Nel luglio del 1986 Gianpaolo Pozzo subentra a Lamberto Mazza in un momento drammatico per il calcio friulano: L'Udinese è coinvolta in qualche caso di presunto scandalo scommesse. Il 28 luglio 1986 il club bianconero viene retrocesso in B, poi in Appello il provvedimento viene parzialmente rivisto, ma in peggio: all' Udinese inflitti nove punti di penalizzazione. 

In pratica è una retrocessione posticipata. Pozzo tenta il miracolo, soprattutto vuol garantire la massima regolarità del campionato e spende fior di quattrini per allestire una buona squadra quando avrebbe potuto risparmiare quel denaro, servito per ingaggiare i campioni del mondo Graziani, Collovati e l'argentino Bertoni e investirlo, invece, l'anno dopo per tentare la risalita in A. Alla fine l'Udinese è ultima con 15 punti, ma, senza il fardello della penalizzazione, si sarebbe salvata.

Gianpaolo Pozzo si affida a Massimo Giacomini. Vuole riportare subito la squadra in A, niente da fare. L'inizio è disastroso, Giacomini, dopo il pareggio casalingo con il Bari, 11 ottobre 1987, viene esonerato. La squadra viene data provvisoriamente a Marino Lombardo in attesa che arrivi Bora Milutinovic. Il serbo non ha fortuna, stecca di brutto e la compagine passa ancora di mano. E' la volta di Nedo Sonetti che tenta il miracolo, con lui i bianconeri risalgono in superficie, si portano a ridosso delle prime, ma nel finale cedono nuovamente. Nel 1988-89 si riparte ancora con Sonetti allenatore, la squadra è rifatta, arrivano De Vitis, Minaudo, Angelo Orlando, Lucci, Antonio Paganin, Garella, Zennoni, Catalano; per fine prestito Branca rientra dalla Sampdoria. Alla fine è terzo posto, è nuovamente serie A.

Sonetti, però, non viene confermato, l'Udinese, che ha acquistato in Argentina Sensini e Balbo (al posto dell'israeliano Rosenthal, scartato per un'anomalia alla schiena), Gallego dal Real Madrid, è affidata a Bruno Mazzia. Ma i risultati sperati non arrivano.

A Natale Gianpaolo Pozzo decide di esonerare il tecnico biellese, al suo posto arriva Rino Marchesi; le cose inizialmente vanno un po' meglio, poi la squadra perde qualche gara di troppo. L'Udinese  ritorna in B, ma, quel che è peggio, dopo i mondiali scoppia il "caso Udinese". La disciplinare penalizza la squadra di quattro punti per una telefonata di Pozzo al presidente della Lazio Calleri alla vigilia del match tra le due squadre. Pozzo si difende strenuamente, gli viene inflitta un'inibizione di cinque anni a ricoprire cariche sociali. Per lui è troppo, da allora non accetterà più la carica di presidente. In appello i quattro punti di penalizzazione diventano cinque. Eppure  il torneo di B vede l'Udinese tra le protagoniste, peccato che inizialmente con Marchesi prima e con Fontana poi, la squadra sciupi ghiotte occasioni per far bottino pieno. Poi tocca ad Adriano Buffoni guidare i bianconeri e il nuovo tecnico riesce a dare gioco e vivacità alla squadra che risale la corrente. Ma non viene centrato l'obiettivo-serie A, o meglio la promozione sarebbe stata centrata senza la penalizzazione.

Il saliscendi tra serie A e B

Gianpaolo Pozzo non ci sta a perdere. Vuole la serie A, affida l'Udinese ad un tecnico esperto, al professor Franco Scoglio. La mossa sembra azzeccata, l'Udinese parte bene, Balbo è una furia scatenata, Sensini, nel mezzo è un gigante, Manicone, nuovo acquisto, garantisce ordine e geometria,  Mandorlini, proveniente dall'Inter, è il perno della retroguardia.  Per l'Udinese sembra non ci siano avversari, ma strada facendo qualcosa si inceppa. L'inizio del 1992 è disastroso, il culmine della crisi si ha a febbraio, 2 a 2 in casa con il Cosenza pur ridotto in nove uomini; quindi 0 a 2, sempre in casa, con il Messina, Scoglio viene esonerato, gli subentra Adriano Fedele, un grande lavoratore che rigenera atleticamente la squadra. Alla fine, seppur a fatica, l'Udinese centra la promozione espugnando all'ultima giornata, il 14 giugno 1992, il campo dell'Ancona per 2 a 0.

