Non mi parlate di ‘vittoria di cuore’: al netto di dedizione, volontà ed impegno, Udine vince contro Imola semplicemente perché gioca meglio dell’avversaria. E questo va riconosciuto alla superstite truppa di Cavina.

Difende meglio: tranne i primi dieci minuti in cui Crow e Raymond mettono triple come fossero Doncic (7 i punti di svantaggio di Udine al primo intervallo corto), la GSA concede all’avversaria un misero 3/14 dall’arco, con l’ultimo canestro da tre durante il garbage time. Svita 12 rimbalzi in più, undici dei quali in attacco; costringe per 30’ i tiratori avversari a forzare le conclusioni sbagliando molto poco in difesa. Risultato: Imola segna 10,3 punti in meno della propria media per gara.

In attacco Udine mette invece 3 punti in più della propria, di media; segna con quasi il 40% dall’arco, ottenendo 12 delle proprie 14 bombe da Spanghero (5/6), Genovese e capitan Pinton.

Udine vince perché avrebbe dovuto soffrire l’energia avversaria ed invece proprio dell’energia fa il proprio cavallo di battaglia di stasera, con giocatori i quali solitamente fanno pochi minuti in gara che si rivelano trascinatori (i balzi di Nikolic, le triple di ‘zu Totò); vince perché Marco Spanghero non è forse mai stato così decisivo come stasera (tranne il finale di Cagliari).

Udine vince perché annovera tante, troppe mancanze (fra assenze, infortunati modestamente recuperati e giocatori usciti nel corso della gara) ma ha il merito di patirle poco, se non nulla. Adesso si speri solo che gli infortuni non pesino troppo nell’economia della prossima, fondamentale gara di Mantua e che chi ha giocato sul proprio dolore, leggasi Powell, non abbia peggiorato la situazione. Piccolo inciso: ho letto qualche giudizio piuttosto pesante sulla prestazione di Marshawn, stasera. Non lo si può giudicare, appunto perché l’essere sceso in campo seppur per soli 16’ dimostra quanto tenga al progetto e non il contrario. Almeno stasera godetevi la vittoria e cercate di non sentenziare. Grazie.

Udine vince e lo fa in ogni zona del campo ed in ogni fondamentale: è vero che Imola ha una percentuale dal campo lievemente migliore, ma Udine segna di più dall’arco (14 contro 8), mette 19 punti contro 7 da palle recuperate, ha saldo pari fra palle perse e riprese (Imola -9), attinge 35 punti dalla panca contro i soli 13 di Imola, che obiettivamente dietro l’esagitato tecnico ex-Roseto aveva molto di meno fra cui scegliere.

L’arbitraggio? Mettiamola così: volendo evitare eventuali reprimende dalla federazione che tutela i fischietti, dirò che hanno diretto alla grande: l’antisportivo a Powell, il susseguente fallo in attacco a Imola per un sospiro; ancora prima, la palla a due chiamata dopo che Nikolic l’aveva chiaramente in mano (e a tempo scaduto per il tiro di Imola) sono solo alcune chicche che Maschio, Costa e Giovannetti mettono in fila senza soluzione di continuità. Non so, forse mi aspetto sempre molto, troppo da chi dovrebbe semplicemente dirigere il traffico evitando che i giocatori si facciano male; invece continuo a vedere fischiate da inquadratura televisiva, chiamate fiscali seguite da cinque minuti di ‘gioco all’inglese’, falli antisportivi (che, mi ripeto, sono cose serie) sanciti e altri, più gravi, derubricati a fallo semplice con rimessa da metà campo. Quando vedo 14 falli fischiati da una parte e 21 dall’altra resto sempre perplesso. E lo avrei detto, come ho fatto, anche a parti invertite. Come detto arbitraggio da otto in pagella e promozione in Eurolega: sono io che non capisco.

Udine stasera ha giocato una delle gare più belle che mi ricordi da tanto, forse troppo tempo; rode pensare che per assistere ad un monologo quali sono stati gli ultimi 27 minuti di gara si sia dovuto attendere un momento d’emergenza, ma tant’è: per chi ha memoria lunga e non solo cestistica, sono ritornato a quel lunedì sera in cui l’Udinese calcio vinceva a Napoli 1-2 con reti di Inler e del Tànque, quando si scese al San Paolo senza Totò (…) né Sànchez.

E poi andammo tutti a Ronchi, ad attendere Domizzi (Spaccalavezzi, ricordate?) e soci.

Altri tempi, nel calcio: è stasera, nel basket. Bravi i ragazzi e bravo coach Demis.

Adesso l’imperativo è non fermarsi.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 14 gennaio 2019 alle 11:32
Autore: Franco Canciani
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