Dovevamo vedere un Pordenone galvanizzato dalla vittoria contro il Frosinone, conscio della fondamentale importanza di questa partita, della possibilità di recuperare in extremis e tentare un ultimo disperato assalto alla salvezza. Abbiamo invece visto una squadra demotivata, in confusione, incapace di creare azioni e succube di un’Alessandria che, una volta trovato il vantaggio si è vista la strada in discesa, spinta dai suoi tifosi verso la salvezza.

È bastata l’assenza di Cambiaghi a rendere inconsistente il Pordenone. Pellegrini non lo ricorda nemmeno lontanamente, Deli è irriconoscibile dopo la gran prestazione contro il Frosinone, e così anche Torrasi e Mensah. Si conferma quindi la gran fatica del Pordenone negli scontri diretti, negli esami, quasi sempre falliti. Dopo una serie di partite in cui i ramarri avevano se non altro mostrato orgoglio e minimi sprazzi di qualità, nello scontro più importante ritorna prepotente la squadra vuota e svogliata che troppe volte abbiamo visto quest’anno.

Avevo chiesto con tutte le forze al Pordenone di smentirmi, e invece non è stato così. Dopo il pareggio contro il Brescia avevo immaginato che la matematica retrocessione sarebbe arrivata a tre o quattro giornate dalla fine, e a quanto pare sarà proprio così. La Pasquetta neroverde con tutta probabilità non sarà un giorno di festa, ma significherà ritorno in C per il Pordenone, a meno che il verdetto non arrivi già prima di Pasqua. Prima o dopo, la retrocessione comunque era e resta inevitabile, soprattutto perché i ramarri hanno fatto ben poco per evitarla. Rimandata certo, più di una volta, ma ormai non più procrastinabile. 

Sezione: Focus / Data: Dom 10 aprile 2022 alle 09:00
Autore: Alessandro Poli
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