Sergio Pellissier è ritornato a trascinare al Chievo. Dopo mesi e mesi passati in panchina senza mai vedere il campo, Sergio Pellissier al primpo spezzone concesso, dall' allenatore, ha regalato una vittoria importantissima alla propria squadra grazie alla sua doppietta.

Che è successo prima e dopo? Dov’era finito Sergio Pellissier?  

«Sempre allo stesso posto, ma non in campo. In sette partite avevo giocato 10’. Ora sono alla pari con gli altri, voglio dire che ho le stesse chance. Con Corini non era così».

Perché, non correva buon sangue con l’allenatore? Oppure lei non era in forma?  

«Ma no, anzi. Credo che non entravo nei suoi piani tattici. Io stavo come adesso, cioè benissimo, in splendida forma, direi».

E con Maran torna al suo posto anche in campo?

«No, torno a essere alla pari degli altri. E con il modulo a due punte rieccomi pronto. Tutto qui. Io voglio soltanto avere le stesse possibilità dei miei compagni. Adesso me la gioco. Prima non avevo continuità. Tanto allenamento e poi non vai in campo. Giocare in partita determina anche la condizione, il rendimento».

La sua più bella doppietta?  

«Non lo so. Di certo una doppietta che fa tanto bene, alla squadra che è in un momento difficile e a me, ovvio. Avevamo bisogno di un segno per tornare ad avere grande fiducia. Non segue degli automatismi l’ottimismo, due gol con vittoria lo inducono».

I tifosi sono sempre stati con lei.  

«Sempre e li ringrazio. Sono parte della mia forza. La cosa più bella in questo periodo di oscuramento è stato il loro incoraggiamento. Hanno sempre creduto in me, nonostante i miei 35 anni. E io con loro».

Non si sente al tramonto?  

«No. Guardo a Di Natale o a Toni e mi dico, eccoli lì gli attaccanti di un tempo che non c’è più, ma di grande efficacia. I giovani attaccanti hanno un altro gioco, ma quei due continuano a essere campioni, gli anni per ora non contano. Sanno sempre andare in rete».

E con loro c’è anche un certo Pellissier?  

«Nel mio piccolo, loro sono dei giganti. Ma segno anch’io».

A 35 anni ha ancora voglia di giocare come un ventenne?

«Certo, con in più l’esperienza che è un aiuto, elimina la tensione esagerata. La volontà, l’entusiasmo, essere un riferimento per i compagni sono sensazioni che non devono mancare. Sono motivazioni, altrimenti tanto vale ritirarsi. Il carattere è fondamentale per continuare a correre in campo».

 

Sezione: L'Avversario / Data: Mar 11 novembre 2014 alle 13:00 / Fonte: lastampa.it
Autore: Ivan Cagnucci
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