Gino Pozzo ha parlato ai microfoni del Messaggero Veneto dopo l'avvio di stagione non proprio esaltante, con i due ko nelle prime due giornate di campionato, seguite dalla vittoria di domenica scorsa. Pozzo ha spiegato il motivo dell'arrivo di Maxi Lopez, ma anche le dinamiche che hanno caratterizzato il calciomercato bianconero: "Questa Udinese è figlia di tutta una serie di valutazioni che abbiamo fatto assieme al nostro allenatore, fino all’ultimo giorno di mercato, ecco perché in extremis abbiamo acquistato un attaccante come Lopez".
Facciamo un passo indietro, allora: all’inizio dell’estate c’erano altri nomi sul vostro taccuino, si parlava di Babacar, di Falcinelli, di Inglese oltre a Pavoletti: poi cosa è cambiato?
"Hanno inciso non solo le condizioni dell’acquisto. Ci siamo accorti che non tutto andava nella direzione giusta. Siamo partiti con l’intenzione di tornare a essere l’Udinese che lancia i giovani, ma con l’acquisto di una punta “di nome” rischiavamo di mettere in secondo piano chi era già qui".
Quindi l’investimento è stato fatto su un giocatore meno conosciuto...
"Seguendo quella che è sempre stata la nostra politica vincente. Abbiamo preso Bajic in Turchia, un centravanti di manovra da far crescere in Italia. Il campo darà il responso, ci dirà se non abbiamo fatto scelta giusta".
Quindi a un certo punto del mercato, ad agosto, l’Udinese contava su Perica, Lasagna, Bajic e Thereau, considerato un punto di riferimento: dopo un paio di settimane la cessione...
"Lo volevo alla Di Natale, ma lui continuava a giocare di testa sua e con l’andare del tempo sarebbe stato un problema tenerlo. Un problema per Delneri".
Così via libera al trasferimento alla Fiorentina e al suo posto ecco Maxi Lopez.
"Che era un tipo di attaccante che non avevamo in squadra: uno esperto, navigato".
Grande e grosso: qualcuno subito dopo l’operazione di mercato sottolineava soprattutto questo aspetto.
"Mi ero informato personalmente: ho chiesto informazioni dettagliate prima di ingaggiarlo, insomma sapevamo che non era fuori forma, che doveva togliersi di dosso un po’ di ruggine, ma che aveva motivazioni e voglia di mettersi alla prova in una realtà come la nostra. E mi pare che la prima risposta sia confortante in questo senso".
Infastidito dalle critiche arrivate da un parte della tifoseria per questo acquisto?
"Non do importanza alle osservazioni che arrivano dai tifosi da tastiera, quelli che non vengono neppure allo stadio e hanno una predispozione alle critiche senza cercare di capire la motivazione che ti porta a determinate scelte. Invece do retta alle migliaia appassionati che ci ritroviamo al fianco ogni domenica: io rispondo a loro".
Diritto di parola al pubblico del Friuli, dunque...
"Perché sanno sostenere la squadra, sanno applaudire e festeggiare le vittorie ottenute alla nostra maniera. Da questa gente accetto tutte le critiche del mondo se le cose non vanno bene e sono disposto a lavorare per prendere dei correttivi".
Ma facciamo un passo indietro, torniamo alla genesi di questa Udinese: le piace, ha dei piccoli rimpianti?
"Mi piace perché non abbiamo ceduto nessun giocatore di prospettiva, anzi ne abbiamo consegnati altrettanti a Delneri che adesso dovrà lavorare per metter in evidenza, accanto a Fofana, Jankto, De Paul, Samir, i vari Barak, Perica, Bajic, Balic. solo per citare qualche nome".
Obiettivo realistico?
"Io voglio guardare una partita alla volta nella speranza di vedere crescere piano piano la squadra. Si va a San Siro con il Milan? Bene, spero di vedere dei passi avanti rispetto alla gara vinta con il Genoa che è stata una buona boccata d’ossigeno in termini di classifica. Poi via via penseremo a Torino, Roma, Sampdoria".
Pozzo, pare di capire che chiede ai tifosi di usare i giudizi con cautela...
"Negli anni abbiamo cercato di cambiare un po’ pelle, di ingaggiare anche giocatori di esperienza per irrobustire la squadra. Sapete quale è stato uno degli investimenti più importanti? Kone. Adesso ditemi cosa ha dato Kone all’Udinese... Quando mi sono trovato davanti a una richiesta di circa 20 milioni per riavere Duvan Zapata ci ho pensato su e mi sono detto: è un bravo ragazzo, qui all’Udinese starebbe bene, ma non aumenterebbe il valore tecnico della squadra".
Meglio costruirsi i giocatori in casa, allora: questo il concetto?
"Ho avuto un colloquio con Perica durante l’estate. L’ho guardato bene negli occhi: mi chiedeva una chance qui, con la nostra maglia. Aveva dentro voglia e attaccamento. Perché non dargli un’opportunità? Potevo indirizzarlo altrove, ma dopo, con un campionato positivo alle spalle, è difficile riportare a casa un giovane. Ricordate Zielinski? Non ce lo siamo goduto a Udine. Ma non è stato l’unico. Ricordate? Cuadrado, Candreva".
Insomma, Pozzo vuole gente come Perica in squadra.
"Quando ho preso questa decisione non ho pensato solo a lui. Ho detto, cominciamo dal portiere, da Scuffet che è friulano e aveva atteso con pazienza un’occasione. Ho parlato con i tecnici, in squadra avevamo un titolare come Karnezis, ma mi è stato assicurato che con il tempo, con l’esperienza, Simone potrebbe superare nel rendimento il greco. Proviamoci. Avremo un titolare friulano dopo tanto tempo. E cerchiamo di non metterlo in croce al primo gol che prende".
Riassumendo via libera ai giovani con qualche elemento più stagionato a puntellare la rosa.
"Behrami è stato preso per questo. Nuytinck invece doveva darci solidità fisica e tattica: è uno rodato. Serviva. Poi Larsen: dovevamo mettere alle spalle di Widmer un’alternativa, abbiamo valutato Pedro Pereira del Benfica, ma era giovanissimo, forse troppo per una squadra già ringiovanita. Non bisogna esagerare».
La palla adesso passa a Delneri: cosa gli chiede?
"Di fare il tecnico. Non voglio un allenatore aziendalista, usi lui i giocatori come vuole per centrare i nostri obiettivi. Io voglio un allenatore che vince. L’ho detto già prima è il campo che giudica società e squadra".
Nessuna richiesta tattica o raccomandazione?
"Non sono uno che batte sulla spalla degli allenatori, sono convinto che la società debba essere a disposizione del tecnico nel caso serva qualcosa. E per questo sono soddisfatto anche del primo tassello che abbiamo messo quest’estate, il nuovo direttore sportivo. Serviva uno che era già stato qui, che sa come ragiono, visto che io non sto a Udine: lavoriamo sui giovani e lui sa come si fa».
Autore: Francesco Digilio / Twitter: @FDigilio
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