Che Udinese è questa? Tra mercato, cessioni, arrivi e l'asse con il Watford

Che aria tira all'Udinese? Cosa stanno facendo i Pozzo?

In molti me lo chiedono ogni giorno. Difficile comprendere fino in fondo le mosse della società? Anche no, tutto segue un progetto chiaro, evidente.

Mi diceva oggi un collega "più che per rinforzare la squadra quest'estate si è cercato di non indebolirla troppo". Come tutte le società anche l'Udinese ha risentito della crisi economica post covid, lo testimonia il bilancio. Di conseguenza il mercato è stato di ridimensionamento, inutile girarci attorno. Il tifo è una cosa, gli affari sono tutt'altro. Il ditì Marino più volte aveva rassicurato la piazza dicendo che il club non aveva alcun bisogno di vendere. Così non è stato. Ci ritroviamo oggi, a pochi giorni dalla chiusura delle trattative, con ancora almeno tre giocatori che hanno il cartellino appiccicato sulla schiena. Becao, Makengo e Deulofeu e forse anche Walace vengono proposti dai loro agenti a mezz'Europa. Se troveranno un acquirente valido partiranno anche all'ultimo minuto. Tutti sono vendibili, basta che arrivi la giusta offerta: è questa la regola. Per appianare le perdite, per avere maggiore solidità in vista del futuro, per motivi che solo ai piani alti sapranno con esattezza.

Tecnicamente possiamo fare delle valutazioni. Avevamo messo in preventivo la cessione di Molina (impossibile dire no a certe cifre e alla chiamata dell'Atletico, squadra che lotta per vincere la Liga e arrivare in fondo in Champions), decisamente meno quella di Udogie (venduto dopo solo una stagione al Tottenham. Non dovevano passare almeno tre anni di formazione prima di venderlo?) e Soppy (altra plusvalenza per la quale c'è da ringraziare l'Atalanta). Queste cessioni, sommate agli addii di Pablo Marì e di Pussetto (Zeegelaar e Larsen non possono rappresentate una vera perdita) hanno indebolito sulla carta la squadra.

Gli arrivi sono quasi tutti da decifrare. Possono essere tutti fortissimi ma ad oggi semplicemente non lo sappiamo. A parte Lovric, giocatore che può fin da subito dire la sua, le altre sono giovani scommesse, compreso Bijol. Ebosele arriva dalla Championship, ha qualità ma gli va dato tempo; Ebosse può essere un'alternativa sulla sinistra; Buta lo rivedremo nel 2023 dopo la frattura della tibia; Gusseand è un difensore interessante ma che ancora deve confrontarsi stabilmente ad alti livelli; Abankwah arrivato a gennaio deve prima svezzarsi con la Primavera. Ci auguriamo che gli scout friulani ci abbiano visto ancora una volta lungo e che tutti questi ragazzi di belle speranze possano esplodere al più presto. Le qualità teoricamente le hanno e d'altronde questo è sempre stato lo scopo dell'Udinese: formare degli sconosciuti, lanciarli nel grande calcio e rivenderli alle big. 

Qualche certezza in più, però, sarebbe servita eccome, soprattutto per una squadra che a parole dice di voler lottare per entrare stabilmente tra le prime dieci della classifica. Mancano due pedine, una in difesa e una in attacco e da qui alla fine del mercato difficilmente arriveranno.

C'è poi l'asse strategico con il Watford. Da Londra è giunto a Udine Masina per tappare la falla a sinistra, uno che la Serie A la conosce già bene e questa è una buona cosa. Più complicato da capire, o forse no, l'acquisto di Kamara. Un terzino classe '94 strapagato 19 milioni di euro (sulla carta tra gli acquisti più cari della storia bianconera) e lasciato in prestito per un'altra stagione agli Hornets. Non è un campione, non può valere quasi quanto un Molina, afferma oggi non a torto la stampa locale e nazionale. Che con 19 milioni di questi tempi si sarebbe potuto comprare un top player, un titolarissimo è abbastanza evidente. Dietro a quest'operazione c'è una ratio differente, che protegge il sistema più che il singolo club. Le società appartenenti alla holding si aiutino reciprocamente, è ormai assodato e non serve più gridare allo scandalo. D'altronde, non possiamo negarlo, sempre da Oltremanica sono arrivati due giocatori che l'Udinese economicamente non si sarebbe mai potuta permettere come Pereyra e Deulofeu. Quello di Gino Pozzo è un ragionamento d'insieme ed è inutile far finta che non sia così. Stesso proprietario, un'unica filosofia di mercato. Uno aiuta l'altro e viceversa.

Fino ad oggi le sue scelte hanno pagato eccome: l'Udinese chiude in ogni caso un'estate da record, vendendo a caro prezzo giocatori che fino a qualche anno fa erano degli emeriti sconosciuti e che sono arrivati in Friuli per poco o nulla. Il progetto di cui tanto si parla è questo e funziona alla grande, poco altro da dire. Se poi parliamo di sogni è tutto un altro discorso che esula però dalla realtà. Nella gestione manageriale che da un trentennio è stata impiantata a Udine e che garantisce la Serie A c'è stato sempre poco spazio per il romanticismo. Quello che conta è comunque altro.

Solo il tempo ci dirà precisamente che Udinese sia questa. Le prime due giornate non hanno regalato grandi gioie, le potenzialità della rosa restano tutte ancora da valutare. A Sottil spetta un lavoro enorme e soprattutto il compito di tirare fuori il meglio da ognuno.