Alla fine l'Udinese ha cambiato nuovamente allenatore. Sembrava che col binomio Velazquez-Pradè, un allenatore giovane affiancato da uno dei direttori più bravi d'Italia, i bianconeri avessero posto le basi per un nuovo progetto, per ripartire, con un'idea basata sul bel calcio e il gioco, affinchè i tifosi tornassero a fidarsi della proprio squadra. Purtroppo non è andata così. Dopo il buon avvio, il mister spagnolo non è riuscito a portare fuori da un ciclo di risultati negativi i propri uomini, conquistando un solo punto in sette partite e scendendo fino al terzultimo posto, l'avvio forse peggiore nel nuovo millennio per le zebrette. Contro l'Empoli i bianconeri hanno giocato e costruito tantissimo, ma non hanno segnato e il mister di Salamanca purtroppo paga questo, una squadra che esprime anche un buon calcio, ma che non trova il gol. Per risollevare dalle secche l'Udinese, la società ha optato per Davide Nicola, desideroso di tornare in pista dopo la buona esperienza a Crotone e che è abituato alle lotte salvezza.

Nicola nasce a Luserna San Giovanni (zona Torino) il 5 marzo 1973. I più se lo ricorderanno da calciatore, un giocatore arcigno, che poteva fare sia da difensore che da mediano. Tante le sue esperienze in giro per l'Italia, in particolare con Genoa, Torino (dove è ricordato per un gol fondamentale nei Play-Off di Serie B), Siena e Lumezzane. Proprio da quest'ultima squadra parte la sua carriera da allenatore, ottenendo un sesto e un ottavo posto che attirano le attenzioni dei club di B. A puntarci è il Livorno, voglioso di tornare in A e Nicola esegue il compito assegnatogli, conquistando la promozione arrivando al terzo posto. In massima categoria però i labronici non sembrano essere all'altezza, il tecnico ci prova, la sua squadra ha grinta, ma mancano i risultati. Spinelli quindi opta per un esonero, salvo poi richiamarlo in corsa, ma per i toscani non ci sono speranze. Proprio dopo il fallimento in A con il Livorno, il tecnico viene sconvolto dalla tragica perdita del figlio in un incidente.

Con coraggio però Nicola si è rimesso in gioco, ha preso il Bari, che viveva la situazione complicata che tutti sappiamo, portandolo prima a un decimo posto in B e poi non riuscendo ad ottenere una promozione nell'annata 2015/2016, che per i pugliesi non arriverà nemmeno con altri tecnici. Viene dunque scelto dal Crotone, piazza che, dopo anni di B in cui ha valorizzato giovani delle squadre di A, ha trovato la promozione con Juric, nel frattempo passato al Genoa. L'avvio per i pitagorici è terrificante, l'impatto con la massima categoria durissimo, ma il presidente Vrenna crede in lui e lo tiene. Il mister lo ripaga con un girone di ritorno strepitoso, dove il suo 4-4-2 porta risultati impossibili da pensare, come la vittoria sull'Inter e sulla Lazio. All'ultima giornata arriva una salvezza che sembrava impossibile e Nicola decide di far fede a un fioretto fatto precedentemente: in caso di salvezza sarebbe andato in bicicletta da Crotone a Torino, sua città natale, e così ha fatto.

La stagione dopo i calabresi partono bene, ma poi la squadra incappa in qualche difficoltà di troppo, la stampa lo pressa perchè, dopo le prime giornate di campionato e la vittoria sulla Fiorentina, si aspettavano una salvezza più semplice dell'anno passato. Dopo la sconfitta proprio contro l'Udinese allo Scida, Nicola decide di rassegnare le proprie dimissioni. Fatale un intromissione di Vrenna jr. all'intervallo. che il mister ha visto come un modo per desautorarlo. Nei colloqui successivi la crepa non si risana, ci sono punti di vista troppo diversi e quindi le strade si separano. Dopo un anno di fermo, la chiamata dei bianconeri, che chiedono al piemontese di risollevare la squadra, caduta in zona retrocessione. Lui è preparato per le lotte salvezza e per le imprese. Basterà a evitare i fantasmi della cadetteria?

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 13 novembre 2018 alle 20:00
Autore: Davide Marchiol
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