Sembra che per i tifosi dell’Udinese la fine non giunga mai. Dopo tre anni di sofferenze in campionato, ecco che nemmeno l’estate (o l'inverno?) porta riposo ai bianconeri. L’ultima notizia a smuovere l’ambiente è la paventata proposta della Red Bull di comprare l’Udinese. Prezzo d’asta: cento milioni di euro. Partiamo dal presupposto che sono voci e come tali vanno considerate, ma leggendo in qua e in là pare che, se proprio il toro rosso debba entrare nel mercato calcistico italiano, l’Udinese sia la società più adatta ad un connubio con la multinazionale della bibita energetica.

Ho letto quello che è il metodo di lavoro della Red Bull: società in filiera, mercati principali e mercati secondari, filiali di “produzione talenti” in Ghana e in Sud America. Verrebbe da pensare che la multinazionale abbia copiato dal Paron, finora con meno profitti. Anche rispetto alla centralità dell’Udinese, le cose non cambierebbero. Fra le varie squadre con le ali, di sicuro quella che può portare più soldi (traduci in diritti televisivi e plusvalenze) è la tedesca Lipsia, così come per i Pozzo ora il centro di gravità permanente è la londinese Watford. Udine rimarrebbe la seconda, in entrambi i casi.

Il calcio è marketing, è affare, è entrate di soldi in Europa e uscite in Sud America e in Africa. In mezzo, ci stanno le squadre, i tifosi, i colori di una piccola patria. Il futuro è quello, e una crisi che ha prodotto ancora più differenze fra le sempre più ricche multinazionali e i sempre più poveri cristi, sta accelerando il processo.

Quindi, cambierebbe poco. L’età del Paron toglie all’Udinese quel po’ (o molto) di passione che c’era nel fare affari con il calcio, quell’equilibrio fra ricerca dell’utile e del risultato possibile che ci aveva fatto vivere momenti stupendi. Ma quello che mi preme, sempre considerando come veritiere le voci di un’offerta vicino ai 100milioni di euro, è capire: l’Udinese, che valore ha?

Consideriamo il motore. Consideriamo che il business nel calcio sono i diritti televisivi (in Italia pochi) e la possibilità di creare plusvalenze. La rosa dell’Udinese attuale (stagione 16/17 con i ritorni dai prestiti), è sui 120milioni, lo dice Transfermrkt.com; ma non si tiene conto che la maggior parte dei giocatori sono di difficile piazzamento, il solo Zielinsky vale più di 10 milioni. I diritti televisivi invece sono sui 35/40 milioni all’anno (così dice Il Tifoso Bilanciato), mentre il costo del “personale” è di 24milioni circa. Poi ci sono le spese operative e le ormai famose consulenze di gestione del mercato giocatori.

Quindi? Un valore di mercato dovrebbe essere pari ad almeno il valore della rosa più i diritti televisivi di due o tre anni. Una proposta seria potrebbe aggirarsi sui 200milioni, stante la rosa in essere. Oppure sui 100milioni con una rosa ristrutturata: vendendo i migliori ed abbassando notevolmente il monte stipendi per dare via libera al management della Red Bull di programmare a piacimento. Perché anche su questo piano Pozzo e Red Bull paiono somigliarsi (friulano il primo e austriaci i secondi): si programma a 3/5 anni.

Se la relazione ci sarà, se andrà avanti questa fantomatica trattativa, lo vedremo da due significativi sintomi: o l’aumento (netto ed inequivocabile) dell’offerta, o lo smembramento della rosa senza acquistare sostituti. E con questo thriller per l’estate iniziamo le contrattazioni di mercato, quei pour parler che diventeranno effettivi a breve, appena aperta la sessione estiva.

Buona estate a tutti. Con, o senza ali...

 

 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 13 giugno 2016 alle 18:32
Autore: Giacomo Treppo
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