Nico Lopez sarà uno degli ex della prossima sfida di campionato tra Udinese e Roma, in programma domani pomeriggio al Friuli. Una partita speciale per la punta friulana, che era arrivato a Roma sulle ali dell'entusiasmo, ma che non ha lasciato il segno come dirigenza e tifosi si aspettavano. L'uruguagio si è raccontato alla Gazzetta dello Sport, raccontando la sua esperienza nella Capitale, e poi l'arrivo ad Udine:

"Se battiamo i giallorossi invito squadra e staff. L’importante è giocare, anche 5 minuti sarei felice, butterei dentro tutta la voglia che ho", esordisce subito Lopez. "Contro il Cagliari non ho fatto bene. Devo trovare il passo giusto e imparare bene i movimenti che mi chiede Guidolin, ma a lui i giovani piacciono"
Alla Roma che cosa non ha funzionato?
"Con Zeman funzionava tutto. Dalla Primavera sono passato in prima squadra, sono entrato e ho segnato. Ho fatto il ritiro con Zeman: dicevano che non sarei riuscito a reggere i suoi allenamenti. Ce l’ho fatta. Con Andreazzoli dopo una partita non ho più giocato. Non mi ha mai parlato e io non chiedo agli allenatori perché non mi fanno giocare". 
Eppure la Roma l’ha voluta. Prima della firma è stato addirittura nascosto in un albergo... Ci racconta?
"Ma non è proprio così. L’hotel me lo ricordo: Mancini, mi allenai lì con un professore per 15 giorni. Per 2-3 giorni, prima della firma, sono rimasto chiuso lì. Il mio procuratore aveva deciso così". 
Ora come vive?
"A Udine sto meglio che a Roma, anche se mangio sempre pollo e io amo l’asado. È più tranquilla. Non credo che andrò via a gennaio, fino a giugno starei volentieri qui. Vivo con i miei genitori. Papà aveva un panificio-biscottificio a Montevideo. Ha lasciato tutto. A Natale torneremo a casa e vedrò mio figlio Elia che ha un anno e mezzo. Vado solo per quello". 
Dura essere padre a 20 anni e non vedere mai suo figlio...
"Mi sono separato dalla mia compagna dopo 5 mesi che era nato. Ho sofferto tantissimo, ma non funzionava". 
Due cose: il soprannome "El Conejo" e il numero 17.
"Il soprannome significa coniglio (Lopez ha anche i dentoni alla Fonseca, ndr ), coniglio de la suerte . Me lo misero i giornalisti quando giocai la prima partita col Nacional. Avevo il 17, avevo 17 anni, segnai al minuto 17 e in squadra eravamo 25, fui il diciassettesimo ad andare in gol. Vi basta questo?". 
Udine meglio di Roma. È vero che non legava con i compagni?
"Con Lamela uscivo, con Osvaldo pure e anche con Burdisso. Con gli italiani no, perché non parlavo la lingua. Ora basta Roma. Pensiamo a batterli. Ma non dobbiamo lasciarli giocare".

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 26 ottobre 2013 alle 09:00
Autore: Marco Grillo
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