La Serie A torna in campo, con le partite che non si sono giocate la scorsa settimana, a porte chiuse. Si riparte così, non è il massimo va ammesso, ma non si poteva fare di meglio. In un momento delicatissimo come quello che stiamo attraversando ora si poteva riprendere solo in questo modo. Anche il calcio è chiamato ad adeguarsi, a far fronte all'emergenza.

Ci è voluto un decreto legge (suggerito dalle indicazioni dell'Istituto Superiore della Sanità) del Governo e l'intervento della Figc per riuscire finalmente a mettere d'accordo tutti, a superare l'impasse che si era venuta a creare. Ne resta, comunque, la bruttissima figura fatta dai dirigenti del nostro calcio e l'egoismo delle grandi squadre.

Sarà una ripresa in ogni caso anomala, perché una situazione del genere non l'avevamo prima d'ora vissuta. Stadi vuoti, partite senza pubblico, giornalisti con la mascherina, sarà qualcosa di assurdo, paradossale, qualcosa da film apocalittico ma ci dovremo abituare in fretta. O così o si ferma tutto, definitivamente. La sicurezza prima di tutto, perché le norme introdotte ieri sono necessarie per contenere il rischio diffusione. Solo così facendo si potrà tornare alla normalità.

Ho sentito molte società parlare di gravissimi danni economici. Certo, con le porte chiuse vanno in fumo gli incassi dei botteghini, ma i danni sono tanti anche e soprattutto per i tifosi a cui ancora oggi non è ben chiaro se verranno rimborsati biglietti e abbonamenti. Mi auguro che società, presidenti e calciatori, già ricchi, pensino una volta tanto alla gente. Il sistema è in difficoltà, anche il calcio, che negli anni ha ricevuto da tutti noi tantissimo, deve fare la sua parte. A tutti è chiesto un sacrificio

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 05 marzo 2020 alle 15:08
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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