stata quasi uguale rispetto agli Stati Uniti. La squadra è stata fondata ex novo: hanno impresso il loro marchio con i tori alati e la scritta Red Bull. Giocano in bianco rosso, i colori sociali sono sempre quelli. Qui però non hanno costruito uno stadio. Giocano nello stesso stadio del Ponte Preta, che assieme al Guaranì è una delle squadre storiche di questa città. In Brasile non hanno depredato nessuno dei propri colori, della propria storia, della propria tradizione perché non è stata acquisita un’altra società.

Capitolo RB Lipsia, ora neopromossa nella massima serie tedesca. Perché la Red Bull ha voluto investire proprio qui? Lipsia è una piazza storica del calcio tedesco. Nel 1900 qui nasce la Deutscher Fussball Bund, la federazione calcistica della Germania. La prima edizione della Bundesliga, datata 1903, viene vinta da quello che sarà poi il Lokomotiv Lipsia. La Red Bull vuole investire proprio in questa regione, andando al cuore di quella che è l'attuale Bundesliga. Inizialmente prova ad acquistare la Dinamo Dresda. Quest’ultima non ha dei tifosi facili da gestire e nemmeno una capienza di stadio adeguata ai progetti del colosso multinazionale. Per questo i Tori Rossi si spostano su una delle due società di Lipsia e tentano di acquisire il FC Sachsen, i cui tifosi fin da subito si ribellano. Si verificano una serie di interventi forti: camionette della Red Bull che nella notte scompaiono, il campo da gioco che viene completamente distrutto etc. La stessa federazione tedesca indica allora alla Red Bull un'altra società da prendere per evitare tumulti di piazza. Perciò la multinazionale austriaca si sposta in periferia, a Markranstadt, quinta serie del calcio tedesco e  società dai colori bianco azzurri che ha una bella storia nel calcio semiprofessionistico. Mateschitz l’acquista. Il Markranstadt gioca il primo anno nel suo vecchio stadio. Poi, senza colpo ferire, la Red Bull cambia il simbolo e i suoi colori, che diventano ovviamente biancorossi. Dopo una stagione il Markranstadt si trasferisce a Lipsia, dove viene costruito un nuovo stadio. Del Markranstadt non c'è più nessun ricordo e la squadra diventa la Red Bull Lipsia. Non si verificano tumulti di nessun tipo e, sospinto dalla Federazione locale della Sassonia, la Red Bull ricostruisce quella che era la SSR Markranstadt, restituendola ai suoi vecchi tifosi con i vecchi colori sociali biancoazzurri.

Capitolo Salisburgo, società dai colori viola e realtà assolutamente storica del calcio austriaco. Quando nel maggio del 2005 Mateschitz, il presidente della Red Bull, entrò nel mondo del calcio con il Salisburgo disse:” Prenderemo Zidane e andremo in Champions League in 5 anni”. Ovviamente tutti quanti si erano entusiasmati per questa promessa. Quando nel mese di giugno 2005, in un hangar dell'aeroporto di Salisburgo, ci fu la presentazione della squadra e si levò la tela che copriva il manichino con la nuova maglia, tutti si sorpresero nel vedere una casacca biancorossa con il simbolo in grande della Red Bull. Il signor Mateschitz dice a tutti quanti: “Da ora ci chiamiamo Red Bull Salzburg, la nostra data di nascita è il 2005. Rinnego la finale di Coppa delle Coppe, gli scudetti vinti, qualsiasi altro trofeo della storia dell'Austria Salzburg. Giocheremo in biancorosso. Chi è d'accordo sta con me, chi non è d'accordo se ne vada.” Nasce un movimento di protesta propositivo, con incontri, dibattiti di piazza e convegni. Sembra ad un certo punto che si possa raggiungere un accordo, che avrebbe potuto essere semplicemente quello del mantenimento del bordo viola sui calzettoni del portiere. Quindi andava bene tutto a tutti purché avessero mantenuto semplicemente il bordo viola del calzettone. Mateschitz dice di no e rilancia, facendo una provocazione fortissima ai tifosi. Fa trovare in un'amichevole una serie di occhiali di cartone 3D sui seggiolini dello stadio con la lente viola, in modo che gli spettatori legati alla vecchia Austria Salisburgo avessero potuto vedere tutto viola. Il 15 settembre, nella partita Austria Vienna-Red Bull Salzburg, parte della tifoseria del Salisburgo ,per protesta,fuoriesce dallo stadio. Da lì è nata quella che per alcuni è una delle più belle storie del calcio moderno. Ricominciando dall'ottava serie, avviene la rifondazione della nuova Austria Salzburg, la quale mantiene i vecchi colori sociali. La Red Bull in Austria non depreda solo l’Austria Salzburg dei suoi colori e delle proprie tradizioni: Mateschitz compra anche l'Union Sport Klub Anif, la squadra di un paese alla periferia di Salisburgo, portando via anche qui la storia calcistica ai pochi tifosi che seguivano la squadra. L’USK Anif viene rinominata FC Liefering, attualmente militante in seconda divisione, dove vengono fatte giocare le seconde linee della RB Salzburg.

