Il tragitto tra inferno e Paradiso è spesso lungo e tortuoso. Ognuno tenta di percorrerlo a modo proprio e con le forze di cui dispone. Valon Behrami lo ha fatto dando calci ad un pallone. Una soluzione particolare, rivelatasi doppiamente vincente. Grazie a quell’amico speciale, dalla forma tonda, capace di regalare gioie se colpito con i piedi, il bambino divenuto ragazzo troppo rapidamente affronta i lati peggiori della vita. La sua terra d’origine, il Kosovo, vive nel corso degli Anni ’90 il dramma del conflitto civile e l’aggressione delle truppe di Slobodan Milošević. La penisola balcanica è in fiamme e la casa della famiglia di Valon si trova nell’epicentro dell’inferno. Nel 1990, la guerra non è ancora pienamente deflagrata in tutta la sua crudeltà, ma la Jugoslavia è ormai in procinto di crollare su sé stessa. I soprusi di Milošević ed il licenziamento degli oppositori politici spingono i Behrami ad emigrare. È un tuffo nel vuoto. La famiglia di origini albanesi lascia tutto e fugge all’estero, cercando di evitare l’orrore di una guerra che devasterà i Balcani, trasfigurandoli orrendamente. La nuova meta è la Svizzera, ma l’inserimento non è semplice. La ricerca di lavoro non trova risultati immediati e Valon cresce inizialmente in un campo profughi. Gli basta un pallone per essere felice e per far sorridere anche mamma Halime e papà Ragip. Con tanti sacrifici, la coppia riesce comunque ad assicurare un futuro importante al figlio. L’infanzia non è semplice per il piccolo Behrami, ma è qui che si forgia il carattere. È qui che Valon apprende la fatica, la voglia di rivalsa e la determinazione nel realizzare un sogno.

Il resto lo fa il talento naturale. Il ragazzo classe 1985 è dotato di un ottimo fisico, veloce e resistente. Corre tanto, ma vede molto bene la porta, con un tiro forte e spesso angolato. Lo accoglie l’Italia. Grazie alle ottime prestazioni nel nostro campionato trova anche la maglia della Nazionale elvetica, scelta come la nuova famiglia. Behrami tocca il suo Paradiso calcistico in due occasioni. La prima con la Svizzera, nella sfida contro la Turchia del 12 novembre 2005, con il gol della sicurezza nello spareggio per il Mondiale 2006. La seconda nel derby romano del 19 marzo 2008, un lampo con cui si pone alla ribalta. Questa splendida rincorsa verso un sogno è forse ciò che piace maggiormente della storia del ragazzo elvetico. È la bellezza dello sport, il motivo per cui piace alla gente e per cui è seguito in tutto il mondo. La realizzazione di Valon come uomo e calciatore è un messaggio forte, una metafora che incita l’appassionato a credere sempre in un proprio ideale, in una passione, anche quando la vita sembra disporsi di traverso, beffarda ed ostinata.

Ed ora? Cosa può dare all’Udinese Behrami, l’uomo capace di costruirsi dal nulla dopo aver intravisto l’inferno della guerra etnica? Sicuramente può fornire un contributo importante per esperienza, fisicità e duttilità tattica. Per Delneri è una manna disporre di un calciatore così vario. Contemporaneamente, lo svizzero potrebbe anche fornire un esempio indiretto con la sua storia e la sua grinta. La caparbietà di chi non si è mai arreso.

Sezione: Focus / Data: Gio 17 agosto 2017 alle 08:00
Autore: Federico Mariani
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