Peccato: contro una Kontatto priva di Amici, Gandini e Fultz si poteva e forse doveva fare qualcosa in più.

Invece Udine arriva due volte lì vicina all’avversaria, ma le manca lo sprint per trasformare un’inerzia guadagnata in un dominio prolungato.

Bologna è sorniona, sfrutta gli errori in attacco di Udine (3/20 al tiro pesante: dall’arco ha segnato solo Veideman), trova tre bombe decisive e pazzesche da casa propria con Mc Camey, Legion e Montanari e tutto sommato la gara si decide lì.

Udine ha tanto da Veideman, abbastanza da Dykes (ma 0/6 da tre non si può sentire) e Pellegrino, qualcosa da Chris e Tommy e quasi nulla dagli altri. Attendo ancora di vedere il Benevelli dell’anno passato, quando con Jesi spesso faceva bello e cattivo tempo; le due-tre palle perse in attacco non si possono vedere da un bel giocatore come lui. Capitan Miki ci ha provato, difendendo alla morte ma risultando annebbiato sutto la plancia avversaria. Nobile infine evidentemente era a referto per onor di firma, dato che non ha totalizzato nemmeno un secondo sul parquet.

Di fronte la vincono Cinciarini e la coppia di americani, sporadicamente aiutati da Montanari, Mancinelli, Chillo, Pini: questi ultimi hanno il merito di tenere sotto pressione Pellegrino per tutta la gara.

Ottimo l’impatto del ragazzone di Feletto, Ous Diop, che entra e in un amen mette assieme tre rimbalzi, una rubata, una recuperata trasformata in due punti ed un fallo antisportivo guadagnato. Gridano vendetta anche i cinque liberi sbagliati.

Ma quello che mi lascia perplesso è la gestione dell’ultimo minuto di gara. A 5’ dal termine Bologna era sopra di 14, qualcuno sfollava (sono coloro i quali il basket non lo conoscono poi così bene e pensano di essere allo stadio, dove un 4-0 all’85’ è una condanna a morte sportiva per il soccombente) e Bologna commetteva l’errore di darla già per vinta: palle dietro la schiena, azioni terminate con la palla morta in mano al 24’’, tiri forzati quasi si sentissero tutti Carmelo Anthony. E a 28’’ dal termine Rain segna la tripla del -3. A quel punto, con zero falli commessi (arbitraggio discutibilmente all’inglese, con ancora tanta confusione sulla modifica nell’infrazione di passi), Udine dovrebbe commetterne una serie infinita, per mandare in lunetta magari non i migliori tiratori avversari ed avere palla libera a cercare di accorciare il punteggio. Invece forse per la troppa distanza dal bonus (suggerimento dalla panca o anarchia confusionaria?) lascia che Legion scorrazzi per il campo, commettendo fallo sul suo tiro mandandolo direttamente a realizzare i due punti della staffa. Probabilmente cambiava nulla, ma almeno non li si portava in carrozza al quarantesimo.

Onestamente la Fortitudo ha meritato di vincere: perché è più squadra di Udine, perché è più esperta di Udine e nei momenti decisivi ha piazzato break decisivi ed alla fine definitivi. Ma se analizziamo la gara, non possiamo non affermare che questa si è risolta sui dettagli: quelli nei quali (qualche errore da sotto dei lunghi friulani non può essere raccolto con serenità ma deve indurre a lavorare, lavorare, lavorare) Bologna è risultata migliore di Udine. Se a questo uniamo la constatazione che a parte il 2-0 firmato Pellegrino la Fortitudo è stata sempre in vantaggio, alla fine Boniciolli se l’è portata meritatamente a casa e ci dobbiamo stare.

Avrei scommesso sulla vittoria di Udine: come spesso mi accade, avrei perso. Perché Udine è oggi un ottimo gruppo, ma non ancora una squadra vera e propria. Su questo deve lavorare coach Lino: sulla lucidità (magari oggi la GSA avrà anche pagato la grande aspettativa che tutto l’ambiente poneva in questo Friday Night d’esordio); sulle scelte in attacco, dove la palla deve girare più fluida come solo a tratti è successo; riproponendo più spesso la difesa a zona, che ha mandato nel pallone Bologna quando in pochi giri di lancetta dal +12 Udine si è trovata sul 35-36 e palla in mano.

Una è andata, molte ne mancano. A cominciare da domenica prossima, quando la GSA scende sul parquet degli amici mantuani. Spero che la squadra si compatti ancor di più, e liberata dalla pressione della prima al Carnera giochi al meglio contro gli Stings di Gergati, Candussi e del coach debuttante Lamma. L’anno scorso contro la formazione allenata da Martelossi fu un incubo, solo qualche giorno dopo il derby perso a Trieste: obbligatorio il riscatto dopo un primo impegno andato male.

Penultima riga: da una tifoseria calda e competente come quella fortitudina mi sarei atteso qualcosa di più originale. Invece l’80% dei cori accostavano friulani ed escrementi. Vabbé.

Ultima riga: 3425 paganti. Chapeau.

Sezione: Focus / Data: Sab 30 settembre 2017 alle 08:00
Autore: Franco Canciani
vedi letture
Print