Cinque partite ed altrettanti successi. Così l’Udinese saluta il 2017. Un modo sicuramente entusiasta e gioioso di affacciarsi all’anno che verrà. Del resto, stavolta, le premesse sembrano essere persino più solide e convinte rispetto a dodici mesi fa, quando i bianconeri si affacciavano sulla top ten con ambizioni rivelatesi poi velleitarie. Stavolta, le fondamenta sembrano essere più solide. Sicuramente, gli obiettivi potrebbero diventare realmente fattibili se la lezione di questo 2017 verrà assimilata.

L’anno che tra poche ore si concluderà ha detto ai bianconeri che non sono una semplice squadra da salvezza, ma che hanno margini molto più ampi di quanto possa sembrare. Forse, per diverse ragioni, i friulani si sono troppo spesso accontentati di focalizzarsi su traguardi fin troppo alla portata, trascurando un bagaglio tecnico comunque valido. Jakub Jankto e Seko Fofana inizialmente, Antonin Barak e Kevin Lasagna poi hanno certificato la bravura della società nel selezionare gli interpreti e nel portare avanti un nuovo ciclo dopo aver salutato l’indimenticabile epopea guidoliniana. Gli uomini per sognare stagioni diverse dalle ultime, talvolta travagliate e dal finale sciatto, ci sono, eccome se ci sono.

Un invito a credere maggiormente nel proprio progetto arriva anche da altre formazioni rivelazione di questo 2017. L’Atalanta è la favola che tutte le “piccole” del nostro campionato vorrebbero vivere. Eppure, gli ingredienti per realizzare quel miracolo non sono così impensabili. Serve organizzazione, selezione dei giocatori ed un tecnico capace di amalgamare al meglio i pregi dei giocatori a disposizione. Volendo ben vedere, sono qualità che l’Udinese di qualche anno fa possedeva tranquillamente. E perché non emulare la mancanza di timore reverenziale ostentata dalla Roma nel suo girone di Champions, sovvertendo i pronostici che la davano già per eliminata? Altri giocatori ed altro budget, certo, ma lo spirito guerriero non si compra in giro.

Per concludere, sarebbe bello che l’Udinese imparasse un’altra piccola lezione tristemente divenuta un ritornello da un biennio: perché un progetto tecnico decolli occorre tempo e tanta fiducia nei confronti dell’allenatore. Come nel 2016, ci si è ritrovati a metà del girone d’andata con un cambio in panchina. Ecco, sarebbe piacevole ritrovarsi tra dodici mesi a commentare non l’ennesimo nuovo tentativo di ripartenza, ma una squadra solida, in continua crescita, rodata ulteriormente rispetto alla stagione precedente e con il medesimo condottiero. Questo sarebbe il miglior augurio possibile per il 2018.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 31 dicembre 2017 alle 15:00
Autore: Federico Mariani
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