Le sorprese in casa bianconera non sono terminate. Adriano Fedele allena la squadra per tutta l'estate, ma cinque giorni prima dell'avvio del campionato viene esonerato e Gianpaolo Pozzo chiama Albertino Bigon.

L'Udinese 1992-93 è squadra double face, fortissima in casa, vulnerabilissima fuori. Un peccato perché il suo potenziale è notevole, Sensini, Balbo, Dell'Anno, Desideri, Branca, Giuliani sono elementi tra i migliori del campionato. Eppure l'Udinese evita la retrocessione vincendo lo spareggio con il Brescia disputato il 12 giugno 1993 a Bologna. Bigon non viene confermato, al suo posto c'è l'ex cittì della nazionale Azeglio Vicini. Soprattutto non ci sono Balbo, passato alla Roma e Dell'Anno, all'Inter. La squadra inizia male tanto che Pozzo esonera Vicini per riproporre Adriano Fedele. Nel frattempo è stato ceduto anche Sensini che passa al Parma; in parziale contropartita arriva Fausto Pizzi. L'Udinese è chiamata a rincorrere, ma i suoi sforzi sono vani. E' ancora serie B, l'ultima volta, però, dell' "era Pozzo". In B l'avvio non è dei migliori, ma nemmeno catasfrofico, l'Udinese, con Poggi, Ripa, Ametrano, Marino, nuovi acquisti, con i riconfermati Desideri e Pizzi, si mantiene in posizione medio alta, ovvero in zona promozione. Ma Pozzo non è soddisfatto e a novembre esonera Fedele è consegna la squadra a Giovanni Galeone che non ha difficoltà alcuna a pilotarla al secondo posto e a riportarla in A.

Gianpaolo Pozzo nel giugno 1995 dà fiducia a Alberto Zaccheroni. Una fiducia ben riposta. Con il tecnico romagnolo arrivano i grandi risultati, ma bisogna dare atto alla società, alla famiglia Pozzo di aver operato sul mercato con scaltrezza e con lungimiranza, evitando le spese pazze, puntando su campioni inespressi e sui giovani. Una politica che paga, eccome. 

L'acquisto di Oliver Bierhoff è un esempio di come lavora la società, della sua competenza. Il primo anno della gestione Zaccheroni è buono, la squadra si salva con largo anticipo. Dall'anno seguente, 1996-97, l' Udinese cambia marcia. Il suo calcio è tra i migliori, la società azzecca altri acquisti, arriva un certo Marcio Amoroso, scartato dai grandi club. Zaccheroni inzialmente non dà fiducia al brasiliano, poi si convince che l'attaccante è un campione autentico e nasce il trio delle meraviglie con Poggi e Bierhoff. Soprattutto nasce l'Udinese con la difesa a tre, gara del 13 aprile 1997 a Torino con la Juventus e vinta per 3 a 0. Succede che nei minuti iniziali il difensore Genaux perde la testa e si fa espellere. Zaccheroni  non cambia nulla, lascia la difesa senza un elemento, ovvero a tre, alla fine è trionfo. Soprattutto a giugno viene centrata per la prima volta la qualificazione alla Coppa Uefa.

L'anno dopo si conclude l'"era Zaccheroni" con uno splendido terzo posto, con Bierfoff capocannoniere con 27 reti. E' ancora Uefa. I Pozzo agiscono sul mercato con consumata maestria, con intelligenza, comprano a uno e vendono a dieci, l'Udinese diventa la regina delle plusvalenze. Il bilancio è sano come un pesce, la squadra non esce indebolita dalle inevitabili cessioni di Bierhoff e Helveg al Milan. Insomma l'Udinese si pone alla ribalta del calcio italiano per come opera sul mercato, per come è organizzata, per come scopre campioni inespressi in tutto il mondo. La società friulana diventa un modello ispiratore per tutti, anche per i grandi club.

L'anno dopo, con Guidolin, è  ancora Uefa, dopo che la squadra ha vinto lo spareggio con la Juventus per entrare in Europa. Guidolin, però, non viene confermato, a luglio Gianpaolo Pozzo annuncia che la squadra verrà guidata da  Luigi De Canio. Nel frattempo Amoroso è stato venduto a peso d'oro al Parma e dallo stesso sodalizio arriva in parziale contropartita Stefano Fiore, un altro campione inespresso che a Udine diventa un asso. La squadra per tre quarti campionato si comporta bene, poi va in crisi anche perché nel frattempo perde per infortunio il miglior Jorgensen. I bianconeri concludono il campionato al settimo posto. Niente Uefa, ma c'è la scappatoia dell'Intertoto a cui i bianconeri partecipano e che si aggiudicano. E' ancora Uefa.

