Mattinata di presentazione questa mattina per Emanuel Terry, rinforzo per il reparto lunghi (e non solo) dell'Apu Udine in vista dei playoff. Queste le sue parole in conferenza stampa.

Con quale obiettivo arrivi a Udine?

“Sicuramente un ringraziamento va alla società per avermi scelto, tante società in questi mesi mi hanno cercato, la cosa mi rende contento e sono felice che Udine mi abbia cercato con questa forza. Ora porterò tutto quello che ho in dote per vincere il campionato, ho grande rispetto e amore anche per Trieste, ho vissuto con loro un’esperienza che purtroppo a livello tecnico non è finita nel migliore dei modi, ma a livello umano c’era un bel rapporto con tutti, anche con i tifosi, mi aspetto lo stesso supporto dai tifosi di Udine, il mio scopo è unire persone, portare positività dentro e fuori il parquet”.

Che giocatore sei? Quali sono i tuoi punti di forza?

“Ringrazio tutte le persone che stanno già tifando anche per me, la pallacanestro è energia, mi sono riciclato in più ruoli in carriera, ma tutto collima nel portare alla squadra più energia possibile, per essere il perfetto uomo squadra che compagni e tecnico cercano”.

Che impressioni hai avuto sull’ambiente APU?

“Tutti hanno fatto la loro parte per mettermi a mio agio, a livello di ambiente non faccio differenze tra le categorie, stanno cercando di farmi sentire subito al meglio per inserirmi il più in fretta possibile nei meccanismi di gioco e stiamo subito sviluppando il rapporto umano con tutte le parti della squadra e dello staff. È tutto collegato all’energia che voglio portare nell’ambiente in cui entro, nel mondo c’è bisogno di buone persone, sono molto credente, il mio ruolo in mezzo al campo è di portare energia e positività, per farla esplodere nei momenti migliori”.

Preferisci giocare fronte o spalle al canestro?

“La cosa principale per me è far funzionare le cose, in carriera non mi hanno considerato un tiratore vero e proprio, ma talvolta le squadre mi hanno chiesto di tirare da fuori, di solito gioco sopra al canestro, quindi con roll e atletismo, come un lungo. Il mio ruolo principale però è far funzionare le cose, non pretendo di essere il miglior marcatore della squadra, ma di far funzionare il gioco, inserendomi nel gruppo e facendo funzionare le cose mettendo energia, la serata da 20 punti se capita è bella, ma porto energia in primis per far funzionare tutta la squadra".”.

Il numero 33 che hai scelto?

“Sono il terzo figlio della famiglia, mia madre quando giocava aveva il 33, poi sono spirituale, 33 poi sono gli anni di Cristo, quindi mi è il mio numero”.

Fai tanto affidamento sull'energia, che energia ti aspetti dai tifosi? Parti subito forte con la serie derby con Cividale:

“Non vedo l’ora, l’energia che mandi è quella che ti ritorna, ne darò tanta e me ne attendo tanta indietro, sono già felice di come sono stato accolto dai tifosi”.

L'inserimento in corsa:

“È tutta una questione di sensazioni, sono una spugna, mi adatto alle situazioni e do il meglio di me nella chimica e nell’atteggiamento. Mi è capitato spesso di saltare in corsa nelle situazioni, sentendomi a mio agio e facendo sentire gli altri a loro agio”.

Quest'anno lo hai iniziato in Sud Corea, come ti sei trovato?

“Sicuramente è un’esperienza diversa dal mondo occidentale, due partite a settimana, due stranieri, in un sistema che voleva essere perfetto, c’è un po’ di rigidità nel vivere la pallacanestro, poi ogni ambiente fa storia a se, però lato occidentale abbiamo un modo un po’ diverso di vivere il basket, mi sembrava di essere un po’ in un film”.

Conoscevi già Briscoe?

“Avevamo già giocato contro negli USA, non ci siamo mai confrontati fuori dal campo. E’ stato tra i primi che ho incontrato in palestra, quando c’è un altro giocatore che ha fatto la G League è chiaro che c’è subito rispetto, giocarci insieme e frequentarlo fuori dal campo sarà un’altra bella esperienza”.

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 12 maggio 2023 alle 13:15
Autore: Davide Marchiol
vedi letture
Print