In una lunga intervista rilasciata al Messaggero Veneto, Carlo Muraro, ex attaccante dell'Udinese all'inizio degli anni '80, ha dato una sua opionione sulla stagione dei bianconeri, sul momento che stanno attraversando, sul gioco esperesso, ripercorrendo anche quella che fu la sua personale esperienza in Friuli.

"L’Udinese l’ho commentata più volte e non l’ho mai vista giocare bene. Sono arrivato alla conclusione che, con gli uomini che ha a disposizione, questa è l’unica strada che Stramaccioni ha per ottenere risultati. Evidentemente deve giocare così: grande densità nella propria metà campo e poi via di ripartenza confidando nella giocata di Totò Di Natale che quando ha una palla buona la butta sempre dentro"

Muraro, mentre si parla con lei di Udinese il nome di Di Natale ricorre spesso.

"Stiamo parlando di un fenomeno da 203 gol in serie A".

Qual è la sua più grande qualità?

"Io di Totò dico sempre: riesce sempre a fare la giocata che ha in testa. Guardate che è una qualità di pochi. In uno spazio strettissimo riesce sempre a coordinarsi e a tentare la conclusione".

Di Natale non è eterno. Il dopo Totò sarà così difficile secondo lei?

"Uno così lo si trova raramente. Credo che l’Udinese dovrà cambiare impostazione di squadra senza di lui".

La squadra di Stramaccioni è salva?

"Mai dare niente per scontato, ma dovrebbero succedere dei cataclismi".

Ecco, non pensa che l’Udinese adesso dovrebbe osare qualcosa di più?

"Si torna a discorso di prima. Un allenatore è giudicato dai risultati ed evidentemente Stramaccioni si è reso conto che questa squadra per fare punti deve giocare così. Mancandole qualità in mezzo aspetta l’avversario per colpirlo di rimessa".

Domenica al Friuli arriverà la Fiorentina...

"Squadra in corsa per un posto in Europa e quindi motivatissima. I viola fanno un gran possesso palla, un po’ come la Juve contro la quale l’Udinese fece una delle sue gare migliori. Facendo densità nella propria metacampo potrebbe creare dei problemi ai viola".

Muraro, facciamo un salto indietro di oltre trent’anni: stagione ’81-’82.

"La mia unica con la maglia dell’Udinese: il bianconero non mi portò bene perchè anche l’anno dopo ad Ascoli giocai poco e niente. In Friuli segnai solo due gol. Non ne ho mai fatti tanti, però due furono proprio pochi. Fui condizionato dagli infortuni".

C’erano grandi aspettative a Udine quando fu acquistato...

"Immagino. Arrivavo dall’Inter, si voleva costruire qualcosa di importante e gli acquisti degli anni successivi lo dimostrarono: assieme a me arrivò Causio, grande capitano e riferimento per tutto il gruppo, l’anno dopo Mauro, Surjak, Edinho, Virdis. E poi c’erano giovani che si vedeva avevano qualcosa in più come Miano, che ho incrociato domenica a Bergamo, e Gerolin".

Due anni dopo arrivò Zico.

"Mi sarebbe piaciuto averlo come compagno di squadra.Con quelli bravi tutti vorrebbero giocare".

La sua era l’Udinese dell’era Mazza, nel 1986 cominciò quella di Pozzo che dura ancora oggi. Si intuiva che a Udine stava per nascere qualcosa di importante destinato a durare nel tempo?

"Direi proprio di sì. La Primavera di Galeone vinse lo scudetto a dimostrazione che sui giovani a Udine si è sempre puntato. Poi con i Pozzo si è deciso di investire sui ragazzi che arrivavano dall’estero. Si è creata una struttura irripetibile per la “cultura del lavoro” delle persone che operano a Udine hanno capito, su imput dei vertici societari, che si poteva fare calcio anche in un altro modo".

L’Udinese quando va in Europa è come se vincesse lo scudetto?

"Lo scudetto è acquistare Sanchez per 4 milioni e rivenderlo a 43 al Barcellona. Questo ti permette di avere la garanzia di una gestione tranquilla della società per qualche anno".

L’Udinese investe nello scouting ...

"Molte società si affidano ai procuratori e alle videocassette, ma niente vede meglio dell’occhio dell’osservatore che sta sul posto".

Sezione: Notizie / Data: Mar 17 marzo 2015 alle 11:30
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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