Giampiero Pinzi si è raccontato in una lunga intervista al Messaggero Veneto". Il guerriero si è ripreso completamente l’Udinese nelle ultime partire, specialmente quelle con Milan e Inter. "Io tra le due scelgo la seconda, è stata una gara incredibile, d’altri tempi. Me la porterò dentro per tanto tempo e per mille motivi. Negli ultimi due giorni abbiamo affrontato l’argomento in spogliatoio. Martedì sera si è creato un clima da corrida, ovvero quello che un calciatore vorrebbe sempre avere quando gioca in casa. Noi avevamo l’atteggiamento giusto, ma è stato l’urlo del Friuli a spingerci a dare ancora di più in quell’incredibile finale nel quale siamo andati vicinissimi al pareggio per tre volte. Il colpo di testa di Perica, la palla che non sono riuscito a sfruttare io e un rigore non visto per una trattenuta su Danilo. L’arbitraggio ci ha sicuramente penalizzato, ma io non voglio tornarci sopra più di tanto, quanto ribadire un problema antico: perchè i giocatori delle grandi squadre protestano e l’arbitro fa finta di non sentire e noi e quelle delle squadre più “piccole” al primo accenno di protesta veniamo ammoniti? Il nocciolo della questione è tutto lì".

Torniamo alla partita di martedì. I tifosi si chiedono perchè perchè l’Udinese non ha sempre giocato così come con Milan e Inter...

"La domanda è corretta ma non c’è una risposta precisa. Certo, le gare a noi più congeniali sono quelle in cui possiamo aspettare gli avversari e ripartire, ma questo non basta a spiegare certe nostre prestazioni. Evidentemente ci manca qualcosa".

Ancora una volta sono stati i “senatori” Di Natale, Pinzi e Domizzi a togliere le castagne dal fuoco. Ma questo non è un limite? Non significa forse che dietro i giovani non sono così all’altezza?

"Non lo so. Io dico che quando stavo dall’altra parte della barricata, ovvero tra i giovani, c’era uno zoccolo duro di molti più italiani. Oggi siamo rimasti in pochi e questo rende il nostro compito più difficile. E comunque nel gruppo della “vecchia guardia” mi sembra il caso di inserire anche Danilo, uno che ha dimostrato nel tempo di essersi calato nella realtà udinese".

Che effetto le ha fatto l’applauso a fine partita del pubblico? In Italia raramente una squadra se perde viene osannata dai suoi tifosi.

"É stato emozionante, da pelle d’oca. Se penso al clima nel quale avevamo lasciato il campo neanche tre settimane fa dopo la gara con il Palermo mi sembra impossibile, ma è il bello del calcio. Dopo la partita sono andato a prendermi una pizza e nel locale ho incontrato l’attore Giuseppe Battiston: era entusiasta, diceva di non ricordare una simile partita dell’Udinese. Ecco, mi ha fatto piacere che la gente abbia avvertito lo stesso brivido che ho sentito io in campo".

Nello spogliatoio avete festeggiato i 205 gol di Di Natale. Ma il capitano non vi ha proprio anticipato cosa farà al termine della stagione?

"No, siamo un po’ tutti sulle spine. Però non è corretto mettergli pressione, è giusto che decida da solo in base a quello che sente dentro di sè".

Se lo vede con addosso la maglia dell’Empoli o della Fiorentina?

"Onestamente no. Mi sembrerebbe molto strano"

E dei 205 gol che dire?

"In spogliatoio eravamo sfiniti, ma abbiamo voluto immortalare il momento stringendoci attorno a lui. Totò è entrato nella leggenda del nostro calcio, ha segnato gli stessi gol di Roberto Baggio il calciatore italiano più forte degli ultimi trent’anni".

Mancano cinque partite alla fine: qual è il vostro obiettivo?

"I flop con Parma e Palermo ci hanno impedito di mettere nel mirino quota 50 punti e ci hanno fatto perdere le certezze che avevamo conquistato. Da qui alla fine dobbiamo cercare di ripetere le ultime prestazioni giocando sempre per vincere".

Pinzi, sedici presenze in campionato di cui undici da titolare e sette ammonizioni. Non sono troppe?

"Sì, è vero, ma qualcuno per interrompere un’azione pericolosa dovrà pur commettere fallo tattico. I miei compagni sono inesperti e l’ammonizione così me la devo prendere quasi sempre io".

Nel girone di ritorno ha capito di essere ancora un giocatore importante?

"Sì. La prima parte della stagione non è stata facile. Il mister aveva fatto altre scelte e ci ero rimasto male. Devo ringraziare mia moglie che mi ha sopportato perchè io quando non gioco mi porto i problemi a casa. A 34 anni sai come allenarti, non devi strafare, ma nemmeno tirare un po’ il freno".

Lei che è un calciatore ultrà, ci spiega com’è possibile che si tirino ancora delle bombe carta dentro uno stadio?

"Il fenomeno ultrà che ho vissuto io è un’altra cosa. É uno “stile di vita”, è passione per la tua squadra nel bene e nel male. Quelli che lanciano bombe non sono ultras, si chiamano delinquenti".

Sezione: Notizie / Data: Sab 02 maggio 2015 alle 14:30
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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