Un punto per uno non fa male a nessuno. E fino qua ci siamo. Non ci siamo invece proprio per nulla sul fatto che il campionato di due delle formazioni di media classifica maggiormente indiziate di fare il grande salto di qualità verso altri lidi di classifica debba finire in pasto a sentimenti mediocri come la noia ed in generale la stagnazione, la pace dei sensi o quasi se guardiamo lo scenario presente con il grand’angolo dell’agonismo puro. Certo, bisogna tenere in debito conto il fatto che ormai le grandi candidate ai posti più nobili della classifica hanno da qualche tempo cementato le loro posizioni. Dal Torino in su tutti son praticamente certi di poter ambire all’Europa e di non temere confronti o avere rivali in questa prospettiva. Oramai le formazioni della parte sinistra della classifica crediamo che siano saldamente sui binari del loro successo individuale. Poi ci sono le formazioni della terra di mezzo della classifica, quelle che almeno oramai non hanno più nulla da temere perché il plotoncino delle ultime tre in classifica è oramai ancor più certo nella sua composizione e qui si può già provare a pronosticare chi purtroppo retrocederà nella serie cadetta, senza grosse paura di cadere in errore. Quel che ci si domanda ora è quale mai sia la ragione per la quale le formazioni del “purgatorio” di classifica non cambino politica, decidendo sì di non fare grossi programmi, ma ponendosi un unico precetto. Quello secondo quale essendo oramai la loro classifica al sicuro rispetto agli obiettivi stagionali prefissare si potrebbe pensare di giocarsi ogni partita come fosse ancor di più una battaglia a sé, ponendosi ancor di più l’obiettivo di dare il massimo di sé stesse in tutta disinvoltura. Dare in buona sostanza il massimo partita per partita, ovviamente nella misura in cui sia reso possibile dal bagaglio di energie residue, considerando però che per l’appunto l’unico obiettivo che si deve avere ben stampato in testa e quello di vincere la battaglia giornata per giornata, rapportando il proprio sforzo alle credenziali dell’avversario che si ha di fronte e sapendo di avere dalla propria una certezza. Quella di essere già praticamente certi di essersi guadagnati la salvezza per il campionato in corso. Questo dovrebbe portare molto probabilmente a giocare con la mente più sgombra, nella certezza che l’unico obiettivo residuo da inseguire è quello di cercare di aggiungere mattoni che vanno unicamente a rafforzare un muro di certezze che è già più che sufficiente a preservarti dalle “intemperie” e quindi dalle insidie del campionato. Non avendo più il peso di dover fare punti per forza ora come ora, alla squadra dovrebbe risultare nettamente più facile il compito di trarre il massimo profitto dal proprio prodotto calcio sfornato come detto con il beneficio della mente sgombra. E quindi si dovrebbe pensare di più a giocare a viso aperto, diversamente da quanto accaduto domenica scorsa contro il Chievo, in una partita in cui le squadre si sono unicamente pungolate con molta blandezza, trascinandosi verso quello che era l’obiettivo principale per entrambe: quello di concedersi un punto a testa, essendo sicure che questo benefit avrebbe ben giovato alle sicurezze di entrambe che ora un distacco pur minimo dalle inseguitrici dirette lo possono vantare.

Sia chiaro che come già delineato in precedenza quel che ci sarebbe piaciuto vedere in realtà sarebbe stato quel confronto giocato a viso aperto da due formazioni che, forti delle loro certezze, avessero fatto valere il loro buon livello universalmente considerato scambiandosi vicendevolmente colpi diretti alla figura, come si direbbe usando un registro tipicamente legato allo sport della scherma. Invece abbiamo finito per poter apprezzare unicamente un confronto giocato piccoli colpi di fioretto apportati a una certa distanza dal bersaglio pieno. Due squadre che giocavano con il braccetto per paura di farsi male a vicenda e che hanno prodotto una delle peggiori partite della stagione dal punto di vista qualitativo e soprattutto delle emozioni, in una gara nella quale si è vista la miserrima miseria (permetteteci di usare una espressione tutta a sé) di un solo tiro effettuato nell’arco dei 90 minuti. Un solo tiro a carico dell’Udinese che guardacaso sembrava in una certa misura più ispirata rispetto ad un Chievo che non aveva certo le sembianze di quella squadra che in casa propria sapeva brillare rendendo la vita ardua all’avversario di turno. Tutt’altro. Il Chievo capace solo di corricchiare blandamente in lungo ed in largo per il match ci ha dato solo una certezza: la squadra della periferia di Verona non sta attraversando certo un periodo propizio dal punto di vista dell’ispirazione, al contrario di una Udinese che in partita le sue cosine le ha affatte, mancando solo di quel quid di sfrontatezza in più che le avrebbe consentito di fare magari sua la gara. Ma quella di domenica scorsa è stata una partita così, un confronto che si è giocato all’insegna di uno sterile equilibrio tra due squadre che nel faccia a faccia che poteva far prevalere una delle due a discapito dell’altra… sono state vinte unicamente dalla paura di cedere il passo all’avversario. E così spazio soltanto alla noia, ma questo resta uno scontro dal quale non prendere proprio esempio. L’unico e ultimo esemplare simile all’interno di un campionato che per entrambe, ma speriamo maggiormente per la nostra Udinese, dovrà svoltare nel senso migliore, quello della qualità del gioco da sfornare prontamente ogni domenica. Aspiriamo quindi a non vedere più una Udinese che si faccia unicamente i conti in tasca nel corso di ogni singolo incontro, ma una squadra che percepisca il bisogno di giocare a viso aperto. Ora che è possibile battere gli ultimi colpi senza la paura che magari che succeda chissà cosa, e ora che gli incontri in grado di variare il campionato dell’Udinese saranno ben pochi. Lasciando stare per così dire la gara contro la Fiorentina di domenica prossima, nella quale ci si può accontentare anche di un solo punticino, oltreché di una figura qualitativamente dignitosa, la vita dell’Udinese ora come ora la potranno cambiare solo scontri come quelli contro il Sassuolo, la domenica successiva ad Udine in un incontro tosto ma che la squadra bianconera può giocarsi pienamente, e marginalmente quelli di Pescara e contro Palermo, Genoa (in palese crisi attuale) e Cagliari a Udine, utili per raggranellare punti preziosi. Per il resto non si intravedono altri importanti utili a favore dell’Udinese, che se comunque avrà sfruttato appieno detti incontri alla fine avrà il margine sufficiente a venire a trovarsi proprio nella sua posizione di classifica, che è quella attuale ma che va mantenuta con il beneficio di un numero sufficiente di risultati utili da qui alla fine, che andranno fatti proprio nelle partite testé menzionate. Quel che è sicuro è che da qui alla fine vorremo vedere in campo come detto una Udinese più serena, paga della salvezza raggiunta e pronta a guadagnarsi ancora qualche posizione, grazie al vantaggio di potersela giocare a viso aperto, come detto a salvezza già largamente ottenuta per la corrente stagione.

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 07 febbraio 2017 alle 17:00
Autore: Valentino Deotti
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