Domenica alle 18 presso il palazzetto teatino l’A.P.U. si gioca una buona fetta del proprio futuro. La Proger, infatti, è distaccata di otto lunghezze da una GSA che ha ritrovato piglio e gioco, pur avendo pagato un dazio esagerato alla propria infermeria; una vittoria in terra d’Abruzzo chiuderebbe definitivamente la lotta per evitare i playout, aprendo al contempo in maniera ufficiale gli scenari playoff. Udine arriva all’incontro con Chieti ancora incerottata: Diop è azzoppato, Microwave Pinton soffre ancora per il dito rotto che gli ha guadagnato zero minuti nel trionfo su Roseto, mentre il figlio del Bronx avrà sì un’anca sbilenca, ma sarà pienamente arruolabile alla causa. Si rivedrà in campo dopo due mesi pieni capitan Manuel Vanuzzo, assente dai parquet da quella “vecchietta” ricevuta nel primo tempo disastroso di Mantova; assieme a lui sarà sempre più presente Ricky Castelli, che già domenica passata ha inciso con un paio di conclusioni importanti. Soprattutto ci aspettiamo sbrani le tavole di legno del Tricalle il ventiseienne Abdel Kader Pierre “AKA” Fall: l’italo-senegalese di scuola Stella Azzurra Roma è noto nell’ambiente per la voglia, la fisicità e la generosità che elargisce alle squadre in cui gioca. Saperlo in panca per lunghi tratti nel semestre all’Auxilium ci fa immaginare un desiderio di giocare ed incidere fuori dal normale. Quel che ci serviva: grazie, di cuore, a Supergino ma la flemma da gentleman sotto le plance del 221cm purtroppo mal s’attagliava alla pallacanestro agonistica e fisica di Coach Lino. La GSA si troverà di fronte una Chieti profondamente diversa dalla buona formazione che cedette alla distanza al PalaLongobardi lo scorso sette novembre (64-79). Il coach non sarà più Massimo “Cedro” Galli, esonerato dieci giorni fa a vantaggio del ritorno, a distanza di tre anni, del 57enne Maurizio Bartocci. In cabina di regia il pordenonese Andrea Piazza, ricordato senza troppa nostalgia al PalaBenedetti, dopo una stagione e mezza è stato ceduto a Roseto dove spera in un minutaggio più sostanzioso (all’andata fece semplice atto di presenza). Il play resta dunque Tray Golden, che a Cividale realizzò poco ma ad oggi è il top scorer della squadra teatina con più di venti pezzi a gara; sugli esterni è stato acquistato il figlio d’arte Mirco Turel, classe 1994. Il padre Davide militò per molte stagioni a Gorizia, e ce lo ricordiamo a Udine (stagione Australian, 1984-85) assieme a Nater e Praja. Mirco invece ha alle spalle già diverse formazioni (Imola, Torrevento, Agropoli) ed arriva a Chieti con la voglia di rilanciarsi dopo un girone d’andata non del tutto positivo nella formazione salernitana.

Acquisto importante anche perché il tiratore principe da tre della formazione abruzzese, Cade Davis, con tutta probabilità ha compromesso la stagione. Il fromboliere texano di Amarillo, che all’andata realizzò cinque volte dall’arco su sette tentativi, si è infatti procurato un’infrazione ossea (niente frattura, per fortuna) dovuta alla distorsione della caviglia; quel che preoccupa di più l’americano del Presidente Di Cosmo è però l’interessamento del legamento astragalico, quello che in sostanza connette piede e tibia e permette stabilità sugli spostamenti laterali. Un mese e mezzo di stop è un tempo ragionevole per recuperare da un infortunio catalogabile fra quelli più fastidiosi per un cestista. Udine non si deve rilassare: occhio a Golden e Mortellaro, ed allo spirito di Mirco Turel. Ma la GSA è più forte, quadrata e tecnicamente preparata, per cui Stan, Allan e compagnia dovranno, con calma, cercare lo strappo vincente per non dare ai domestici quell’abbrivio che permetterebbe loro di giocare sulle ali dell’entusiasmo. Confido molto in questa gara: un vero e proprio crocevia per la stagione della formazione di Pedone e Micalich. La squadra, dopo un periodo terribile, ha dimostrato di avere attributi morali, psicologici, agonistici e tecnici per poter competere con tutte le formazioni del girone. Dopo Chieti ci sarà la trasferta a Basket City contro la Virtus, ma pensare gara per gara è l’unica maniera che l’A.P.U. ha a disposizione per far bene: ogni riferimento alla partita persa contro Imola, la settimana prima del derby di Trieste, è puramente voluto. Permettetemi un’ultima riga: salutiamo, una volta ancora, il profeta del basket udinese Giulio Melilla. A un anno dalla sua partenza terrena, mai come oggi l’abbiamo sentito così presente nei cuori e nelle menti, nei palazzetti, sotto le plance a urlare indicazioni e arrabbiarsi per una palla scioccamente persa. E chissà, da lassù, quante ne avrà dette ai bianchineri durante quelle settimane in cui non avremmo segnato neanche tirando in una vasca da bagno. È così: un anno più tardi, Giulio vive ancora. E dalla sua nuvola numero 4 chiederà a Fall e Diop di “dare mazzate, sennò le prendete e basta”...

Sezione: Focus / Data: Sab 11 febbraio 2017 alle 11:00
Autore: Franco Canciani
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