Nel 2000-01 la squadra parte a spron battuto, dopo cinque giornate è  prima con tredici punti. Qualcuno comincia a parlare di scudetto, qualcun altro si specchia nei risultati conseguiti, alla fine i peccati di vanità verranno pagati a caro prezzo. La squadra va in crisi nella seconda metà del marzo 2001, dopo la sconfitta interna con il Parma viene esonerato De Canio e gli subentra Luciano Spalletti. La squadra non si riprende, fortunatamente alla penultima giornata vince a Bergamo per 1 a 0 con rete di Muzzi e rimane in A.

Pozzo rinuncia a Spalletti, il cui lavoro, comunque, era stato apprezzato, per mantenere fede ad una promessa fatta qualche mese prima a Roy Hodgson, ex allenatore dell'Inter. E' proprio l'inglese a guidare l'Udinese nel torneo 2001-02, ma ha difficoltà di ambientamento, anche se il suo operato non è poi così negativo come potrebbe far credere il benservito ricevuto. L'Udinese è protagonista di un cammino altalenante, ma alla vigilia di Udinese-Verona, Gianpaolo Pozzo si offende per un'intervista rilasciata da Hodgson su un quotidiano inglese in cui dice di essersi pentito ad aver accettato l'Udinese. E' la goccia che fa traboccare il vaso, Hodgson viene licenziato al termine della sfida con i veronesi, al suo posto è chiamato Giampiero Ventura. Ma i risultati, non solo non migliorano, ma peggiorano e l'Udinese che Ventura aveva raccolto in ottava posizione, si salva al penultimo turno espugnando il campo di Lecce per 2 a 1 con doppietta di Di Michele.

I tre anni di Spalletti

Scampato l'ennesimo percolo, l'Udinese si riabilita grazie anche al ritorno del tecnico toscano. Con Spalletti, con una società organizzata alle spalle, con azzeccati acquisti da parte dei Pozzo, l'Udinese vola, per tre anni conquista l' Europa (due volte Uefa e, la storia si fa recente, al termine della stagione 2004-05 viene conquistato il pass per la manifestazione continentale più prestigiosa).

A Spalletti va dato il merito di aver lanciato con successo i giovani Muntari e Felipe, di aver favorito l'esplosione di Pizarro, arrivato in Italia nel luglio del 1999 e di Iaquinta, senza scordarci dell'exploit di Di Michele.

Con Spalletti l'Udinese pratica il calcio più bello, concreto, spietato, organizzato anche spettacolare. La squadra è sempre votata all'offesa, sa essere pure equilibrata e ciò spiega perché ha subito meno reti che in passato.

Subito dopo la conclusione dell'ultima gara di campionato, quella con il Milan (1 a 1 e che è valsa la partecipazione ai preliminari di Champions), Spalletti fa capire che non intende più rimanere. Nove giorni dopo il trionfo, il tecnico di Certaldo rassegna le dimissioni (inizialmente congelate), poi trova una soluzione con la società per andarsene in maniera "indolore".

Al suo posto arriva Serse Cosmi, 47 anni, umbro, ex Arezzo, ex Perugia, ex Genoa. Il tecnico umbro non ha fortuna. La sua avventura parte bene, l'Udinese nel precampionato sconfigge formazioni di rango, esprime calcio vero. Poi compie l'impresa di superare lo scoglio rappresentato dai preliminari per partecipare alla Champions League, battendo due volte lo Sporting Lisbona, finalista quattro mesi prima in Coppa Uefa e accede alla manifestazione continentale più prestigiosa. Nel primo turno di Champions all'Udinese toccano Barcellona, Werder Brema, Panathinaikos. I bianconeri concludono il girone al terzo posto, anche se la delusione è vivissima, per aver mancato il secondo posto dopo essere stati sconfitti in casa dal Barcellona. Sarebbe bastato il risultato di parità per centrare l'obiettivo, oltretutto a 5' dalla fine era ancora 0 a 0.

Poi l'Udinese inverte la rotta, va in chiara difficoltà, vince col contagocce, anche se il successo del 21 dicembre 2005 a spese della Sampdoria, illude tutti. L'inizio del 2006 è all'insegna della crisi e la sconfitta interna a spesa della Reggina (1-2) è fatale a Cosmi che viene esonerato. Gli subentra Loris Dominissini con Sensini collaboratore tecnico.

