All'Udinese serviva una figura dirigenziale di spessore, un direttore che prendesse le redini della società. Dopo anni di vuoto questa figura tanto auspicata ora c'è. Nome Daniele, cognome Pradè, tocca a lui risollevare le sorti della società. Il nuovo direttore tecnico si è presentato oggi alla stampa: "Porto due cose, la semplicità e l'esperienza. La semplicità perché sono una persona che fa le cose in modo normale, trasparente. Ci sono dei principi, è il lavoro e la trasparenza ma anche la lealtà. Con queste tre prerogative, diventa tutto più semplice. Ho 51 anni, vengo da circa 30 anni da direttore sportivo. Vengo anche dalla Serie C, per poi passare alla Roma, alla Fiorentina, alla Sampdoria. Oggi sono fiero ed orgoglioso di essere all'Udinese, ringrazio la famiglia Pozzo che mi ha voluto e mi ha cercato. Spero di ripagare la fiducia della famiglia Pozzo, del club e dei tifosi".
Quali sono i concetti che vuole portare a Udine? "La scelta dell'allenatore è importante, fa capire che vogliamo portare qualcosa di nuovo. Avere un gruppo che diverta, per riavvicinarci ai tifosi bisogna divertire, giocare bene al calcio e avere un forte senso di appartenenza. Il bel calcio aiuta a essere vicino ai tifosi, la prima volta che ho visto l'allenatore ho capito che può essere la persona giusta. Ha motivazioni forti, ho lavorato tanti anni con grandi allenatori come Capello, Ranieri, Prandelli. Ma anche con giovani, come Spalletti che aveva gli occhi della tigre. Mi è successo anche con Montella e Sousa, con cui vedo analogie con il nostro tecnico. Voglio un calcio che esprima gioia e fantasia. Mercato? Mi addormento in un modo, mi risveglio in un alto. Tutto qua".
Quali sono le circostanze che l'hanno portata a Udine? "Siamo stati vicini a stare insieme tante volte, quest'anno è accaduto in modo inaspettato. Stavo per rinnovare con la Sampdoria, poi ho deciso di cambiare. Ho parlato con i Pozzo, c'è voglia di lavorare insieme e di fare bene insieme. C'è voglia di dare centralità al mio ruolo, poter esprimere le mie idee e la mia filosofia. Mi piacerebbe portarla all'interno di questo gruppo. Conosco da tanto tempo i Pozzo, c'è sempre stata grandissima stima".
Come nasce l'Udinese di Velazquez? "Saremo una squadra offensiva. Voglio che la squadra pensi a fare gol".
C'è bisogno di ricreare il feeling con i tifosi. La squadra va cambiata? "Stiamo apportando delle modifiche, tuttavia ci sono annate particolari. Dove tutto gira storto. Ho visto tutte le gare dell'Udinese dello scorso anno, mi è sembrata una squadra forte. Questo dimostra che i calciatori hanno tante richieste, vuol dire che servono modifiche ma anche lavorare sulla base che già c'è. Bisogna dare motivazioni forti, essere positivi, mi piacerebbe che questa squadra possa essere leggera dal punto di vista mentale. Dopo 11 sconfitte di fila in un'annata, nell'anno successivo la squadra va rimotivata. Anche questo è il ruolo di un dirigente".
Lei è una persona che ha un profilo di spessore, come si collima una proprietà presente e un direttore di personalità? "Anche i miei predecessori erano di spessore, per me è importante condividere tutto. I Pozzo fanno calcio da tantissimi anni, non avrò problemi a rapportarmi con loro. Faremo insieme scelte semplici e scelte difficili, non sono preoccupato".
Parlava di senso di appartenenza, i tifosi ultimamente hanno lamentato distanza con la squadra senza trovare un calciatore che li rappresenti. "Devo dire che è importante avere calciatori che credono nell'identità di una squadra. Ho lavorato con delle bandiere come Totti e De Rossi, ma anche con calciatori diventate bandiere come lo era Borja Valero a Firenze. Non serve essere italiani, ma avere senso di appartenenza e avere un'identità. Anche all'estero. Un italiano può dare opportunità di creare queste occasioni, come accaduto a Udine per Domizzi, De Sanctis e Di Natale. Ma sono fiducioso sul mio modo di lavorare all'interno del gruppo".
L'anno scorso è emerso un problema in attacco, in quanto c'erano tre punte con due che hanno reso poco. Ora volete puntare su un giovane di prospettiva? "Abbiamo anche Machis, è una punta esterna. Intanto attendo cosa accade sul mercato, serve una punta ed è sicuro. Attendiamo cosa ci porta il mercato, abbiamo tante idee e proviamo a prendere la miglior decisione".
La società vuole crescere ancora, anche grazie allo stadio. "E' un impianto all'avanguardia, in Italia solo la Juve ha un impianto superiore. Questo deve portarci anche dei punti, proverò a sfruttare al meglio quanto fatto e quanto c'è. E' tanto, la mia missione è farlo diventare un punto di forza. Vorrei che la Dacia Arena sia il nostro fortino, deve portarci tanti punti. Alla fine della stagione deve portare dei risultati".
Danilo può salutare l'Udinese? "Da parte mia parlerò con tutti i calciatori, dal primo all'ultimo. Voglio capire chi resti con voglia. Non so dire di Danilo, voglio parlare prima con lui. Deciderò chi può esserci utile nella stagione".
State lavorando sulla difesa in sede di mercato? L'anno scorso ha incassato 63 gol. "Il fatto di subire gol e di non farli è un discorso semplice, bisogna iniziare a lavorare. Insieme al tecnico vogliamo vedere ciò che c'è, ciò che ci serve. Sinceramente mi preoccupo di più sul fare un gol in più, invece di subire un gol in meno. Tante volte per vincere le gare serve una giocata, un guizzo. Quando non accade perdi attenzione a centrocampo e in difesa. Ripartiamo da un concetto, ci sono almeno cinque calciatori con grande mercato. In realtà sono molti di più. Faremo rinunce importanti a livello economico, potremmo incassare parecchio, ma vogliamo una squadra importante e che ci tolga delle soddisfazioni".
Quali sono i traguardi che ha chiesto il club? "Mi ha chiesto di essere una persona che controlli, segua e gestisca la famiglia e l'Udinese. Questo sarà il mio primo obiettivo. Poi tutto il concetto successivo è frutto del lavoro. Bisogna lavorare nel modo giusto, con gente che conosca il sacrificio. Il tifoso apprezza il lavoro, la lealtà e l'appartenenza. Questo è il concetto principale che bisogna dare a un gruppo".
L'anno scorso è mancata la chimica nella squadra. "Sono d'accordo, quella si trova con il tempo, con l'unione, dai concetti. Partiamo da questo".
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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