Purtroppo le previsioni in merito all’esito della gara Lazio-Udinese giocatasi domenica scorsa allo Stadio Olimpico di Roma sono state rispettate, perché era preventivabile che una Lazio che non vuole lasciarsi dietro nulla nella corsa all’Europa che conta era quasi scontato cercasse di battere l’Udinese che fuori casa non da le massime garanzie di risultati. E così è stato, poiché come sappiamo la Lazio ha avuto la meglio sul piano del risultato sull’Udinese di Mister Delneri. Ed era preventivabile pure che l’Udinese cercasse di giocarsi ogni possibilità relativa a questa partita giocando a viso aperto, cercando di far risultare il confronto di Roma uno scontro ad armi pari. E anche qui dobbiamo dire che non ci è dispiaciuta una Udinese che ha cercato di fare il suo cercando di rendere pan per focaccia alla squadra biancoceleste. In effetti a ben vedere l’Udinese il suo lo ha fatto, facendo un ottima prima frazione di gioco, se non altro. Poi ci s’è messa di mezzo l’autodeterminazione della Lazio, che è rientrata dagli spogliatoi pronta a rilanciare, con un atteggiamento e un approccio alla partita molto più spavaldi rispetto a quelli della prima parte della gara. Una partita tutto sommato tranquilla fino al momento in cui è subentrato il fattore decisivo, ossia la decisione del direttore della gara Pairetto di sanzionare con un calcio di rigore un meramente presunto fallo di mano in area bianco-celeste di un difensore bianconero, il terzino brasiliano Matos. Il fatto è che non vi è nessuna certezza sul fatto che il giovane difensore brasiliano dell’Udinese abbia o meno colpito il pallone con la mano in area. Ha un bel dire l’addizionale della squadra arbitrale coinvolto nella assai discussa decisione, l’altro figlio d’arte tra i “fischietti” della partita che andava ad aggiungersi al primo arbitro Pairetto (figlio anch’egli di una arcinota, gloriosa giacchetta nera del passato), sul fatto che ci fosse stato tale fallo sanzionabile con la massima punizione dal dischetto. Anche volendo cercare l’ago nel pagliaio, dopo una manciata di revisioni alle immagini dalle plurime angolazioni messe a disposizione da Sky non si riesce in realtà a ravvisare un congruo contatto atto a deviare la traiettoria del pallone tra la mano di Samir e la sfera. Non riusciamo proprio quindi, almeno noi dal nostro modesto punto di vista di osservatori, a surrogare sul piano teorico la decisione ratificata dal fischio del primo arbitro Pairetto, che ha decretato il tiro dal dischetto. Un tiro franco che da solo ha cambiato il destino di questa partita, che guardacaso è finita 1-0 per causa di quella decisione. Altrimenti l’esperienza ci dice che il confronto dell’Olimpico sarebbe finito con un pareggio a reti bianche, con un risultato che se si fosse realmente verificato sarebbe stato senz’altro il più giusto, anche se avrebbe scontentato i padroni di casa che sono in piena corsa per l’Europa che conta e nel caso di un pareggio avrebbero subito a quel punto uno stop abbastanza rilevante. Invece… rigore concesso e Lazio felice e contenta per il risultato materializzatosi dopo la realizzazione del penalty.
Se non fosse stato concesso quel calcio di rigore, comunque poco più tardi sarebbe stata più che giustificata la concessione di un altro penalty per la Lazio, in seguito ad un episodio ben più lampante del primo. Possiamo proprio dire che se nella prima circostanza oggetto delle cronache il penalty forse, come si suol dire, “non c’era” nella seconda occasione invece la massima punizione poteva essere concessa con ancora maggiore liceità. Fatto sta che tra un rigore concesso che forse non c’era ed un rigore non concesso che con ogni probabilità c’era (visto l’evidente azzoppamento in area di un giocatore laziale), si è concretizzata una partita abbastanza discutibile dal punto di vista arbitrale. Sicuramente ci sono state giornate ben migliori per gli arbitri, chiosiamo così la questione. Fatto sta che una partita decisa da un risultato cambiato per effetto di un rigore dubbio cambia nella maniera più spiacevole la “traiettoria” del campionato dell’Udinese. Se non altro visto che giunge nel momento potenzialmente più sterile del campionato dell’Udinese, quello in cui vuoi per numerosi scontri tra avversarie dirette in classifica vuoi per un calendario oggettivamente critico penalizza di più l’Udinese, che rimasta a secco a Roma ora rischia di rimanere a secco pure domenica prossima ad Udine al cospetto della Juventus. Se non altro visto che Madama ben difficilmente sarà propensa a lasciare punti per strada nel momento in cui si approssima la possibilità di far consolidare un distacco di più dieci punti dalla Roma di Spalletti, seconda in classifica e a pieno merito inseguitrice più temibile dei campioni d’Italia in piena fuga anche al momento attuale in campionato. Tornando come doveroso alle vicende bianconere, non riusciamo a farci una ragione delle parole di mister Delneri che quasi volevano giustificare per forza l’operato di una squadra bianconera friulana che sta facendo tutto fuorché rendere al massimo. Ora è il momento di ridurre al massimo le parole e di dare ampio respiro alla concretezza, per rendere più cospicuo il raccolto in campionato in una stagione di mezzo che deve essere nobilitata con il maggiore impegno da parte di tutti. Perché l’Udinese deve arrivare almeno in fondo alla parte sinistra della classifica tricolore, altrimenti rischia proprio di non soddisfare tutti i palati l’esito di un campionato che comunque deve essere chiuso in trend crescente, se non altro al fine di rendere giustizia al lavoro della famiglia Pozzo, in un campionato in cui hanno la loro parte anche le voci sul possibile ingresso nell’azionariato dell’Udinese di una nota realtà commercial-sportiva con radici in Austria, attivissima anche nella Formula 1 e che omettiamo di citare. E bene quindi che questo campionato si chiuda nel migliore dei modi per rendere tutti i meriti al lavoro della Famiglia Pozzo che da anni gestisce egregiamente una realtà sportiva florida come quella dell’Udinese del calcio friulano, che non merita certo di flettere proprio ora. Il progetto legato alla Famiglia Pozzo ha i numeri per crescere ancora e in piena autonomia, anche se francamente l’ingresso in compagine di qualche nuovo sodalizio, a supporto della realtà esistente che così potrebbe progredire ancora, in tutta franchezza non ci dispiacerebbe proprio. Staremo a vedere riponendo ancora piena fiducia nell’avveduta regia “situazionale” di Gino Pozzo e Famiglia, che difficilmente farebbe accadere qualcosa che rischiasse di porre detrimento alla causa bianconera. Casomai si lavorerà in senso migliorativo, e su questo possiamo quasi ciecamente metterci la mano sul fuoco, in considerazione di molte variabili.
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