GSA: si comincia.

Va bene, è vero: amiamo la pallacanestro e non la finale di Eurolega non è poi così differente dal campetto in cemento dietro la canonica, oggi trasformato in pista da ballo per sagra, su cui abbiamo lasciato sudore, lacrime e (quando al posto del cemento vi era l’asfalto) ampi lembi epidermici.

Però…

Però ci ricordiamo la sera prima della gara; il ripasso notturno in dormiveglia dei movimenti; e il giorno dopo l’avvicinamento alla palestra, borsone sulla schiena, testa bassa anche giocando contro squadre più deboli.

Entrare nello spogliatoio, sentire l’adrenalina nell’aria che solo le gare ufficiali sanno dare; cambiarsi, avevo freddo anche ad agosto, scherzo della tensione nervosa; entrare sul parquet e godere del rumore delle suole di gomma sul legno verniciato.

La palla a due era semplicemente liberatoria. La palla a due della gara che non decide nulla ma per noi era finale di Korac.

La vedo così: importante il precampionato, lo dice anche coach Demis; necessaria la crescita, tutto vero; ho però risposto in privato a chi affermava come fosse importante vincere in amichevole contro una squadra a caso di A1 affrontata due volte. Palle. L’agonismo della ‘domenica’ è tutt’altra cosa.

Quel che conta inizia domani, alle diciotto, in un microscopico e ribollente catino che si chiama Palaruggi l’A.P.U. GSA incontrerà il recente passato di Cavina e Penna, quell’Andrea Costa profondamente rinnovata e capace nel recente passato di vincerne 12 su 15 in casa.

Con una cinquantina di supporter al seguito, capitanati ovviamente dal Settore D, la GSA dovrà spegnere l’iniziale ardore di una formazione profondamente rinnovata: fatto salvo il gaucho Patricio Prato ed il lungo SImioni (prestito biennale dalla Reyer), è nuovo il roster affidato alle mani di Emanuele Di Paolantonio, ex-Roseto e perfettamente a suo agio quando si tratta di mettere pressione a chi in campo non veste i propri colori: ad una preparazione tecnica e tattica indubbia, infatti, il trentasettenne teramano accoppia la partecipazione, anche fisica, alla gara della sua squadra: via Cavina, un ingaggio decisamente azzeccato.

Accanto a Nick Crow, figlio di quel Mark che chi come me ha qualche primavera in più ricorda fromboliere in maglia Fabriano e, in chiusura di carriera, proprio in maglia Udine, Imola può schierare l’esperto centro Rossi, ex Treviglio; il bucaniere Tim Bowers, che ricordiamo in maglia Jesi e Biella contro la GSA nelle ultime due stagioni (fra campionato e F4 di coppa Italia); il tiratore ex-Ferentino e Latina BeeJay Raymond (21 di media l’anno passato), la guardia Magrini al suo esordio in A2.

Completeranno il roster Wiltshire, Saliou e Montanari, proveniente dal vivaio fortitudino.

Udine può vincere se mantiene la calma, e non si fa prendere dall’orgasmo agonistico che l’ambiente inevitabilmente cercherà di indurre; se giocherà come sa, alternando la palla fuori (dove quest’anno le bocche da fuoco non mancano) a qualche pick’n’roll ben eseguito, essendo oggettiva la superiorità udinese in questo reparto. Importante avere visto Riki Cortese affrontare con tranquillità e sicurezza gli ultimi allenamenti, segno che (al netto di un infortunio fastidioso e potenzialmente molto pericoloso) il ragazzo di Cento è perfettamente recuperato.

Aveva sicuramente ragione coach Demis quando ci diceva, ieri, che le prime 4-5 gare di campionato sono indecifrabili proprio per la necessità di verificare i roster di tutte le formazioni: è importante, al contempo, partire col piede giusto non solo portandosi a casa i due punti, ma offrendo una prestazione convincente.

Palla a due alle sei de la tarde agli ordini dei signori Moretti da Marsciano, Marota da San Benedetto del Tronto e Patti di Siracusa. Diretta testuale sulle pagine di Tuttoudinese, le radiocronache iniziano la domenica successiva (contro Mantua) dalle frequenze web di EffeRadio.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 07 ottobre 2018 alle 09:11
Autore: Franco Canciani
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