La soluzione tecnica trova il consenso della piazza. Dominissini, ex bianconero ai tempi di Zico, è friulano puro sangue, Sensini è il  mito. L'avventura dei due inizia bene, l'Udinese pareggia a Roma contro la Lazio (nell'anticipo serale di sabato 11) per 1 a 1, i bianconeri danno l'impressione di essere rinati come gioco e mentalmente. Giovedì 15 si esaltano in Coppa Uefa rifilando tre sventole ai francesi del Lens. La piazza esulta, convinta di aver ritrovato una squadra vera Ma è un'illusione. Otto giorni dopo l'Udinese perde in casa con il Siena per 2 a 1, il 23 febbraio cede anche nella gara di ritorno con il Lens, 1 a 0, ma passa il turno. In campionato gli uomini di Dominissini e Sensini si apprestano a giocare a Milano contro i nerazzurri, finisce 1 a 3. Nel turno successivo ci si mette pure la sfortuna a frenare gli udinesi, nella gara casalinga con l'Ascoli, giocata su un terreno ai limiti della praticabilità per la pioggia caduta prima e durante il match, al 32' della ripresa Di Natale trova il jolly, con un guizzo da campione segna il gol che potrebbe dare il successo-rilancio dell'Udinese. Ma non è così, al 44' Domizzi si tuffa in area senza essere toccato da Defendi e l'arbitro Rosetti abbocca: rigore che lo stesso Domizzi trasforma.

Il giovedì successivo l'Udinese è impegnata nella gara di andata degli ottavi della Coppa Uefa contro il Levski. L'avversario sembra abbordabile, in realtà la squadra bulgara regge bene e finisce 0 a 0, mentre la domenica successiva in campionato i bianconeri cadono a Palermo pur giocando bene nel primo tempo. Finisce 2 a 0 per i rosanero che sfruttano al meglio due errori difensivi dell'avversario. La situazione precipita, anche se l'Udinese si mantiene sempre a debita distanza dal baratro della retrocessione, ma più che la classifica preoccupa lo stato di salute mentale dei bianconeri che appaiono impauriti contro chiunque. Nella gara di ritorno in Bulgaria perdono per 2 a 1 contro il Levski e vengono eliminati dall'Uefa, ma il peggio deve ancora venire: domenica 19 marzo il Milan espugna il "Friuli" con il minimo sforzo, con un perentorio 4 a 0. 

Il ritorno di Galeone

La squadra è in stato confusionale, la crisi si aggrava, appare irreversibile. Sensini il giorno dopo rassegna le dimissioni, se ne va pure Dominissini, Gianpaolo Pozzo, per cercare di salvare il salvabile, affida l'Udinese alle esperte mani dell'allenatore psicologo Giovanni Galeone artefice della promozione in A dei bianconeri nella stagione 1994-95. La scelta, nonostante lo scetticismo di alcuni critici e di parte della tifoseria, si rivela azzeccata. Galeone rigenera mentalmente il gruppo, apporta qualche modifica tattica, la difesa a tre passa a quattro, centrocampo e attacco sono a tre, Candela viene responsabilizzato nel ruolo di regista. I frutti del nuovo lavoro di vedono già in Coppa Italia il giorno dopo con l'Udinese che, pur perdendo per 1 a 0 a Milano contro l'Inter gioca meglio dei nerazzurri e la sconfitta ha il sapore della beffa.

La domenica successiva a Messina, in un match che ha il sapore di spareggio - salvezza, l'Udinese dà un altro inequivocabile segnale che la terapia d'urto di Galeone sta producendo effetti benefici. La gara finisce 1 a 1 con i bianconeri che hanno corso ben pochi pericoli. Il capolavoro di Galeone si compie nelle successive tre gare, tutte vinte, 2 a 0 in casa con il Parma, 2 a 0 a Livorno, 2 a 1 a Lecce. Il pericolo è scampato, la squadra è praticamente salva dopo che nemmeno un mese prima qualcuno l'aveva considerata "ormai spacciata". Poi i bianconeri pareggiano in casa con il Chievo, 1 a 1, ottengono lo stesso risultato a Genova con i soriani, battono al "Friuli" il Cagliari per 2 a 0, per inciampare all'ultimo giornata a Treviso, 1 a 2, ma va detto che in quell'incontro, dopo il provvisorio 1 a 0 rimangono in dieci per l'espulsione di Muntari. Il consuntivo di Galeone rimane brillante, quindici punti in otto gare, una media da squadra in grado di approdare al terzo, quarto posto, quindi in Champions League.

