Cercasi Udinese disperatamente. Lanciamo un appello dopo il nuovo doloroso capitombolo rimediato in quel di Genova. Una sconfitta che fa male ma non stupisce, perché figlia di un atteggiamento decisamente negativo che accompagna la squadra friulana da troppe gare. L’avvio della gara dello stadio “Luigi Ferraris” di Genova ha mostrato un’Udinese troppo brutta per essere vera: lenta, intimorita, prevedibile e quasi rinunciataria. È parsa ritrovarsi solamente quando Perin è incappato in uno svarione che solitamente non gli appartiene. Tuttavia il vantaggio firmato da Alì Adnan non ha fatto scattare quell’input psicologico che manca alla squadra, come confermato anche dai giocatori stessi nelle ultime interviste. I friulani hanno controllato la gara, senza affondare il colpo. Un peccato mortale perché lo stadio “Luigi Ferraris” è una bolgia infernale, capace di sospingere il Grifone avanti, oltre le sabbie mobili nelle quali talvolta la squadra rossoblù si impantana. Non approfittare dei momenti di difficoltà dei padroni di casa è una grande colpa.

Inoltre l’Udinese sembra aver preso appuntamento fisso con il gol subìto all’inizio della ripresa: come contro il Milan i bianconeri hanno incassato a freddo la rete del pareggio, nata per ingenuità friulane. A San Siro la squadra si fece trovare gravemente impreparata di fronte al contropiede finalizzato da Niang; a Genova il braccio alto di Duvan Zapata (forse provocato da un contatto falloso ai danni dell’attaccante colombiano dell’Udinese) ha stoppato i timidi segnali di ripresa degli uomini di Colantuono. Cerci non ha fallito la ghiotta occasione e il pareggio ha svuotato gli ospiti. Zero pressing, zero idee. Da segnalare solamente qualche lancio a cercare le iniziative volenterose del solito Thereau, lottatore e intelligente nella gestione della sfera ma male assistito dai compagni. Dietro l’Udinese si è aggrappata ai riflessi di Karnezis (straordinario in almeno tre occasioni) e alla grinta di un solido Felipe. Ma a parte questo poco altro. Solamente dopo il gol di Laxalt, lasciato inspiegabilmente solo dalla difesa bianconera nella ribattuta a rete, i friulani si sono risvegliati dal torpore e, sospinti dalla forza della disperazione, hanno sfiorato il pareggio.

Il problema sta nel cinismo: i punti si fanno grazie all’ottimizzazione delle occasioni a disposizione. Tradotto: se non si sfruttano le chance che si creano o che la Dea Bendata serve non si vince. E così, quando l’Udinese ha iniziato a giocare con maggiore scioltezza, si è rivelato troppo tardi. Il gol non è arrivato e il rigore di Di Natale deviato da un sontuoso Perin ha rimarcato come la dura legge del calcio sia impietosa con chi dilapida occasioni incredibili. Si spera che la lezione si stata appresa e che si riparta come auspicato da Karnezis in zona mista. Perché d’ora in poi non si può più scherzare. Il tempo delle sconfitte indolori è finito.
 

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 22 febbraio 2016 alle 09:00
Autore: Federico Mariani
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