"L’Udinese ha dimostrato di essere una squadra, l’Inter no, il verdetto del campo è giusto. E per i bianconeri la rincorsa all’Europa non è impossibile anche perchè in panchina c’è un allenatore, Guidolin, che non è bravo ma bravissimo. Di Natale? Un fenomeno. Fanno bene a fargli una statua a Udine". Eccolo qui, in sintesi il pensiero di Zaccheroni all’indomani del successo dell’Udinese sull’Inter.

Mister, che partita ha visto? Il primo tempo era stato soporifero... "L’Udinese ha giocato con pazienza e ha avuto ragione. L’espulsione di Juan Jesus è stata importante ma credo che i bianconeri avrebbero vinto anche in 11 contro 11".

Cosa si può ancora dire su Di Natale? "Ricordo di essere andato a vederlo la prima volta in un Brescia-Empoli; faceva l’ala destra. Dissi al suo procuratore Carpeggiani che eravamo di fronte a un fenomeno perchè sembrava avere gli occhi anche sulla schiena per come anticipava le giocate. Della gara con l’Inter tutti ricordano i gol, ma per me le giocate super sono state la traversa su punizione e quello stop su un pallone a campanile: da sole valevano il prezzo del biglietto. Fanno bene a Udine a fargli una statua". 



E Muriel? c'è compatibilità con ToTò? "Certo che sì, non vedo il problema. Il colombiano porta palla in percussione, Totò gioca sempre a testa alta, uno viene incontro l’altro cerca la profondità. E come ha detto Guidolin Muriel deve fare il lavoro sporco, Totò deve mettere solo la qualità".

E Guidolin?  "Lo conosco da una vita, vedendo giocare l’Udinese si nota la sua mano. Non è bravo, bravissimo. Avrebbe meritato l’esperienza in una grande squadra ma credo che con l’Udinese si stia togliendo soddisfazioni enormi, è nella top ten delle presenze in panchina, sta per arrivare a quota 500".

Si è incontrato con il patron Gianpaolo Pozzo...  "L’ho visto ringiovanito, l’aria di Udine fa bene. I friulani devono essere orgogliosi dell’Udinese, è una società modello, la faccia più bella del nostro calcio. Nel pallone tutti ci rimettono, i Pozzo no perchè gestiscono il club come un’azienda. Il patron sceglie l’allenatore, il figlio i giocatori. Gino era già bravo ai miei tempi, ma è cresciuto moltissimo. In un mondo dove tutti cercano visibilità lui preferisce stare dietro le quinte. É così che si fa".


 

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 08 gennaio 2013 alle 09:14 / Fonte: MessaggeroVeneto
Autore: David Contardo
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