Il Gale viene riconfermato per la stagione 2006-07. C'è fiducia attorno alla nuova Udinese composta da elementi importanti, Zapata, Felipe, De Sanctis, Pinzi, Obodo, Muntari, Iaquinta, Di Natale tanto per citare alcuni e l'avvio del campionato, nonostante l'inatteso 0 a 1 di Messina al primo turno, è sicuramente positivo. Per due mesi i bianconeri impongono il loro gioco, impongono anche lo 0 a 0 all'Inter pur giocando in formazione largamente rimaneggiata. Poi qualcosa comincia a non funzionare, il meccanismo di gioco si inceppa, la squadra perde posizioni e alla fine del girone di andata, dopo lo 0 a 2 di Palermo, Gianpaolo Pozzo esonera Giovanni Galeone per affidarsi a Alberto Malesani. L'ex tecnico del Panathinaikos, cambia anche il modulo, il 4-3-3 viene accantonato in favore del 3-5-2, il nuovo piano di battaglia sembra dare i risultati sperati, l'Udinese si ridesta, batte in casa il Messina, vince a Torino, poi per ricadere nei soliti errori. Ad aprile Malesani perde anche un pezzo pregiato, Obodo, per un serio infortunio al ginocchio destro e con il centrocampista anche il bus verso l'Europa. Sono determinanti le sconfitte casalinghe con il Catania di Marino, con Atalanta e con il Palermo all'ultima giornata. Pozzo, dopo la delusione, decide di voltare pagina dopo la deludente stagione, piazza gli elementi che a Udine hanno fatto il loro tempo, Muntari e Iaquinta su tutti e si affida ad un nuovo allenatore, Pasquale Marino grande artefice della salvezza del Catania. La squadra viene ringiovanita, arrivano Eremenko per fien prestito dal Siena, Boudiasnki dalla Juventus, Inler dallo Zurigo, Floro Flores dall'Arezzo, soprattutto viene centrato un colpo importantissimo, Fabio Quagliarella che l'Udinese strappa alla Sampdoria alle buste.

Il ritorno in Europa

L'avvio del torneo 2007-08 è incoraggiante, 1 a 1 sul campo dei Campioni d'Italia dell'Inter che crea nuovo entusiasmo; poi il turno seguente si registra la doccia fredda, l'Udinese viene travolta in casa dal Napoli per 5 a 0 e Marino cambia modulo: il 3-4-3 sostituisce l'iniziale 4-3-3. La mossa è azzeccata e l'Udinese impone il suo gioco, la forza dei suoi singoli, ben presto si insedia nei posti nobili della classifica. I friulani riassaporano presto il profumo del grande calcio. Con Pasquale Marino alla guida tecnica, l'Udinese chiude al settimo posto entrambe per due anni consecutivi e si qualifica all'ultima edizione della Coppa Uefa nel 2008-09. La cavalcata dei ragazzi del tecnico di Marsala in Europa è esaltante. Si contano vittorie prestigiose contro Borussia Dortmund, Spartak Mosca, Tottenham, Dinamo Zagabria e Zenit Sanpietroburgo. Il so­gno, però, termina ai quarti di finale contro il Werder Brema di Diego, poi finalista e sconfitto dallo Shakhtar Donetsk.

L'Udinese vive nel 2009/2010 una stagione altalenante in cui il suo capitano Antonio Di Natale si laurea capocannoniere al termine di un campionato straordinario con 29 reti (per una media di un gol ogni 110 minuti). L'Udinese viene rappresentata alla Coppa del Mondo in Sud Africa da ben otto giocatori: Di Natale stesso e Pepe per l'Italia, Sanchez e Isla per il Cile, Asamoah per il Ghana, Inler per la Svizze­ra, Lukovic per la Serbia e Handanovic per la Slovenia. Alla lista si aggiungono altri due calciatori di proprietà della Società bianconera: Orellana (Cile) e Mensah (Ghana).