L'unico fallimento della Red Bull è avvenuto in Ghana, dove nel 2008 il colosso multinazionale compra una società della capitale. Anche qui i colori vengono cambiati in biancorosso e il nome del club diventa Red Bull Ghana. La nuova squadra gioca in Prima Divisione e i giocatori sono perlopiù originari del luogo. Viene fondata un'accademia giovanile. Tuttavia i piani imprenditoriali della Red Bull non danno i frutti sperati, non garantendo un ritorno in termini economici e calcistici. L'Accademia viene dunque ceduta al Feyenord e ora la squadra che fa capo alla società olandese milita in serie C. (e ovviamente non si chiama più Red Bull).

Adami traccia infine brevemente i punti essenziali del modo di operare della società salisburghese e ciò che potrebbe succedere a Udine qualora i Tori Rossi decidessero di investire nella piazza friulana: “In tutti questi casi che ho riassunto il tema dominante è il seguente: comprare una società del livello e della categoria più alta possibile, rifondandola completamente. La Red Bull punta a: partire il più vicino possibile alla serie A, cambiare il nome, cambiare i colori, disconoscere la storia e fare uno stadio nuovo. In Brasile si registra l’unica eccezione, dove, come a Salisburgo, c’era già lo stadio. Il messaggio che abbiamo tratto da questi esempi è semplice: se la Red Bull comprasse l'Udinese Calcio 1896 dei colori e del nome probabilmente resterebbe molto poco. Ci troveremmo a giocare nello stadio Friuli con una squadra che si chiamerebbe Red Bull Udine e che giocherebbe con la prima maglia bianca con il toro alato che regge il simbolo di Udine. Magari si potrebbe anche avere una seconda maglia nera, giusto per dare un contentino alla piazza. Si cambierà i colori sociali, depositando in Lega i nuovi colori sociali biancorossi, disconoscendo così quello che è il nostro patrimonio mnemonico e storico. Ora io non sto a discutere quelle che sono le scelte imprenditoriali. In questi giorni mi sono arrivati dei messaggi e mi sono state fatte delle domande veramente disarmanti, anche da parte di persone molto vicine o interne al mondo del calcio friulano. Mi è stato detto:” ma siamo sicuri che con questo mercato non sarebbe giusto un intervento della Red Bull che darebbe un po’ di linfa?”. “In fin dei conti anche se giochiamo con la maglia bianca e i tori alati, quale può essere la differenza?” Questi modi di pensare sono a mio modo di vedere assolutamente inaccettabili perché il punto è questo: Red Bull Udine in bianco rosso per quanto possa vincere, per quanti campioni possa comprare, sarebbe qualcosa di diverso, di diametralmente opposto all’ Udinese Calcio 1896. Questo è un punto che credo sia assolutamente condivisibile da tutti. Ognuno deve fare la propria scelta ma ciò che è indubitabile è che l'Udinese bianconera non può essere Red Bull Udine biancorossa. Credo che sul punto non ci possano essere dubbi. Che ognuno faccia la scelta che vuole per il futuro perché, per l'amor del cielo, si è liberissimi.”

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 05 settembre 2016 alle 19:00
Autore: Arianna Forabosco
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