Calata l’adrenalina, resta la sensazione dell’impresa: perché l’Alma Trieste è una corazzata.

Cessati gli sfottò, devo plaudire società, squadra e organi di stampa giuliani, che hanno ammesso la sconfitta senza troppe scusanti. L’unica colpa che mi sento di addebitare loro è di essere così forti che chiudere un girone d’andata potenzialmente a ventidue tiene la GSA a quattro lunghezze dalla testa, tanto forte è la compagine di Eugenio Dalmasson. Complimenti, e sono sincero.

Adesso tocca a Lardo ed al suo staff: l’entusiasmo è a mille, la piazza si è accesa ma la gara di ieri sera va archiviata nell’album dei bei ricordi e la testa abbassata in vista di Imola. Dovremmo essere abbastanza vicini già a quota venti, ma con la classifica avulsa non si sa mai; meglio andare al foro di Cornelio e dominare, tanto per non correre rischi.

Il difficile viene adesso: perché l’anno scorso Alma, Treviso, Effe erano solo scalpi prestigiosi di una neopromossa; oggi invece siamo squadra in lotta per le posizioni che contano, e come tale deve ragionare, assieme a società e giocatori, anche la tifoseria. Vincere il derby è importantissimo: conosciamo le implicazioni politiche, culturali e sociali che tale gara sottende. Ma di qui in avanti ce ne sono altre quindici, ugualmente importanti, che valgono ognuna due punti: e con una lotta così serrata alle posizioni di vertice anche una sola sconfitta (vedasi Bergamo) può complicare maledettamente i piani.

L.’A.P.U. però pare maturata immensamente rispetto alle prime due sconfitte contro Bologna e Mantova; tende ancora a calare nella seconda parte di gara ma tiene le mani sul manubrio senza mollarlo mai. Montegranaro e Trieste, due squadre non banali, sono riuscite ad Udine a guadagnarsi al massimo un paio di punti di vantaggio, e seppur recuperando qualcosa del parziale scavato nei quarti precedenti mai si sono avvicinate tanto da poter girare l’inerzia. Jesi, insomma, è il passato.

Ieri la difesa di Udine è parsa a tratti una macchina perfetta: Tommy che flottava fra play e Green (quando in campo) sporcando tutte le linee di passaggio; Chris, Ciccio, Ous, Andrea che muravano il pitturato senza permettere facili penetrazioni ai temibili Cavaliero, Da Ros e Prandin (c’è voluto il talento immenso di Fernàndez per batterli in scivolata); KayDee e Rain che sorvegliavano implacabili il perimetro, costringendo Trieste ad un sei su ventisette da tre di gran lunga peggior media dell’anno. A questo si aggiungano soli 31 rimbalzi (Udine 45), 80 di valutazione (peggio solo a Verona con 79, a causa di 17 palle perse) per comprendere la portata della gara biancanera. Lino Lardo sa di avere a che fare con una squadra che lo capisce, lo segue ed esegue alla perfezione ciò che in allenamento viene provato e riprovato.

In attacco si può e deve migliorare, lo diciamo perché siamo dei perfezionisti: l’Alma non è la più facile squadra da attaccare, ma qualche soluzione dev’essere più razionale. Eccellente nel primo tempo, la GSA ha faticato nel terzo e quarto periodo dove si è attaccata al talento dei suoi tiratori (la tripla di Benevelli, ex di turno con Raspino, è stata la vera pietra tombale per i biancorossi). Giocare al limite del crono a disposizione, poi, non è vergognoso né pornografico. Impareremo.

Adesso godiamoci, tutti assieme, una fine d’anno straordinaria griffata GSA ed Udinese; e se il calcio ha avuto bisogno di un allenatore nuovo, noi baskettari ci teniamo stretto coach Lino. Persona seria, educata, preparata che (lo so!) ha sofferto come un cane la sconfitta contro Jesi. Lo incontrammo, il mercoledì successivo, al Carnera dove dovevamo intervistare Chris e Michele Ferrari: indossava il suo solito sorriso, ma alla domanda “come stiamo?” rispose “eh, male. Ma abbiamo capito”.

Sì, hanno capito: e si meritano, tutti quanti, una buona fine d’anno prima di mettersi alla caccia della truppa dell’ex Demis Cavina. Stasera l’Andrea Costa ha perso a Porto San Giorgio contro Montegranaro, ma resta formazione vecchia e rognosa: il trentasettenne David Bell (ex Sassari), il quarantenne totem Michele Maggioli; l’ala giramondo Jeremiah Wilson, il gaucho Patricio Prato. Quintetto piuttosto obbligato, ma esperienza da vendere.

Ne parleremo: settimana prossima, però. Per ora sia festa: dei giocatori ne parliamo spesso, sempre, tanto. A loro un globale passatevela bene; sia festa, bella, per il Pres Pedone con Grabo, Davide, Carlo, l’amico Max Fontanini che ci deve sopportare, Silvano, il mitico Luciano, il sempre sorridente e disponibile Gabriele; per coach Lino con Paolo, Cristian, Federico; e per Federico L., Fabio, Davide Z., Dario e Matteo. E ovviamente le rispettive famiglie.

Se ho dimenticato qualcuno, me lo perdoneranno. Io li abbraccio tutti, perché Udine senza basket è una cosa che non si può sentire. E loro sono il nostro basket.

Un abbraccio al settore D, ad iniziare da Giangi, Teo, Nicola, Davide ma a tutti quanti, tutti quanti; inclusi i ragazzi mantovani che seguono le nostre vicende con affetto, e che accoglieremo al Carnera fra un paio di gare.

All’anno prossimo: sempre con Tuttoudinese, a fianco della GSA.

 

Sezione: Focus / Data: Dom 31 dicembre 2017 alle 10:36
Autore: Franco Canciani
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