Il regno di Guidolin

Nell'estate del 2010 arriva la notizia che fa sobbalzare i cuori dei tifosi friulani: Guidolin ritorna alla guida tecnica della Prima Squadra! E' il preludio alla stagione dei record, la 2010-11. Nell'anno con più vittorie (20) e col maggior numero di reti segnate (65), esplode il talento di Sanchez (primo giocatore dell'Udinese a realizzare 4 reti in una sola partita), si conferma tutta la classe di Di Natale (per la seconda volta capocannoniere con 28 centri) e si esprime nella sua pienezza l'abilità tra i pali di Handanovic (imbattuto tra febbraio e aprile per un totale di 616 minuti e con 6 penalty neutralizzati su 8 tentativi stagionali). Un inizio claudicante con un punto nei primi cinque incontri di campionato, poi la formazione guidata da Francesco Guidolin comincia a macinare gioco e risultati. Dopo uno spettacolare 3-1 casalingo rifilato al Napoli e un incredibile 4-4 a San Siro col Milan, i bianconeri mettono le ali e con undici risultati utili consecutivi (in cui spicca lo 0-7 di Palermo) si affacciano nelle prime posizioni della classifica fino ad arrivare alla zona Champions. Il duello con la Lazio per la conquista del quarto posto, l'ultimo utile per accedere alla massima competizione  di club, è serrato e si decide in uno scontro diretto alla terzultima di campionato allo Stadio Friuli. Le "Zebrette" si impongono col punteggio di 2-1 in una partita da libro "Cuore" e difendono nelle ultime due gare, con Chievo e Milan, l'esiguo vantaggio maturato sui biancocelesti, chiudendo a quota 66 punti una cavalcata trionfale.

L'urna di Nyon riserva l'avversario impossibile nei preliminari di Champions League: l'Arsenal di Wenger. L'Udinese, seppur sconfitta, affronta l'avventura in Europa League(terminata agli ottavi di finale per mano dell'AZ Alkmaar) e il campionato con grande onore, migliorando addirittura quarto posto dell'anno precedente chiudendo la stagione 2011-12 sul terzo gradino del podio. Di Natale perde lo scettro di capocannoniere della Serie A con "sole" 23 reti.

Se pensate che la stagione successiva potesse essere avara di emozioni vi sbagliate di grosso. Dopo la seconda e amara eliminazione dalla Champions League maturata ai calci di rigore contro lo Sporting Braga, il 2012/13 scorre sul filo dell'incertezza in classifica fino a 8 giornate dalla fine, quando la corazzata di Guidolin decide di mettere il turbo infilando un filotto di successi (record assoluto nella storia ultracentenaria del club) che la spinge fino al quinto posto finale e alla terza qualificazione europea consecutiva. Indimenticabile la vittoria per 3-2 maturata ad Anfield contro il Liverpool di Steven Gerrard nel corso dell'avventura in Europa League, terminata con l'eliminazione nella fase a gironi.

La maledizione dei preliminari si manifesta nuovamente all'inizio della stagione 2013/14 quando i bianconeri soccombono nel terzo turno eliminatorio di Europa League allo Slovan Liberec dopo 180 minuti difficili da raccontare e intrisi di sfortuna. Le gioie, questa volta, non arrivano da campionato (i friulani finiranno quattordicesimi), ma dalla Coppa Italia. Le zebrette raggiungono la semifinale della seconda competizione italiana per club, dopo aver eliminato Inter e Milan, ma si infrangono come un onda contro la Fiorentina di Montella. Il successo per 2-1 nella sfida di andata al Friuli viene ribaltato dalla formazione viola al ritorno grazie alle reti di Pasqual e Cuadrado.

Le ultime due stagioni sono rapprensentano invece un fallimento. Sia Stramaccioni prima, che Colantuono poi non sono riusciti a portare risultati e la squadra si è ritrovata ad un passo dalla B. L'ultimo grande investimento in ordine di tempo allora è rappresentato dalla completa ristrutturazione dello stadio "Friuli" ora sponsorizzato "Dacia Arena" che si è trasformato in uno dei salotti del calcio più eleganti e confortevoli. Un sogno concretizzatosi a distanza di dieci anni con il patron che ha trovato in Furio Honsell, primo cittadino di Udine dal 2008, una persona altrettanto lungimirante e concreta che ha sposato il suo progetto e ciò ha permesso di sconfiggere il "nemico" più spietato, la burocrazia.

Oggi, dopo trent'anni, il paròn è ancora qui, con la stessa voglia di Udinese e di risulati. Inizia una nuova era, con Bonato e Iachini, per ritornare grandi. 

Sezione: Focus / Data: Gio 28 luglio 2016 alle 13:30
Autore: Redazione TuttoUdinese
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